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Bullettino di archeologia cristiana — 1.1863

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Nr. 8 (Agosto 1863)
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Scoperta d'un antichissimo codice della bibbia nel Sinai
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https://doi.org/10.11588/diglit.17350#0071

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— 63 —

i saggi paleografici incisi in rame, pubblicati dal Bian-
chini medesimo. Ivi il passo del codice bresciano da
me allegalo si legge in questa guisa: •? INC • € UXN^-

SSC'LLlCX-? (1): ond' è manifesto, che il Bian-
chini per difetto di tipi cambiò la croce monogram-
matica nel segno del labaro costantiniano La croce
monogrammatica ricordo anco aver visto in codici la-
tini ecclesiastici del secolo sesto o del settimo; ma non
saprei tesserne un novero, chè non ho mai curato di
prenderne nota. Circa il secolo ottavo però ed il nono,
nell'età cioè di Carlo Magno, parmi che la croce mo-
nogrammatica poco o nulla sia stata in uso ne' codici
biblici e ne'liturgici, e piuttosto negli ornati di essi
appare qualche traccia o ricordo dell'antico mono-
gramma costantiniano. Così nel codice aureo di Tre-
veri da Ada sorella di Carlo Magno donato al monastero
di s. Massimino in cima al primo canone degli evan-
geli è delineato il monogramma seguente 5^-?.

Questi cenni brevissimi ed assai imperfetti intorno
ai monogrammi nei codici latini, poniamo a confronto
con gli altri monumenti dell'Occidente. La croce mo-
nogrammatica dal cadere del quarto secolo a tutto il
quinto ed anco il sesto nei monumenti dell'Occidente
è frequentissima, e da prima gareggia colla croce sem-
plice e nuda, poscia a poco a poco le cede il luogo,
ed alfine diviene rarissima (2). 11 monogramma costan-
tiniano nel secolo quinto e nel sesto fu in Roma quasi
eclissalo dall'uso solenne e costante delle più schietto
e palesi forme della croce: men raro però ne durò l'uso
in altre regioni e segnatamente nell'Italia superiore (3),
finché nell'età di Carlo Magno, forse per il rifiorire
delle buone lettere e per il vezzo, che indi nacque,
d'imitare le fogge de'secoli più antichi, tornò in grande
onore. Nelle soscrizioni di alcuni sinodi celebrati in
quel tempo anco un cieco s'avvedrà come d'anno in
anno il monogramma ^ veniva riprendendo vita e,
quasi direi, usurpando il luogo della nuda croce (4).
E veramente divenne frequente anco ne' diplomi e nelle
carte, e neanco fu raro nelle iscrizioni de'scpolcri (5).
Bene sta adunque, che negli ornati de' nostri codici
de' secoli quinto e sesto in fra molte croci rinveniamo
talvolta il segno $. c che questo più tardi quasi scom-
paja e gli succeda il monogramma ^ : benché non è
a dissimulare, che l'uso di siffatti segni assaissimo più
scarso e quasi pellegrino è ne' libri, che non in ogni

(1) L. c. t. [, p. CDLXXVI.

(2) V. Spicil. Solesm. I. c. p. 529.

(3) L. c. p. 530.

(4) V. Mabillon, De re diplom. lib. V, tab. L1V, LV, LVII, edil. Neap.
p. 468, e segg.

(5) V. a cagion d'esempio l'iscrizione di Ansperto Arcivescovo di Milano
morto ncll'881 presso Giulini, Meni, storiche di Milano ne'secoli bassi
t. I, p. 423; quella del Vescovo Landolfo morto nell'899,1. c. t. II, p. 74:'
e per i diplomi e le carte senz'uscire dal Milanese vedi quelle moltissime,
che dal solo archivio di Monza ha dato in luce il Frisi nelle sue Memorie
storiche di Monza.

altra maniera di monumenti. E fin qui de' codici la-
tini; veniamo ai greci.

Negli antichissimi fra i codici greci della bibbia
sono segnate croci monogrammaliche. Veggonsi queste
nel codice di Cambridge al fine del secondo dei Re
e del primo di Esdra; e nel vaticano al fine dei Treni,
di Ezechiele , di s. Giovanni e degli atti apostolici.
Adunque le più vetuste fra le greche bibbie, che da
molti indizi riconosciamo per alessandrine, sono qua
e là ornate della croco monogrammatica, non mai del
monogramma $t. Che se per l'Oriente e per l'Egitto
valesse quella legge medesima, che nell'Occidente e
sopratutlo in Roma ci rivelano i monumenti, dovrebbe
sembrarci secondo ragione l'attribuire que'codici al se-
colo quinto o al declinare del quarto, anziché all'età
costantinianoa. Nella quale i monumenti nostrani ci
danno a vedere frequentissimo e dominante il mono-
gramma del labaro 5^, (piando la croce monogram-
matica appena, direi quasi, a lento passo in essi s'in-
sinuava (1). Ricordisi però, che io già scrissi il trionfo
del segno della croce e l'uso pubblico e costante delle
forme grafiche evidenti in effigiarlo sembrarmi essere
stato assai più precoce noli' Oriente (2), che nell'Occi-
dente: la quale opinione, che alla presente inchiesta
è sostanziale, ora confermerò con alcun nuovo argo-
mento.

E per tacere delle monete dei re del Bosforo, nelle
quali alcune croci sembrano effigiate fino dagli ultimi
anni del secolo terzo c dai primi del quarto (3), il
più antico esempio della croce monogrammatica, chi;
sia nelle monete ò stato dal chiarissimo Cavedoni ri-
conosciuto negli aurei di Costantino impressi in An-
tiochia circa il 333 (i). Che anzi se vera fosse l'opi-
nione del Kirchhoff sull' età d'una cristiana iscrizione
della Cilicia, potremmo in essa rinvenire due volle ri-
petuto il segno, di che ragiono, fin dal secolo terzo (5):
ma io temo, che una siffatta congettura, sia priva di
buon fondamento; nò conosco oggi esempio di quel
tipo in senso cristiano anteriore a Costantino. E dico
in senso cristiano, chò non si dee ignorare la lettera P
traversata da una lineetta, od il nesso dello lettere T e P
apparire qualche volta in monumenti profani, e perfino
nelle monete dell'anno terzo di Erode Magno (G). E qui
sarebbe opportunissima una copia, fosse pur mediocre,
di cristiane iscrizioni dell'Oriente dei tempi almeno di
Costantino e poco inferiori per riconoscere in esse i varii
modi dell' effigiare il segno di Cristo. La penuria di
cotesti monumenti, che io già lamentai (7), cesserà fra
poco per la pubblicazione delle insigni scoperte fatte

(1) V. Spicil. Solesm. I. c. p. 329.

(2) L. c. p. 535.

(3) V. De Koehne, Description da Musèo Kotschoubcy t. II. p. 34S,
300, 417, e Cavedoni, Appendice alle ricerche critiche intorno alle meda-
glie costantiniane p. 18 e segg. (cstr. dal t. V. degli opuscoli di Modena).

(4) L. c. p. 13.

(5) V. Corpus inscr. Graec. I. IV n. 9172, 9200.

(6) V. Cavedoni nel Ilullet. arch. Napol. Sor. 2, t. VI p. 126.

(7) Spicileg. cit. p. 535.
 
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