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Bullettino di archeologia cristiana — 1.1863

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Nr. 4 (Aprile 1863)
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Prime origini della basilica di S. Clemente
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https://doi.org/10.11588/diglit.17350#0033

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11 Ballettino esce l'ultimo di d'ogni mese. l^TTl I l^l^l^T Imi d\ '"c lssot'ai'on' si riccTono in Roma nella

L'associazione per un anno eosta scudi due. I V I I I li I , % I I Tipografia Salviucci ai SS. XII Apostoli; in Torino

MJ VJ J^jJLiJLJ i JL il 1 dal sig. Pietro di Giacinto Marietti.

DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA

DEL CA\. GIOVANNI BATTISTA DE ROSSI
ANNO I. Roma Aprile 1863. N.° 4.

Prime origini della basilica di s. Clemente.

Quando scrissi sul sepolcro di s. Cirillo, indicai e trasferita alla città (1). Pertanto di essa non mi varrò

un antico edificio, sul quale poggia l'abside della pri- nella questione, che disaminiamo: e raccoglierò altri

mitiva basilica di s. Clemente, e promisi di parlarne indizi da preziose memorie ignote agli istorici della

distesamente. Ora m'accingo ad adempiere questa prò- chiesa di s. Clemente.

messa, imprendendo a ragionare delle prime origini di Lelio Pasqualini, vissuto in Roma ai dì del Ba-
quella chiesa. Il tema è bello e quasi direi necessario ronio e grande amatore di cose antiche, nel suo museo
al mio bullettino, nel quale tanto spesso torna il di- fra molti cimelii d'ogni genere ebbe anche una lami-
scorso su quella famosa basilica e sulle scoperte, che netta di bronzo scritta da ambe le faccie, nella quale
in essa di giorno in giorno si fanno. Il tema è anche si leggeva il nome d' un acolito di s. Clemente (2).
fecondo di riposte notizie, che danno qualche luce a La forma della lamina e le lettere incisevi sopra testifi-
punti oscurissimi nell'istoria de'primi anni della cri- cano, che quella pendeva da un cerchio di ferro de-
stianità, ed alla istessa scienza topografica degli an- slinato al collo d'un servo fuggiasco. Interpreterò le
tichi monumenti di Roma. Esso richiede però che io lettere, Y uso e V età di questa lamina, e ne trarrò
svolga ragioni e tocchi punti troppo proprii dell'intima una luminosa conferma della sentenza, che pone la
scienza archeologica, perchè possano forse dare diletto chiesa , di che ragiono , già esistente sotto il primo
a tutti i miei lettori. Mi proverò d' essere chiaro ed imperatore cristiano. Le lettere sono queste spartite
ordinato ; e spero, che i lettori non usi alle tratta- nelle due faccie :
zioni archeologiche le troveranno meno ardue ad in-
tendere, che non immaginavano. TENE ME Q FVGI EVP
La basilica di s. Clemente suole essere annoverata VIA FVG ■ ET REB LOGIO EX-
tra le più antiche di Roma cristiana. Ma quando e da OCA ME VICTOR PRF • VRB-
chi sia stata eretta niun istorieo, niuna leggenda l'ac- I • ACOLIT
cernia. Notissime sono le parole di s. Girolamo nel 0 A DOMIN
libro de viris illustribus, ossia degli scrittori eccle- ICV CLEM
siastici, composto sul cadere dell'anno 392: ivi l'arti- ENT1S
colo dedicato a s. Clemente finisce così: nominis ejus ^g-
memoriam usque hodie Romae exstructa ecclesia custodìt.

È chiaro che queste parole non alludono ad una chiesa Nella prima si legge: tene me quia fugi et reboca
costruita di fresco: e perciò se nel 392, anzi diciam (revoca) me Victori acolito a Bominicu (Dominico)
pure nel 385 , eh' è 1 ultimo anno della dimora di Clemcntis, cioè : prendimi perchè io sono fuggito e
s. Girolamo in Roma (alla quale dimora dobbiamo riconducimi a Vittore acolito della chiesa di Clemente,
riferire le reminiscenze romane del grande dottore), Nella seconda: fugi Euplogio ex praefecto Urbis, son
se in quell'anno la chiesa di s. Clemente non era di fuggito ad Euplogio già prefetto di Roma, cioè dalla
origine recentissima, converrà ascendere ai primi tempi casa o dalle terre di Euplogio. Notissima è la legge
della pace per dare a quell'edificio un'antichità almeno romana, che ai servi fuggitivi e ricondotti al padrone
d'un mezzo secolo innanzi al 385. E questo sossopra faceva imprimere sulla fronte col fuoco alcune lettere
è 1' argomento, sul quale è fondata l'opinione com- indicanti la loro fuga; e similmente si faceva nei coll-
imine, che quella basilica sia da computare fra le con- dannati alle miniere e negli altri servi di pena. Ma
temporanee all'età costantiniana. Ottimo è l'argomento; Costantino fin dai primi anni del suo impero decretò,
ed una iscrizione sepolcrale dell'anno 338 rinvenuta che l'impronta infamante non fosse mai più impressa
nel portico del primitivo edificio è a molti sembrata

testificarne la verità. Ma queir iscrizione facilmente (1; v Inier, ckrisL T- . 574-
non spetta al sepolcro, sul quale era posta; e come (2) pignone,De servii P.' 21 ; totetti, imcr. P. 522, n. 365;
infinite altre fu, credo io, tolta dai cemeteri suburbani Muratori, nei. imer. 479,4.
 
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