— 32 —
fu deposto nel sepolcro, lo potremo sapere soltanto dai mo-
nogrammi predetti; perocché del pavimento, sul quale fu cer-
tamente posto l'epitaffio del personaggio sepolto, non è stato
rinvenuto vestigio. Ho udito molti interrogare se il personaggio
è un vescovo, per cagione di quella croce, che oggi noi direm-
mo vescovile: ai quali rispondo, che gli antichi fedeli d'ogni
condizione portavano siffatti encolpii e croci d'oro sul petto.
In un altro sepolcro era chiusa una testa di stucco ritraente
un volto di giovanetto grande circa la metà del vero. Molta
sorpresa cagionò da principio questo trovamento; ed io pensai
alle celebri teste di cera trovate nei sepolcri di Cuma, intorno
alle quali tanto è stato scritto. Ma tosto fu riconosciuto, che
quella testa non aveva relazione col sepolcro, dentro il quale
giaceva, ma v'era caduta dentro insieme ad altri frammenti
di stucchi e molta terra, e spettava agli ornamenti dell'antica
basilica costantiniana. L'arca sepolcrale era composta di lastre
marmoree tolte ai loculi delle catacombe. Una delle lastre è
scritta da ambe le facce, e tagliata in guisa, che ambedue
gli epitaffi hanno perduto parecchie lettere. Di questi due
epitaffi, merita speciale menzione soltanto quello di un'Agnese
sacra vergine, che ho accennato nel bullettino precedente.
Ora, che l'arca è disfatta e f iscrizione è tutta discoperta,
veggo ch'essa non doveva essere Ietta locuS AGNETIS SA-
CRAE VIRG1MS, come da prima pareva, ma locuS AGiNETIS
et.....SACRAE YTRG1NES, coll'aggiunta di tre palme e d'un
uccello incisi nella pietra. È una lastra tolta ad un loculo
bisomo ( cioè di due corpi ) , e ricorda due vergini sacre
anteriori almeno al secolo quinto, come l'origine sotterranea
di essa lastra, la semplicità del dettato epigrafico, la forma
delle lettere e i simboli aggiunti dichiarano. Tutti i rimanenti
sepolcri erano in pari guisa composti di pietre già servite a
tombe più antiche. Queste pietre erano grandi, e non di loculi
cemeteriali ; ed ecco ch'esse in luogo de' semplici primitivi
titolctti, ci danno distesi epitaffi con date consolari del secolo
quarto e del quinto, che accrescono la ricca serie delle iscri-
zioni di anno certo, e ogni dì più confermano le regole, che
10 tanto inculco, perchè veramente sono fondamentali.
Infine il eh. sig. conte Vespignani architetto, che con
tanta sagacità e con mirabile prontezza eseguisce la grandiosa
opera dal sommo pontefice commessagli nella basilica di s. Lo-
renzo , ha posto mano a cercare 1' antico piano del portico
laterale. Nelle pareti sono apparse pitture a fresco ritraenti
la storia di s. Lorenzo e del suo martirio in una serie di
quadri accompagnati da iscrizioni. Queste pitture mi sem-
brano d'assai tarda età (del secolo XII incirca); e lo spazio
qui manca a descriverle. Da questo scavo sono anche venute
in luce cristiane iscrizioni, fra le quali di sommo pregio è
un frammento del secolo decimo, che serba il nome di una
Maroza e del papa GiovanniXII. Non ommctlerò di pubblicarlo,
benché appartenga ad una età, che a me uso a trattar d'iscri-
zioni tanto più antiche par quasi moderna.
Cemetero di Pretesta* o. Le scoperte continuano
nell'istorica regione di questo cemetero. Ed altri frammenti
dell'iscrizione damasiana sono tornati in luce, i quali rispon-
dono punto per punto alla restituzione da me proposta. Persino
11 troncamento della parola EPISCOP. è stato verificato; tron-
camento, che sembrava richiesto dalla simmetria calligrafica
damasiana, ma contrarissimo al modo di abbreviare usato nel
secolo quarto; e perciò mi teneva in qualche sospensione di
animo sulla verità della mia restituzione. Ora son lieto di
vedere coi miei occhi, che il titolo è dedicato al solo martire
Gennaro; e così i ragionamenti fatti nel precedente bullettino
toccano il sommo dell' isterica certezza.
