2IÓ
ANTONIO MUNOZ
vede inginocchiato innanzi agli apostoli Pietro e Paolo,
i quali troneggiano nel foglio accanto.1 Lo Janitschek
compara questa miniatura col foglio di dedica del-
l’Evangelario di Ottone III, di Aachen ; 2 l’ornamen-
tazione ricorda l’Evangelario di Echternach a Gotha
conosciuto sotto il nome di Codex Aureus.3 Lo Jani-
tschek anzi ponendosi la questione se l’Evangelario
di Ottone III sia stato eseguito in Aquisgrana o al-
trove, giunge a fare l’ipotesi che si potrebbe pensare
anche alla vicina Colonia, poiché quel Lezionario 143
presenta lo stesso genere di iniziali.4
Nell’abbazia di San Pantaleone di Colonia, fondata
dall’arcivescovo Bruno (J 965), fu composto nel se-
Fig. 7 — Parigi, Biblioteca Nazionale
Sacramentario di San Gereone, fol. 21
colo xt un evangelario ora conservato nell'Archivio
comunale della città (segnato W, 312), ornato con le
figure del santo patrono e degli evangelisti, il quale
è molto affine al codice ambrosiano. Gli evangelisti
vi son disegnati con molta vivacità e movimento ;
Matteo con gran cura tempera la penna, Marco ne
1 Riproduzione, in Rohault de Fleury, La Messe, VI, ta-
vola DXXV.
2 H. Janitschek, Geschichte der deutschen Malerei. Berlin, 1890,
pag. 74. Per il codice di Aachen si veda S. Beissel, Die Bilder der
Handschrift des Kaisers Otto ìm Miinster zu Aachen, Aachen, 1886.
3 K. Lamprecht, Der Bilderschmuch des Codex Egberti zu
Trier und des Codex Epternacensis zu Gotha. Bonner Jahrbii-
cher, 1881.
4 Piuttosto sarebbe da pensarsi il contrario, che cioè il Lezio-
nario non sia stato eseguito a Colonia.
prova la punta, Luca l’immerge nel calamaio, infine
Giovanni sta scrivendo : è strana questa progressione
dei varii atteggiamenti dello scrivere, come se si trat-
tasse della stessa persona vista in momenti successivi.
I colori sono un po’ cupi; il disegno rigido, l’ovale
dei volti allungato, con le linee del naso e della bocca
fortemente segnate e incavate.
Anche da altre province venivano modelli e artisti :
alla fine del x secolo venne a Colonia dal chiostro
di San Gallo un codice liturgico con belle iniziali mi-
niate (Arch. del duomo, n. 45); e un canonico Hillinus
faceva dipingere e scrivere dai fratelli Purchard e
Chuonrad un evangelario che mostra lo stile della
scuola di Reichenau ; in esso vedesi la rappresenta-
zione del vecchio duomo di Colonia.
Questo codice (n. XII della Bibl. del Duomo), è
descritto a lungo dal Vóge; 1 vi si incontra anche la
figura di san Girolamo come nell’evangelario ambro-
siano, e in una miniatura di dedica vedesi il canonico
Hillinus che presenta a San Pietro seduto il volume
rilegato ; al disopra la figura del duomo di San Pietro
che abbiamo ricordata.2
Il Voge tratta la questione se possa ritenérsi questo
codice scritto a Colonia stessa, e pensa giustamente
che se i due scrittori, probabilmente monaci, avessero
composta quell’opera per una chiesa forestiera non
avrebbero mancato di nominare il proprio convento.
Nel corso del secolo xi la vita artistica a Colonia con-
tinuò ad esser sempre piu fiorente; si costruirono nu-
merose chiese e si ornarono con pitture ; nel 1019 il
chiostro di Heribert in Deutz, fu innalzato da archi-
tetti stranieri, e l’abate Rodolfo II (1025-1041) l’ornò
di pitture ; nel 1069 fu ricostruita la chiesa di San
Gereone, e la navata centrale fu decorata con un
musaico con le virtù cardinali, mentre nel pavimento
a musaico del recinto dell’altare si figurarono pure le
virtù cardinali, rappresentazioni tratte dai bestiarii, e
storie di David e di Sansone.3
Una miniatura dell’Archivio del Duomo rappresenta
l’arcivescovo Federico di Carinzia (1099-1131), circon-
dato da libri che stanno ad indicare il suo amore per
la scienza ; al disopra è la figura di Cristo, e tutto il
quadro è circondato da medaglioni con i busti dei
patriarchi, mentre negli angoli si vedono le virtù.
Di codici miniati oltre quelli dell’Ambrosiana, di
Parigi, dell’Archivio Comunale di Colonia, già ci-
1 W. Voge, Eine deutsche Malerschule um die Wende des
ersten Jahriausends, Westdeutsche Zeitschrift, Ergànzungsheft, VII.
Trier, 1891, pagg. 134 e 179.
2 Voge, fig. 18.
3 II musaico trovasi ora, restaurato, nella cripta. Esso è ben
noto per lo studio che gli dedicò I’Ausm Weerth, Der Mosaik-
bodeii in Si. Gereon zu Cobi nebst den damit verwandten Mosaik-
bbden ltaliens. I riscontri con i musaici pavimentali di Cremona,
Pavia, ecc., rendono probabile l’ipotesi che la tecnica ne sia stata
introdotta in Germania dai benedettini di Fructuaria che nel 1065
il vescovo Anno aveva insediati in Siegburg.
