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Bullettino di archeologia cristiana — 1.1863

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Nr. 12 (Dicembre 1863)
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Rivista del Bulletino, anno primo
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https://doi.org/10.11588/diglit.17350#0102

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94 —

nulla ostante Odoacre e poi Teodorico conservarono
le apparenze del romano impero. Roma sotto il secondo
di que' re parve rivivere , talché nelle fabbriche ri-
storate in quegli anni leggiamo improntate sui mat-
toni le parole: fREG. D. N. TIIEODER1CO FELIX
ROMA. Ragionando di parecchi monumenti spettanti
a quest'età (1), ho illustrato le origini del regno ostro-
gotico in Italia, e i monogrammi venuti in grande uso nelle
monete di quei re. Ed ai giorni di Teodorico ho asse-
gnato la croce d'oro restituitaci dalla basilica di S. Lo-
renzo ; la qual croce posta a confronto con gli ori dei re
Longobardi serbati in Monza, con quelli de' Visigoti
tornati alla luce in (iuarrazar di Spagna, con quelli
de' Franchi rappresentati (per ricordare soltanto esempi
citati nel mio bullettino) dal calice d'oro di S. Eli-
gio (2), servirà alla storia dell'orifìceria durante i secoli
barbari. E così non fosse stato distrutto il tesoro rac-
chiuso nella tomba di Maria moglie di Onorio , che
avremmo in esso la più ricca collezione, che sia stata
mai vista, di ori parte lavorati da artisti cristiani nel 398,
anno degli sponsali di Onorio con Maria, parte tolti
dagli scrigni delle più antiche imperatrici (3). E poiché
sono entrato in questo argomento dell'antica orificeria,
mi sia lecito accennare un insigne acquisto, che per
la munificenza del regnante pontefice, farà tra breve
il museo Vaticano , benché non spetti alla provincia
delle cristiane antichità. Dico tre vasi d'oro di squi-
sito lavoro, estratti dalle acque Apollinari a Vicarello
con un vaso d'argento contenente l'itinerario da Cadice a
Roma simile ai tre famosi divulgati dal P. Marchi
di eh. memoria, che nobilitano il museo Kircheriano.

Distrutto il regno Gotico ed entrali ned' Italia i Lon-
gobardi, comincia quello, che noi diciamo medio evo.
Ai monumenti di quest'età non è dedicalo il mio bullet-
tino, che è pure angusto per la grande copia di quelli de'
primi sei secoli, i quali ogni dì tornano in luce. Ho
però promesso di dare pronte novelle anche de' tro-
vamenti più insigni, che illustrano le arti e la storia
dell'alto medio evo, ed ho attenuto la mia parola. Ho
ricordato e talvolta illustrato dipinti de' secoli, nono, deci-

ti) L. c. p. 32, 34-37, TI.

(2) L. c. p. 31. 33-38, 87, 88.

(3) L. c. p. 53-oC.

mo e duodecimo (1), e la biblia pauperum , tratta
da codici della Germania (2), e i monumenti dell'arte
bizantina raccolti nei monasteri del Monte Athos (3), e il
duomo di Monreale con le origini dell'arco a sesto acu-
to (4), ed un'iscrizione insigne per le notizie, che ci forni-
sce sul canto liturgico in Spagna nel secolo decimo (5).
Ma più d'ogni altro argomento mi sono disteso sugli affre-
schi spettanti alla storia del famoso apostolo degli Slavi
S. Cirillo (6); e tornerò a ragionare di sì preziosi mo-
numenti nel primo numero dell'anno venturo. Rimane,
che adempia la promessa fatta agli studiosi del me-
dio evo, di divulgare il marmo rinvenuto nel portico late-
rale di S. Lorenzo fuori delle mura, nel quale si leg-
gono i nomi di Giovanni XII e d'una Maroza (7). Non
è dimenticanza o disprezzo delle memorie spettanti ai
secoli tardi, che m'ha condotto a chiudere l'anno sen-
za aver messo in luce il promesso frammento. Ho fon-
data speranza, che cercando sotto il pavimento di quel
portico, ritroveremo le parti, che mancano dell'illustre
epitaffio. Questa speranza mi rattiene dal por mano alla
dichiarazione del predetto frammento, prima che sieno
compiute le ricerche fino all'antico piano del portico.

La rapida rivista, che ho fatto, delle materie trattate
nel primo anno del Bullettino, ordinandole nella succes-
sione dei tempi e della storia, gioverà ai lettori nell'an-
no venturo per intendere facilissimamente quale posto
nella serie dei monumenti cristiani dee prendere cia-
scuno di essi , che verrò divulgando ; a quale que-
stione si rannoda qualsivoglia punto, che imprenderò
a discutere; quale utilità, quale luce può arrecare ogni
o grande o piccola scoperta, di che ci farà dono il
suolo o romano o straniero. Resta che il favore dei
dotti e degli amatori delle cristiane antichità, che mi
ha dato tanla lena e coraggio nell'anno primo del mio
lavoro mensile, mi sia cortesemente continualo nel-
l'anno secondo.

(1) L. c. p. 8, 14, 24, 47.

(2) L. c. p. 40.

(3) L. c. p. 47.

(4) L. c. p. 64.

(5) L. c. p. 88.

(6) h. c. p. 8-14.

(7) L. c. p. 32.

Notizie

BASILEA. Testamento inciso in marmo sopra
un sepolcro.

Tra parecchie notizie, che dovrò divulgare nel Bullet-
tino, prescelgo per chiudere degnamente l'anno quella d'una
insigne scoperta fatta nel campo della profana epigrafia, la
quale a primo aspetto nulla ha di commune collo studio delle
cristiane antichità. E pure il monurtiento, di che parlo, mi darà

occasione e materia a trattare d'un punto importantissimo nella
cristiana archeologia. Ricorderanno i lettori, che narrando
nel Giugno (pag. 48) la scoperta d'un frammento di codice
epigrafico del secolo IX, accennai la somma importanza delle
raccolte d'iscrizioni storiche compilate dai seguaci della scuola
d'Alcuino. Io speravo e spero che esse ci rendano le copie
intere di testi preziosissimi scritti sugli antichi monumenti
 
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