Sepolcri nel eastro Pretorio. I grandi lavori, che
per ordine di S. E. Mgr De Merode Ministro delle armi si
fanno nel sito dell'antico castro Pretorio, hanno dato occa-
sione allo scoprimento di alcuni sepolcri nelle celle istesse
occupate un dì dai militi pretoriani. Niun indizio di età in
queste tombe, tranne i bolli dc'mattoni; i quali provano sol-
tanto, che quelle tombe sono posteriori al secolo primo del-
l' era nostra, di che niuno saprebbe dubitare. A quale età
adunque le assegneremo ? Certamente ai secoli cristiani, e
più facilmente al sesto, che al quinto. La legge romana,
che proibiva il seppellire dentro le mura della città, fu in
pieno vigore durante tutto il secolo quarto, e parmi anche
per lungo spazio del quinto. Talché non sarebbe conforme
alla storia il congetturare, che appena abolite le milizie pre-
toriane da Costantino, il loro castro sia stato occupato da
sepolcri. Ed infatti già il P. Lupi nello scorso secolo ha ra-
gionato di sepolture in grande numero scoperte in quel castro;
in una di esse egli vide adoperata una grande tegola eoll'im-
pronta del re Teodorico (Lupi, Dissertazioni, T. I, p. 65).
1." Aiijjusteo d'Andra trasformato in chiesa
cristiana. Tutti hanno udito parlare del celeberrimo tempio
Ancirano e del testamento d'Augusto restituiti alla possibile
integrità dai chiarissimi signori Perrot e Guillaume inviati
da 8. M. l'Imperatore de'Francesi ad esplorare archeologi-
camente la* Galazia e la Bitinia. Ma è tuttora ignoto , che
in quel tempio hanno gl'illustri viaggiatori fatte anche sco-
perte spettanti alla cristiana archeologia. L' Augusteo fu ab
antico trasformato in chiesa, ed il signor Perrot m'ha mo-
strato le lettere che avanzano d'una lunga greca iscrizione
cristiana incisa presso la porta, e le molte croci incise lungo
le pareti. La cella del tempio non era sufficiente al culto
cristiano, e vi fu aggiunto il presbiterio terminato non in
abside semicircolare , ma in un rettangolo , e sotto il pre-
sbiterio fu scavata una cripta, che i signori Perrot e Guil-
laume hanno ritrovata. Nella magnifica opera, che a spese
del governo Francese si pubblica in Parigi sotto il titolo Explo-
ration archeologique de la Galatie et de la Bithynie etc,
vedranno la luce le tavole dimostranti l'Augusteo d'Ancira
cangiato in chiesa e forniranno un nuovo esempio del modo
tenuto dai fedeli d'Oriente in queste trasformazioni.
Le scoperte del conte di Vojtué nella Siria.
Di queste scoperte ho dato un cenno nel Febbrajo. Ora da
un rapporto dell'istcsso illustre scopritore all'Istituto di Francia
trascriverò le parole seguenti: « Più di cento cinquanta città
» sopra uno spazio di trenta o quaranta leghe formano un
» insieme uniforme di stile, di sistema, d'età; e questa età
» è la meno conosciuta nell'istoria dell'arte, quella che dal
» quarto giunge al settimo secolo dell' era nostra. Ivi siam
» trasportati nel seno dell'antica cristiana società, e la sor-
io prendiamo in piena vita; non nella vita nascosta e timorosa
» delle catacombe, ma in una vita libera, opulenta ed artistica.
» Grandi case costruite di grosse pietre, fornile d'ogni com-
» modità, con gallerie e balconi coperti; deliziosi giardini,
» vigneti, torchi per ispremere il vino, celiai e botti di pietra
» per conservarlo; ampie cucine sotterranee, scuderie per i
» cavalli. Piazze circondate da portici, da bagni eleganti, da
» magnifiche chiese sorrette da colonne, fiancheggiate da torri,
» attorniate da splendidi sepolcri. Croci e monogrammi del
» nome di Cristo scolpiti a rilievo sul maggior numero delle
» porte; molte iscrizioni sui monumenti, e in queste per un
» sentimento di cristiana umiltà, che contrasta all'emfatica
» pompa delle iscrizioni pagane, non un nome proprio, ma
» pie sentenze, e parole della sacra scrittura, monogrammi
» e date. Lo stile di queste iscrizioni indica un'età vicina a
» quella del trionfo della chiesa. Tutte queste cristiane città
» sono state abbandonate in un solo e medesimo giorno, pro-
» babilmente all'irrompere dell'invasione musulmana. »
fu deposto nel sepolcro, lo potremo sapere soltanto dai mo-
nogrammi predetti; perocché del pavimento, sul quale fu cer-
tamente posto l'epitaffio del personaggio sepolto, non è stato
rinvenuto vestigio. Ho udito molti interrogare se il personaggio
è un vescovo, per cagione di quella croce, che oggi noi direm-
mo vescovile: ai quali rispondo, che gli antichi fedeli d'ogni
condizione portavano siffatti encolpii e croci d'oro sul petto.
