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Bullettino di archeologia cristiana — 1.1863

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Nr. 10 (Ottobre 1863)
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Altri monumenti di sacre vergini nell'agro Verano
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https://doi.org/10.11588/diglit.17350#0088

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— 80 —

sapere quale è il senso misterioso, che in esso si ascon-
de. Ma il Salvatore medesimo distesamente lo rivela
nel capo VI del vangelo di s. Giovanni; egli è la vera
manna, il pane vivo disceso dal cielo. E l'artista espres-
se forse questo pensiero ponendo, come ho detto, il
monogramma di Cristo dentro la corona, donde partono
i raggi, che illuminano la nube pregna della manna.
Questo prodigio adunque, simbolo del pane celeste,
che nutrisce i fedeli durante la vita mortale e li pre-
para alla beata immortalità, cioè simbolo della fede
in Gesù Cristo e della divina eucaristia, ottimamente
fa seguito alla parabola delle vergini, e dimostra in
forza di quali alimenti la vergine saggia mantenne viva
la sua facella, e giunse alle nozze eternali. Non così
facile a prima vista parrà il poter collegare a questa
ragione di concetti e di simboli la negazione di Pietro
predetta dal Salvatore. Ma qui i monumenti mi soc-
corrono , e mi danno luce. Noi sarcofagi romani il
gruppo del Salvatore con s. Pietro e il gallo por legge
quasi costante è congiunto a quello del medesimo
Pietro trascinato in prigione dagli Ebrei per la fede
di Cristo, e di Mose che percuote la pietra misteriosa,
e ne trae l'acqua, simbolo della dottrina evangelica
e della grazia battesimale, come nelle pitture ceme-
teriali è apertamente dichiarato. La quale serie anche
sola, per tacere d'altri argomenti, c'insegna a cercare
il legame che l'arte antica potè trovare tra lo sceno
l'una all' altra sì opposte, della debolezza cioè di
s. Pietro nel negare Cristo, e della sua fortezza in
confessarlo e della pietra incrollabile onde sgorga
l'acqua miracolosa. E cotesto legame sembrami addi-
tarlo il vangelo di s. Luca (XXII, 32), nel quale il
Salvatore mentre predice a Pietro la vergognosa ca-
duta, gli predice altresì la futura fermezza e indefet-
tibilità della sua fede. Adunque, a mio avviso, anche
questo dipinto allude alla fede, e propriamente alla
fede di Pietro; e le tre composizioni riunite, agli occhi
miei, allegorizzano la fede, il pane degli angeli, e
l'operosa vigilanza, che hanno fruttalo alla saggia ver-
gine il premio indicato nella fronte dell'arca, dove la ve-
diamo accolta dai santi nella magione celestiale. Nella
parete esterna del monumento sopra l'arco e ai due
lati di esso erano pitture, che non panni sia mestieri
studiare quale rapporto abbiano con le rimanenti. Esse
alludono ai gentili chiamati alla fede e al trionfo di
questa nel mondo romano ; e in fine nel bel mezzo
della parete sopra il sommo dell'arco primeggiava la
Vergine Maria col divino figliuolo nel seno. Siffatte
scene s' addicono a qualsivoglia sepolcro cristiano, e
si collegano a qualsivoglia serie di soggetti biblici o
allegorici; esse ricordano e simboleggiano i dogmi fon-

damentali della rivelazione evangelica. Pur non ommet-
terò di notare, che l'immagine, la quale sembra avere
qui primeggiato nell'alto del monumento, quella cioè
di Maria, a niun sepolcro tanto conviene quanto a quello
d'una vergine saera. Imperocché nell'età medesima di
questo monumento il papa Liberio dando nella basilica
Vaticana il velo a Marcellina sorella di s. Ambrogio,
e cotesto santo dottore scrivendo il celebre trattato de
virginibm predicarono Maria come duce e tipo della
numerosa schiera delle vergini cristiane (1). E qui do
termine alla sommaria dichiarazione di coleste pitture.

Resta che accenni le prove dell'età, alla quale le
ho attribuite. Esse sono semplici e chiare. L'allusione
al prodigio del monogramma apparso nel cielo deter-
mina una data istorica che non possiamo oltrepassare;
non possiamo cioè pensare ai tempi anteriori a Costan-
tino. E questa data è concorde allo stile dei dipinti.
Il quale ha l'impronta del secolo quarto; e senz'insi-
stere sulla sola ragione dell'arte, che non è argomento
sempre valido a discernere con precisione le opere di
un secolo da quelle del secolo prossimo, il nimbo ,
di che è cinto il capo del Salvatore, l'aspetto del suo
volto e la barba sono segni distintivi dell'età, che ho ac-
cennato. D'altra parte non possiamo discendere ai tempi
posteriori al quarto secolo, e dobbiamo in esso o in
quel torno fermarci. Imperocché, anche a tener poco
conto dello stile de' nostri dipinti, il quale 'dal tipo
classico e primitivo meno si discosta che non le opere
di mosaico fatte nelle basiliche romane durante il se-
colo quinto, un'altra data ci è fornita dall'arcosolio
medesimo. Esso è sotterraneo, perciò non posteriore
ai primi lustri incirca del secolo quinto. Ora quel ta-
glio orizzontale, che rompe a mezzo le figure della
lunetta, è antico ed evidentemente è stato fatto per
tentare d'aprire ivi un loculo sepolcrale mutilando la
pittura, come in conto e cento arcosolii e pareti di-
pinte vediamo essere stato fatto nelle catacombe romane.
Laonde non potendo noi supporre, che le pitture fos-
sero così mutilate appena erano esso compite, dovremo
dire, che quando tuttora si praticava qualche sepoltura
ne' cemeteri sotterranei, cioè al più lardi circa il mezzo
secolo quinto, le pitture di cotesto arcosolio non erano
recentissime e poteasene tentare il guasto; la quale os-
servazione ci riconduce appunto al secolo quarto. E
bastino questi cenni, che potranno, se sarà d'uopo,
essere svolti a maggiore e più chiara dimostrazione
del vero.

(1) V. S. Ambrosii, De virginibus !ib. II, 2; III, .1, ed. Mignc T.II
p. 209, 223.

La lunghezza di quest' articolo non lascia spazio per quello promesso nel bullettaio precedente sulla
iscrizione dell' anno 335, che sarà differito al mese seguente, nè per le notizie.

AVVISO

1 signori associati alla edizione italiana sono pregati a dichiarare durante il mese dì Novembre, se
vogliono rinnovare l'associazione per il prossimo anno 1864.

TjrOGll.U'IV SALVIL'CCI
 
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