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Bullettino di archeologia cristiana — 1.1863

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Nr. 11 (Novembre 1863)
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Escavazioni nel cemetero di Callisto
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https://doi.org/10.11588/diglit.17350#0091

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— 83 —

di essi quasi mai può fallire,che non ci riveli la sua
età. Nel gruppo di epitaffi, che ora disamino, il mag-
gior numero de' defonti è chiamato col solo cognome,
secondo il costume semplice e modesto, che prevale
nella cristiana epigrafia. Pur nelle più antiche cristiane
iscrizioni non rara è la menzione del gentilizio ; ed
infatti nel nostro gruppo di memorie sepolcrali de' pri-
schi fedeli, molti di essi al cognome aggiungono il
nome. Ma nei gentilizi, che qui sono registrati, è
pochissima varietà: una Rutilia, un'Emilia, un'Elia,
i rimanenti quasi tutti Aurelii ed Aurelio: Aurelio,
Irene, Aurelio. Gemina, Aurelio Gemellino , Aurelio
Basilissa, Aurelio Sisinnia, Aurelio Prologenia, Au-
relio.....; Aurelius DrinnarAus, Aurelius Leopardus.

Perchè tanti Aureli, e perchè di questo solo gentilizio
torna sì spesso la menzione, degli altri no? Che i
sepolti in queste vie spettino quasi tutti alla gente
Aurelia, talché coloro, ii cui gentilizio è taciuto, pur
sieno da stimare attinenti a questa medesima stirpe

0 servi e clienti di essa, non è congettura verisimile,
nò concorde all'istoria ed alla topografia del cemetero
di Callisto. L'istoria ed il fatto ci insegnano quel ce-
metero essere stato uno de' più importanti della chiesa
romana da Zeffirino e da Callisto fino.dagli esordi del
secolo' III destinato alla sepoltura de' romani pontefici
e de' fedeli d' ogni ordine e ceto ; segnatamente di
quelli che abitavano le regioni prossime all'Appia ed
alla porta Capena. La topografia sotterranea dimostra,
che le vie ora sterrate spettano all'escavazione, di cui
fa parte la cripta papale. Infine le iscrizioni medesime
colla varietà e natura de' nomi, che ricordano, s'ad-
dicono ad una moltitudine promiscua di fedeli, altri
romani, altri stranieri, altri ingenui, altri liberti, altri
servi, non ad un gruppo di persone legate con vin-
coli di sangue o di clientela e dipendenza servile. Donde
adunque viene, che il gentilizio Aurelim è sì frequente,
e ch'esso solo è qui ricord do più volte? Esclusa la
spiegazione dedotta dalla communanza di stirpe, nasce
spontanea e necessaria quella che può fornire la ra-
gione composta del tempo e del luogo. Vediamo quale
è il tempo, in che il nome Aurelius si diffuse ampia-
mente e predominò; e se v'è ragione perchè i fedeli
sepolti nel cemetero di Callisto più di questo nome che
d'altri gentilizi abbiano fatto menzione ne'loro epitaffi.

Nella cristiana epigrafia ò manifesto, che i nomi
non sono segnali per vana' pompa, ma a solo fine di
denotare la persona. Come uno soleva essere chiamato
negli usi della vita, così lo era ordinariamente sulla
sua tomba nel sotterraneo cemetero cristiano. I più
solevano essere denotati col solo cognome; ma i li-
berti ed i clienti della casa imperiale dovevano pre-
diliggere l'uso del loro gentilizio, ch'era quello del-
l'imperatore, por la ragione, che ha sempre portato
e sempre porterà gli nomini a fregiarsi de' nomi di
coloro che regnano. Ora tra le regioni prossime alla
porta Capena erano quelle del Palatino e del Circo
Massimo piene di dipendenti dalla casa di Cesare; ed

1 cristiani de domo Coesori* più che altrove sono stati
certamente sepolti ne' cemeteri dell Appia e in quello

di Callisto. Laonde panni chiaro, che il nostro gruppo
di Aurelii è un gruppo di liberti, di clienti, di stra-
nieri, che ebbero quel nome dagli Aurelii August i.
1 primi Antonini, benché spettanti alla gente Au-
relia, usarono il gentilizio Aelius, e al loro tempo
molti viveano, che aveano ereditato questo nome da
Adriano ; laonde nello iscrizioni della seconda metà
del secondo secolo Elii ed Aurelii sogliono essere
insieme mescolati. Qui tranne una sola Elia Gemellina,
tutti sono Aurelii ed Aurelie. Siamo adunque eviden-
temente agii anni dell'apogeo nell'uso di questo nome
senza mescolanza veruna; a quelli cioè di Caracalla,
di Elagabalo e di Alessandro Severo. Ora questi ap-
punto sono gli anni di Zeffirino e di Callisto. Chi dirà,
che per combinazione fortuita gli annali del cemetero
di Callisto sì bene s'accordano col sistema de' nomi
segnati ne'sepolcri prossimi alla cripta preparata da Zef-
firino o da Callisto ai loro successori? L'induzione è sì
legittima, l'argomento sì stringente, che panni possano
bastare allo scopo di quest'articolo, e che mi dispensino
dal raccogliere gli altri indizi, e dal produrre le altre
prove (1). Del rimanente nel divulgare ai debiti luoghi
tutte cotesto iscrizioni, le esaminerò ad una ad una.
e mostrerò se fra esse vi è mescolanza di sepolcri e
di monumenti delle età posteriori.

Applicando un dato sì importante alla questione
sull'età delle misteriose pitture, che sopra ho ricordato,
è chiaro, che l'averle attribuite alla prima metà del
secolo III, come molli hanno fatto per il solo argo-
mento dello stile, e come io mi studiai di confermare
con altri indizi, non fu giudizio avventato. Le nuove
scoperte non solo rassodano quella sentenza, ma ci
inducono a riconoscere ne' cubicoli e nei sepolcri, di
che ho ragionato, piuttosto i lavori fatti durante la
vita di Callisto medesimo, che quelli di Fabiano o
d'alcun altro de' suoi successori. Le preziose pitture
con molto e al tutto nuovo ardire figuranti i sacra-
menti esprimono la fede professata dalla chiesa romana
ai dì di Caracalla e di Alessandro Severo, di Zeffirino
e di Callisto. L'unità dei concetti e della scuola negli
affreschi dei cinque cubicoli posti nella medesima via
li palesano fatti a brevi intervalli di tempo; ma l'ese-
cuzione tradisce la varieià delle mani, che hanno ope-
rato anche in una sola e medesima stanza. Certo coleste
mani sono state dirette da chi possedeva la chiave della
scienza sacra e del senso simbolico della scrittura ;
da chi avea ardire di oltrepassare i confini a quei dì
per ordinaria o legge o consuetudine segnati all' arte
cristiana. Sarà stato costui un pittore, e non piuttosto un
dottore? la scienza, il pensiero, la deliberazione sacer-
dotale non sono qui forse palesi? Io per me non credo
verisimile, che in un'opera siffatta l'artista cristiano sia
stato abbandonato a se medesimo ed alla sua prudenza.
E quando leggo nel famoso libello contro S. Calisto
inserito nel trattato dei Filosofumeni (2), ch'egli prima

(1) In queste ricerche non ho perduto di vista gli Aurelii Augusti della
fine del secolo 111; ma al loro tempo la mescolanza de'gentilizi ne'di-
pendenti della casa imperiale fu grande : ed altri argomenti escludono da
quell' età le iscrizioni, di che ragiono.

(2) Philosophumena, lib. IX, 5: ed. Onice Parisiis 1860 p. 434 e segg.
 
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