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Bullettino di archeologia cristiana — 1.1863

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Nr. 9 (Settembre 1863)
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La sottoscrizione di S. Pamfilo martire ricopiata nel codice sinaitico
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https://doi.org/10.11588/diglit.17350#0074

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— 66 —

consoli e prefetti di Roma, non isdegnarono emendare i
manoscritti e lasciarne memoria a piò de volumi emen-
dati (1). Che se tanta fu la cura d'una siffatta emen-
dazione nella profana letteratura, assai maggiore essa
fu nella cristiana. Nella chiesa la revisione e la cor-
rezione de'libri era opera religiosa e gelosissima, dalla
quale pendeva l'integrità de'sacri testi e l'incorrotta
sincerità de trattati de'padri.Cassiodoro nel suo libro de
institutione duinarum litterarum (cap. XV) agli emen-
datori de'sacri codici volge le seguenti parole: Consi-
derate igitur qualis vobis causa commissa est; utilitas
cìiristianorum, thesaurus ecclesiae, lumen animarum (2).
Fino dal secondo secolo s. Ireneo a piò del trattato
contro gli errori di Valentino scrisse: « lo ti scongiuro,
» chiunque tu sii che avrai trascritto questo libro, pel
» signor nostro Gesù Cristo e per la gloriosa sua ve-
» nula quando giudicherà i vivi e i morti, rileggi lo
» scritto e diligentemente correggilo sull'esemplare,che
» hai adoperato, e questo scongiuro similmente ripeti
» ed inserisci nella tua copia (3/. » Le quali parole di
s. Ireneo parvero degne ad Eusebio d'essere riferite
nell' ecclesiastica istoria ad esempio della cura posta
dai primi padri in difendere da qualsivoglia alterazio-
ne la loro testimonianza della dottrina tramandala dagli
apostoli. Ad imitazione di Ireneo simili parole scrisse
Eusebio in capo alla sua cronaca e le conservò s. Gi-
rolamo nella versione Ialina. In vero l'emendazione
de' codici ecclesiastici era di grande momento per le
controversie dommatiche. Cosi quando ferveva in Co-
stantinopoli la dispula per la causa famosa detta dei
tre capitoli, e il papa Vigilio era stato colà trascinalo
per quella causa, Rustico diacono della chiesa romana
andava e veniva da Costantinopoli aCalcedone per con-
frontare ed emendare le copie degli atti del concilio
calcedonese. E della correzione e revisione da lui fatta
lasciò memoria ne'codici, segnando le date precise del-
l'anno e dei giorni (4). La quale diligenza di notare
perfino la data di siffatte revisioni non fu propria del
diacono Rustico; molli gliene avevano dato l'esempio.
Per tacere de'libri della profana letteratura, Vittore
dotto vescovo di Capua nel codice del nuovo testa-
mento serbato ora in Fulda scrisse d'averlo letto nei
mesi di aprile e di maggio del 346; e che quella let-
tura non sia stata disgiunta dalla emendazione, lo di-
mostra il fatto dello correzioni, che si afferma essere
della mano medesima del predetto Vittore (5). Perciò
anche ad una lettura emendatrice io riferisco le se-
guenti parole preziose per indicazioni e del tempo e

(1) V. Jahn, lì e. nel bull. prec. p. 62 nota 1.

(2) Cassiodori, opp. ed. Garetii T. II p. 348.

(3) 0'f/.!(n ci iòv ij.eraypaif0iJ.svov ri (3<(3Xi>v roóro, zara roù
xvplov yiyLÙv VvcoO XpiirroJ, xai v.arà Tris svSofou vapouciaq aiiTOÙ
39£ spaerai xpìvai Jwvra; xaì vsxpouj, Iva àvTipaXv?; o pt£T5ypa^wv
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i)r»i4fX<5?; toù ròv opxov toJtov optoi'a; f/.STaypa^v;,-, y.a\ ivaif N
t» àvTiypoitfu. Ap. Euseb. Itisi. Eccl. V, 20.

