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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 1
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Filippini Baldani, Laura: Elia Gaggini da Bissone
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0064

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LAURA FILIPPINI

Il documento dice chiaramente che nel 1441 Elia lavorò alle
sculture della loggia insieme con Lorenzo di Martino da Lugano
ed altri artisti lombardi.

Ma, secondo la tradizione, il palazzo del Comune, di cui fa
parte la loggia, fu eretto nel 1457 e completamente distrutto da
un incendio nel 1876. L’architetto Scala, nel 1879, per pubblica
sottoscrizione, lo edificò esattamente identico e con la medesima
varietà di marmi. Però una delle due statue marmoree coi loro
baldacchini, rimasta agli angoli della loggia, risale per certo al
xv secolo, pur non mostrando alcuno dei caratteri dell’arte dei
Cfaggini e pur avendo subito alcuni restauri.

Il baldacchino sovrastante, d’un gotico arricciato e sopraccarico,
fa pensare a quello che si trova a Venezia sulla tomba del beato
Pacifico Bon nella chiesa dei Frari e a quello sulla tomba di Agnese
ed Orsola Venier a San Giovanni e Paolo, lasciando scorgere perciò
la origine veneta (fig. 3).

Non altrettanto si può dire della pesante Madonna ritta, col
bimbo sul braccio destro e il modellino della città di Udine nella
sinistra, vestita di stoffa pesante, dai grossi lineamenti contadi-
neschi, dalle spalle larghe e dal volto incorniciato da un pesante
panno sormontato da corona gigliata. Tutti questi caratteri, che
si vorrebbero ritrovare nell’arte di Bartolomeo Bon, si riscon-
trano, molto più simili, nella grossa Madonna di Orsammichele a
Firenze, opera di Niccolò Lamberti di Arezzo. Colpisce pure in
queste due opere anche l’affinità della tecnica.

Questa affinità, forse fortuita, può però testimoniare di un in-
flusso fortissimo toscano sull’arte veneta, e può allontanare sempre
maggiormente la Vergine di Udine dall’arte dei Gaggini.

Data la chiarezza con cui parla il documento, si potrebbe am-
mettere o un errore nella data tradizionale, il che è probabilissimo,
o che la loggia fosse costruita prima del palazzo.

Del resto, se Elia lavorò ivi nel 1441, egli doveva esser allora
giovanissimo, cosicché è probabile che gli altri artefici lombardi,
ricordati nel documento, eseguissero altre statue non rimasteci,
mentre Elia, decoratore anche per qualità ataviche, facesse o i
baldacchini, o altre parti e sculture della loggia non giunte fino a noi. La sua qualità di
architetto risalta dal documento del 1483 che lo dice costruttore delle loggie del Alercato
a Perugia, loggie ai nostri tempi completamente scomparse.

Fig. 3 — Statua all’angolo
della loggia. Udine, Pai. del
Comune - (Fot. Alinari)

* * *

I documenti dell’Archivio di Genova, a questo punto, fanno difetto riguardo a Elia,
sicché lo si potrebbe creder morto, se non venissero in aiuto quelli dell’Archivio di Stato
in Roma e, precisamente, il registro camerale di Città di Castello, il quale nota come nel 1491
venisse pagato come morator et architector 1 per la costruzione della porta e del campanile
del duomo un certo Elia di Bartolomeo da Ponte, che il Cervetto giustamente, come si
vedrà, identifica con Elia Gaggini.

Infatti, se anche noi, procedendo a rigore di genealogia, diciamo di non conoscere questo
Bartolomeo padre d’Elia, perchè non nominato fra i numerosi figli di Domenico, possiamo

Archivio di Stato, Roma. Registro camerale di Città di Castello, 1576, c. 176 e seg.
 
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