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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

DOI issue:
Fasc. 1
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Venturi, Adolfo: La scultura dalmata nel XV secolo, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0075

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LA SCULTURA DALMATA NEL XV SECOLO

33

Basti osservare la costruzione della porta di San Francesco delle Scale ad Ancona per
riconoscere i prestiti fatti per il nostro autore dai maestri veneziani, nell’ incorniciatura della
porta e perfino nella forma delle cuspidi delle nicchie laterali ; e basti osservare i due angioli
reggenti lo stemma ducale, di qua e di là dalla lunetta del finestrone della porta della Carta,
per riconoscere la stretta parentela con gli altri due di Giorgio all’esterno del duomo di
Sebenico (fig. 3), con quelli cioè che reggono il cartello col nome dell’autore e la data 1443 :
cartello che par rotolato e spiegato capricciosamente da un secentista. E questa forma evo-
luta dell’arte dei Bon che ritroviamo in Giorgio da Sebenico, tanto evoluta da non aver
riscontro in tutta l’Italia e in tutto il secolo XV. Vedasi l’ardimento con cui move le foglie
di un capitello, uscenti da un collarino intessuto da foglie d’alloro, formanti modiglioni ai
gradini d’una scala (fig. 4) ; e vedansi le teste che fregiano esteriormente lo zoccolo delle
absidi del Duomo di Sebenico. Ora è una testa calva di vecchio arcigno, con grandi occhi
rientranti; ora quella di giovane con i capelli fiammanti sulla fronte, le sopracciglia a linea

l-'ig. 5 — Giorgio da Sebenico: Testa di giovane
Sebenico, Cattedrale (esterno della)

spezzata, le labbra tumide ; ora quella d’ un Ercole con la barba fitta e ricciuta. E poi si
vedon teste di putti grassi dalle gote gonfie, giovani dai capelli a liste serpentine (fig. 5),
e altre di slavi, di turchi, di greci. Tutto eseguito a pochi tratti, rapidi che determinano
i caratteri essenziali delle figure.

Più ampiamente, benché con varietà minore, Giorgio eseguì, nell’ incorniciatura della
porta di San Francesco delle Scale ad Ancona, teste che paiono d’angioli barocchi con la
chioma a grosse ciocche arricciolate, le labbra dal taglio affilato ; il carnoso testone in
basso, a sinistra, posto al disopra d’uno di leone, ha gonfie le guance, carnose le parti
sopraccigliari e certi riccioioni decorativi da farlo supporre, nonostante la corona d’alloro,
un angiolone berniniano. Ne’ fianchi della porta, se si eccettuano le due teste superiori,
quella a sinistra di un poeta laureato, e quella a destra con un tocco in capo, distinte spe-
cialmente dalle altre per qualche tentativo di determinazione fisionomica, tutte quelle faccie
protese rispondono a un tipo convenzionale, proprio dell’artista. Nella trabeazione della porta,
abbiamo un secondo suo tipo di teste virili, calve, con barba bipartita e baffi serpeggianti,
talvolta simili a satiri.

Ma Giorgio da Sebenico superò l’immaginazione d’ogni conoscitore della scultura quat-
trocentesca, con la scena della « Flagellazione di Cristo » (fig. 6), sottoposta all’arca di San-
t’Anastasio nel duomo di Spalato. Se la fattura de’ capelli a grosse tenie serpeggianti e
altri particolari nel taglio dei drappi delle figure non ci persuadesse di trovarci davanti
proprio a Giorgio, che adopera lo scalpello or come un’accetta, or come una pialla, e trae,
insofferente di lenocini, le figure con un impeto fierissimo, si sarebbe condotti a classificare

L'Arte, XI, 5.
 
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