(4) V. Pitia, Spici!. Solcsm. T. IV p. XVIII, 577, o7S.

(5) V. Lachniann, Novum teslam. T. I p. XXVII.

del luogo segnate a piò del codice Cassinese 346
contenente l'esposizione di Origene sulle epistole di
s. Paolo : Donatus gratia Bei presbyter proprium co-
dicem Justino Augusto tertio post consulatum eius in
aedibus Beati Vetri in Castello Lucullano infinnus legi,
legi, legi (1). Conchiuderò con un'annotazione del-
l'anno 558, che dee essere certamente già divulgata,
scritta al fine degli evangeli nel codice della biblioteca
imperiale di Parigi Suppl. Lai. n. 693: emendavi ut
potui secundum codicem de bibliotheca Eugipi praespite-
rii (sic) guem ferunt fuisse sancii Ilicronymi indictioneVI
post consulatum Bassilii (sic) v. c. anno septimo decimo.
Adunque della gelosa cura degli antichi perchè fossero
corretti i codici, segnatamente di sacro argomento, oltre
l'annotazione del martire Parafilo, abbondano le testi-
monianze e le prove.

Queste revisioni e correzzioni non solevano essere
fatte da una persona sola, ma da due, dc'quali l'uno
leggeva l'esemplare, che dava norma alla correzzione,
l'altro correggeva la copia. Così nei codici di Marziano
Capella è segnato: Securus Memor Felix vir spectabi-
lis etc. emendabam contra legende Deuterio scholastico
discipulo meo etc. (2). E Cassiodoro nella prefazione al
libro sopra citato scrisse, codices auctoritatis divinae,
ut senex potui, sub collatione priscorum codicum amicis
ante me legentibus seduta lectione tramivi (3). Talvolta
l'emendazione si faceva coll'ajuto d'un professore di
lettere. 11 console Mavorzio attesta aver emendato il
suo esemplare d'Orazio conferente magistro Felice ora-
tore urbis Romae. Laonde era stimata circostanza degna
di memoria 1' aver fatta la correzzione senza veruno
di siffatti ajuti : emendavi manu mea solus (4) : prout
potui sine magistro emendans annotavi (5). Egregia-
mente adunque conviene al costume ed agli esempi già
noti di siffatte emendazioni quello che Pamfilo scrisse
a piò del libro di Ester, che Antonino confessore della
fede gli aveva dato ajuto rileggendo o confrontando
il sacro testo sopra un'altro esemplare. Anzi la parola
che s. Pamfilo adopera per indicare l'officio prestatogli
da Antonino, Kvravlvo? «vr^aXsv, è propriamente il
vocabolo consecrato dall'uso in quel senso e quasi direi
tecnico, come si vede nel passo allegato di s. Ireneo
segnatamente se sia posto a confronto con un luogo
di Strabone nel libro XIII capo I, § 54 (6). .

Quello però, che sopra tutto premeva agli antichi
emendatori, era l'avere un buono esemplare, col quale
confrontare la copia. Perciò s. Pamfilo diligentemente
qui nota d'avere tenuto dinnanzi agli occhi un codice
emendato dall'istesso Origene. E sopra abbiamo letto
del codice di Eugippio, che la fama diceva essere stato
di s. Girolamo, adoperato a correggere un volume degli
evangeli nel 358; e di Cassiodoro che emendò i suoi

(1) V. Novelle lett. di Firenze anno 1773 p. 817 : ivi questa data è
interpretala del oGt); piutoslo 6 del 5C8, V. Inscr. christ. T. 1 p. 613.

(2) V. Sirmond. ad Ennod. epp. J, 19.

(3) Cassiodori, opp. I. c. p. 538.

(4) V. Libri, Journal, des sav. 1842 I p. 40.

(5) V. Reland. Fasi. cons. ad an. 402.

(6) V. Jahn, 1. c. p. 369.
 
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