In un altro sepolcro era chiusa una testa di stucco ritraente
un volto di giovanetto grande circa la metà del vero. Molta
sorpresa cagionò da principio questo trovamento; ed io pensai
alle celebri teste di cera trovate nei sepolcri di Cuma, intorno
alle quali tanto è stato scritto. Ma tosto fu riconosciuto, che
quella testa non aveva relazione col sepolcro, dentro il quale
giaceva, ma v'era caduta dentro insieme ad altri frammenti
di stucchi e molta terra, e spettava agli ornamenti dell'antica
basilica costantiniana. L'arca sepolcrale era composta di lastre
marmoree tolte ai loculi delle catacombe. Una delle lastre è
scritta da ambe le facce, e tagliata in guisa, che ambedue
gli epitaffi hanno perduto parecchie lettere. Di questi due
epitaffi, merita speciale menzione soltanto quello di un'Agnese
sacra vergine, che ho accennato nel bullettino precedente.
Ora, che l'arca è disfatta e f iscrizione è tutta discoperta,
veggo ch'essa non doveva essere Ietta locuS AGNETIS SA-
CRAE VIRG1MS, come da prima pareva, ma locuS AGiNETIS
et.....SACRAE YTRG1NES, coll'aggiunta di tre palme e d'un
uccello incisi nella pietra. È una lastra tolta ad un loculo
bisomo ( cioè di due corpi ) , e ricorda due vergini sacre
anteriori almeno al secolo quinto, come l'origine sotterranea
di essa lastra, la semplicità del dettato epigrafico, la forma
delle lettere e i simboli aggiunti dichiarano. Tutti i rimanenti
sepolcri erano in pari guisa composti di pietre già servite a
tombe più antiche. Queste pietre erano grandi, e non di loculi
cemeteriali ; ed ecco ch'esse in luogo de' semplici primitivi
titolctti, ci danno distesi epitaffi con date consolari del secolo
quarto e del quinto, che accrescono la ricca serie delle iscri-
zioni di anno certo, e ogni dì più confermano le regole, che
10 tanto inculco, perchè veramente sono fondamentali.
Infine il eh. sig. conte Vespignani architetto, che con
tanta sagacità e con mirabile prontezza eseguisce la grandiosa
opera dal sommo pontefice commessagli nella basilica di s. Lo-
renzo , ha posto mano a cercare 1' antico piano del portico
laterale. Nelle pareti sono apparse pitture a fresco ritraenti
la storia di s. Lorenzo e del suo martirio in una serie di
quadri accompagnati da iscrizioni. Queste pitture mi sem-
brano d'assai tarda età (del secolo XII incirca); e lo spazio
qui manca a descriverle. Da questo scavo sono anche venute
in luce cristiane iscrizioni, fra le quali di sommo pregio è
un frammento del secolo decimo, che serba il nome di una
Maroza e del papa GiovanniXII. Non ommctlerò di pubblicarlo,
benché appartenga ad una età, che a me uso a trattar d'iscri-
zioni tanto più antiche par quasi moderna.
Cemetero di Pretesta* o. Le scoperte continuano
nell'istorica regione di questo cemetero. Ed altri frammenti
dell'iscrizione damasiana sono tornati in luce, i quali rispon-
dono punto per punto alla restituzione da me proposta. Persino
11 troncamento della parola EPISCOP. è stato verificato; tron-
camento, che sembrava richiesto dalla simmetria calligrafica
damasiana, ma contrarissimo al modo di abbreviare usato nel
secolo quarto; e perciò mi teneva in qualche sospensione di
animo sulla verità della mia restituzione. Ora son lieto di
vedere coi miei occhi, che il titolo è dedicato al solo martire
Gennaro; e così i ragionamenti fatti nel precedente bullettino
toccano il sommo dell' isterica certezza.
