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Bullettino di archeologia cristiana — 1.1863

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No. 7 (Luglio 1863)
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Una questione sull'arco trionfale dedicato a Costantino
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https://doi.org/10.11588/diglit.17350#0060

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— 52 —

concesse fin dal 313 da Costantino al clero cattolico,
e ch'egli non volle fossero estese ai chierici Donatisti:
ivi anche documenti de'sussidii o pensioni da lui in
pari tempo assegnate sul tesoro imperiale ai sacri mi-
nistri. V'ha perfino una lettera a Ceciìiano vescovo di
Cartagine, nella quale oltre il confermargli le sopra
dette liberalità, il cui pagamento dovea farsi dal ragio-
niere del fisco in quella metropoli, gli dà avviso, che
un procuratore de'beni imperiali aveva ordine di dargli
quanto denaro egli avrebbe chiesto (1). Ecco verificate
con documenti officiali le liberalità di Costantino verso
la chiesa, ne'primissimi anni della pace, come le testi-
fica Eusebio. Che anzi v'è in quegli atti una lettera
dell'imperatore ai vescovi della Numidia, nella quale
l'Augusto deplora, che la basilica da lui fatta costruire
nella città di Costantina sia stata invasa dai Donatisti:
Compari haereticos sive schismaticos eam basiiicam ec-
clesiae cathoUccie, quam in Constantina cimiate jusse-
ram fabricari solita improbitate invadendam pittasse
et frequentar km « nobis, quam a judicibus ex nostra
/ fissione commonilos et reddere quod smini non crai no-
luisse (2). E poiché i vescovi avevano supplicato al
principe, che non volesse adoperare la violenza per
metterli in possesso della basilica invasa dagli scisma-
tici, ma piuttosto desse loro un'area, dove se ne fab-
bricherebbero un'altra, egli rispose: Ad rationalem com-
petentes dedi, ut domum honorum nostrorum Iransgredi
faciat cum omni jure suo ad dominium ecclesiae catho-
licae, quam prompta liberalitate donavi, ac vobis tradì
protinus jussi. In quo tamen loco sumptu fiscali basi-
iicam erigi praecepi. Ad consularem quoque scribi man-
davi Numidiae, ut ipse in ejusdem ecclesiae fabrica-
tione in omnibus sanctimoniam vestram juvaret. Se que-
sta lettera fosse, come il Valesio giudicò, del 317 (3),
non potrei desiderare una prova più luculenta, che
dimostri avere Costantino innanzi a quell'anno fallo
fabbricare a sue spese basiliche cristiane. Ma la data
proposta dal Valesio è stala dal Tillemonl rifiutala: ed
ottime sono le ragioni che l'hanno indotto a fermarla
nel 330 (4). Laonde rimane incerto, se la basilica
costruita da Costantino ed invasa dai Donatisti fu fon-
dala prima o dopo la disfatta di Licinio. Che se questo
è incerto, il confronto dell'allegata lettera e de'ragio-
namenti fatti fin qui cogli atti del concilio di Milziade
ci darà certezza sulle origini della romana basilica
Lateranense. Essa è veramente o la prima od una delle
prime erette da Costantino al culto cristiano e forse
precede di età l'istessa dedicazione dell'arco trionfale.

Imperocché il Laterano fin dal secolo quarto fu la
cattedrale del sommo pontefice; e che se ne debba l'ori-
gine alla liberalità di Costantino, è un fatto da non
porre in quislione. Or il Baronio ha già rettamente
osservato, che il concilio di Milziade nella causa de'Do-
natisti tenuto il 2 Ottobre dell'anno 313 in domoFaustae

(1) V. Euseb. Hist. eccl. X, 6. 7.

(2) Concilia ed. Coleli T. I, p. 1473.

(3) V. Vales. I. c. p. 775.

(4) Bùi. eccl. T. VI, p. 711.

in Laterano ci fa conoscere, che fin da quegli anni,
cioè dai primissimi della pace, data il possesso pon-
tificio del Laterano (1). A corroborare la quale sen-
lenza io osservo, che quel palazzo del fisco imperiale,
a quei dì portante il nome di Fausta moglie di Co-
stantino, non potè essere uno dei luoghi di adunanza
ricuperati dalla chiesa romana in forza della legge di
restituzione sopra accennata. Adunque o nel Laterano
avea Costantino medesimo già prima del 2 Ottobre 313
accolto il romano pontefice, o ne furono a Milziade
aperte precariamente le porte, quando giudicò la causa
de' Donatisti. La seconda ipotesi non ha per se ve-
risimiglianza veruna ; la prima ha non solo tutte
le apparenze del vero, ma corrisponde alle testimo-
nianze dell' istoria contemporanea. Milziade per giudi-
care con diciotto soli vescovi la causa de' Donatisti
polca sedere in uno de' quaranta e più luoghi di adu-
nanza, che gli erano stati restituiti, nè aveva necessità
di togliere in prestito la sala d' una casa imperiale.
Che poi colesta casa imperiale sia propriamente il La-
trano, sede indubitata de' seguenti romani pontefici,
chi lo reputerà un caso fortuito, e non piuttosto vedrà
col Baronio, che Milziade già n' era in possesso? E qui
aggiunge il suo peso 1' autorità della storia. Eusebio
testifica fin da ([negli anni appunto, in che vediamo
Milziade già sedere nella casa di Fausta nel Laterano,
Costantino aver comincialo a largheggiare colle chiese
e co' chierici in ogni maniera di liberalità e di spese
nella costruzione e nell' ornato de' sacri edilìzi. Ab-
biamo toccalo con mano la veracità di Eusebio, leggendo
noi in autentici documenti gli indizi delle imperiali
larghezze fatte in quegli anni alle chiese dell'Africa.
Infine la lettera ai vescovi della ÌN'umidia, benché po-
steriore di età, ci porge un saggio del modo, onde
Costantino ordinava 1' erezione delle sacre basiliche.
Egli trasferiva al dominio della chiesa qualche casa
de' suoi beni imperiali, ed in essa a spese del fisco
faceva erigere la basilica. 1\Tè Costantino certamente
fece per Roma e per Milziade meno che per l'Africa
e per Ceciliano. Laonde se vediamo Milziade tenere
un concilio nel 313 in domo Faustae in Luterano, dove
fu e tuttora è la cattedrale de' romani pontefici, e
dove sorse la basilica chiamala per anlonomasia Co-
stantiniana, uua mediocre misura di buon senso basta
per intendere, che la chiesa romana era già Un d'allora
in possesso del Laterano e la Costantiniana basilica ivi
già si fabbricava.

Questi fatti e questi raziocini altri punti ci spiegano,
che potrebbero sembrare difficili ad intendere. Abbiamo
veduto la basilica di s. Clemente sorgere tutta, tranne
la sola abside, sopra un gigantesco edilìzio, che gli
tien luogo di fondamento: e le origini di quella basilica
ho dimostrate contemporanee ai primi anni della pace (2).
Chi ha dato facoltà ai cristiani di occupare un edilìzio
sì grandioso e di volgerlo ai loro usi? Certo la pub-
blica autorità, o il fisco imperiale. E questo, che ivi

(1) Barcn. Ànnal. an. 312. $. LXXXII: ci'. Karlolini, l. c. p. 303.
(2j V. il Bull, di Aprili! p. 28.
 
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