Sepolcri nel eastro Pretorio. I grandi lavori, che
per ordine di S. E. Mgr De Merode Ministro delle armi si
fanno nel sito dell'antico castro Pretorio, hanno dato occa-
sione allo scoprimento di alcuni sepolcri nelle celle istesse
occupate un dì dai militi pretoriani. Niun indizio di età in
queste tombe, tranne i bolli dc'mattoni; i quali provano sol-
tanto, che quelle tombe sono posteriori al secolo primo del-
l' era nostra, di che niuno saprebbe dubitare. A quale età
adunque le assegneremo ? Certamente ai secoli cristiani, e
più facilmente al sesto, che al quinto. La legge romana,
che proibiva il seppellire dentro le mura della città, fu in
pieno vigore durante tutto il secolo quarto, e parmi anche
per lungo spazio del quinto. Talché non sarebbe conforme
alla storia il congetturare, che appena abolite le milizie pre-
toriane da Costantino, il loro castro sia stato occupato da
sepolcri. Ed infatti già il P. Lupi nello scorso secolo ha ra-
gionato di sepolture in grande numero scoperte in quel castro;
in una di esse egli vide adoperata una grande tegola eoll'im-
pronta del re Teodorico (Lupi, Dissertazioni, T. I, p. 65).
1." Aiijjusteo d'Andra trasformato in chiesa
cristiana. Tutti hanno udito parlare del celeberrimo tempio
Ancirano e del testamento d'Augusto restituiti alla possibile
integrità dai chiarissimi signori Perrot e Guillaume inviati
da 8. M. l'Imperatore de'Francesi ad esplorare archeologi-
camente la* Galazia e la Bitinia. Ma è tuttora ignoto , che
in quel tempio hanno gl'illustri viaggiatori fatte anche sco-
perte spettanti alla cristiana archeologia. L' Augusteo fu ab
antico trasformato in chiesa, ed il signor Perrot m'ha mo-
strato le lettere che avanzano d'una lunga greca iscrizione
cristiana incisa presso la porta, e le molte croci incise lungo
le pareti. La cella del tempio non era sufficiente al culto
cristiano, e vi fu aggiunto il presbiterio terminato non in
abside semicircolare , ma in un rettangolo , e sotto il pre-
sbiterio fu scavata una cripta, che i signori Perrot e Guil-
laume hanno ritrovata. Nella magnifica opera, che a spese
del governo Francese si pubblica in Parigi sotto il titolo Explo-
ration archeologique de la Galatie et de la Bithynie etc,
vedranno la luce le tavole dimostranti l'Augusteo d'Ancira
cangiato in chiesa e forniranno un nuovo esempio del modo
tenuto dai fedeli d'Oriente in queste trasformazioni.
Le scoperte del conte di Vojtué nella Siria.
Di queste scoperte ho dato un cenno nel Febbrajo. Ora da
un rapporto dell'istcsso illustre scopritore all'Istituto di Francia
trascriverò le parole seguenti: « Più di cento cinquanta città
» sopra uno spazio di trenta o quaranta leghe formano un
» insieme uniforme di stile, di sistema, d'età; e questa età
» è la meno conosciuta nell'istoria dell'arte, quella che dal
» quarto giunge al settimo secolo dell' era nostra. Ivi siam
» trasportati nel seno dell'antica cristiana società, e la sor-
io prendiamo in piena vita; non nella vita nascosta e timorosa
» delle catacombe, ma in una vita libera, opulenta ed artistica.
» Grandi case costruite di grosse pietre, fornile d'ogni com-
» modità, con gallerie e balconi coperti; deliziosi giardini,
» vigneti, torchi per ispremere il vino, celiai e botti di pietra
» per conservarlo; ampie cucine sotterranee, scuderie per i
» cavalli. Piazze circondate da portici, da bagni eleganti, da
» magnifiche chiese sorrette da colonne, fiancheggiate da torri,
» attorniate da splendidi sepolcri. Croci e monogrammi del
» nome di Cristo scolpiti a rilievo sul maggior numero delle
» porte; molte iscrizioni sui monumenti, e in queste per un
» sentimento di cristiana umiltà, che contrasta all'emfatica
» pompa delle iscrizioni pagane, non un nome proprio, ma
» pie sentenze, e parole della sacra scrittura, monogrammi
» e date. Lo stile di queste iscrizioni indica un'età vicina a
» quella del trionfo della chiesa. Tutte queste cristiane città
» sono state abbandonate in un solo e medesimo giorno, pro-
» babilmente all'irrompere dell'invasione musulmana. »