ANTONIO MUNOZ
vede inginocchiato innanzi agli apostoli Pietro e Paolo,
i quali troneggiano nel foglio accanto.1 Lo Janitschek
compara questa miniatura col foglio di dedica del-
l’Evangelario di Ottone III, di Aachen ; 2 l’ornamen-
tazione ricorda l’Evangelario di Echternach a Gotha
conosciuto sotto il nome di Codex Aureus.3 Lo Jani-
tschek anzi ponendosi la questione se l’Evangelario
di Ottone III sia stato eseguito in Aquisgrana o al-
trove, giunge a fare l’ipotesi che si potrebbe pensare
anche alla vicina Colonia, poiché quel Lezionario 143
presenta lo stesso genere di iniziali.4
Nell’abbazia di San Pantaleone di Colonia, fondata
dall’arcivescovo Bruno (J 965), fu composto nel se-
Fig. 7 — Parigi, Biblioteca Nazionale
Sacramentario di San Gereone, fol. 21
colo xt un evangelario ora conservato nell'Archivio
comunale della città (segnato W, 312), ornato con le
figure del santo patrono e degli evangelisti, il quale
è molto affine al codice ambrosiano. Gli evangelisti
vi son disegnati con molta vivacità e movimento ;
Matteo con gran cura tempera la penna, Marco ne
1 Riproduzione, in Rohault de Fleury, La Messe, VI, ta-
vola DXXV.
2 H. Janitschek, Geschichte der deutschen Malerei. Berlin, 1890,
pag. 74. Per il codice di Aachen si veda S. Beissel, Die Bilder der
Handschrift des Kaisers Otto ìm Miinster zu Aachen, Aachen, 1886.
3 K. Lamprecht, Der Bilderschmuch des Codex Egberti zu
Trier und des Codex Epternacensis zu Gotha. Bonner Jahrbii-
cher, 1881.
4 Piuttosto sarebbe da pensarsi il contrario, che cioè il Lezio-
nario non sia stato eseguito a Colonia.
prova la punta, Luca l’immerge nel calamaio, infine
Giovanni sta scrivendo : è strana questa progressione
dei varii atteggiamenti dello scrivere, come se si trat-
tasse della stessa persona vista in momenti successivi.
I colori sono un po’ cupi; il disegno rigido, l’ovale
dei volti allungato, con le linee del naso e della bocca
fortemente segnate e incavate.
Anche da altre province venivano modelli e artisti :
alla fine del x secolo venne a Colonia dal chiostro
di San Gallo un codice liturgico con belle iniziali mi-
niate (Arch. del duomo, n. 45); e un canonico Hillinus
faceva dipingere e scrivere dai fratelli Purchard e
Chuonrad un evangelario che mostra lo stile della
scuola di Reichenau ; in esso vedesi la rappresenta-
zione del vecchio duomo di Colonia.
Questo codice (n. XII della Bibl. del Duomo), è
descritto a lungo dal Vóge; 1 vi si incontra anche la
figura di san Girolamo come nell’evangelario ambro-
siano, e in una miniatura di dedica vedesi il canonico
Hillinus che presenta a San Pietro seduto il volume
rilegato ; al disopra la figura del duomo di San Pietro
che abbiamo ricordata.2
Il Voge tratta la questione se possa ritenérsi questo
codice scritto a Colonia stessa, e pensa giustamente
che se i due scrittori, probabilmente monaci, avessero
composta quell’opera per una chiesa forestiera non
avrebbero mancato di nominare il proprio convento.
Nel corso del secolo xi la vita artistica a Colonia con-
tinuò ad esser sempre piu fiorente; si costruirono nu-
merose chiese e si ornarono con pitture ; nel 1019 il
chiostro di Heribert in Deutz, fu innalzato da archi-
tetti stranieri, e l’abate Rodolfo II (1025-1041) l’ornò
di pitture ; nel 1069 fu ricostruita la chiesa di San
Gereone, e la navata centrale fu decorata con un
musaico con le virtù cardinali, mentre nel pavimento
a musaico del recinto dell’altare si figurarono pure le
virtù cardinali, rappresentazioni tratte dai bestiarii, e
storie di David e di Sansone.3
Una miniatura dell’Archivio del Duomo rappresenta
l’arcivescovo Federico di Carinzia (1099-1131), circon-
dato da libri che stanno ad indicare il suo amore per
la scienza ; al disopra è la figura di Cristo, e tutto il
quadro è circondato da medaglioni con i busti dei
patriarchi, mentre negli angoli si vedono le virtù.
Di codici miniati oltre quelli dell’Ambrosiana, di
Parigi, dell’Archivio Comunale di Colonia, già ci-
1 W. Voge, Eine deutsche Malerschule um die Wende des
ersten Jahriausends, Westdeutsche Zeitschrift, Ergànzungsheft, VII.
Trier, 1891, pagg. 134 e 179.
2 Voge, fig. 18.
3 II musaico trovasi ora, restaurato, nella cripta. Esso è ben
noto per lo studio che gli dedicò I’Ausm Weerth, Der Mosaik-
bodeii in Si. Gereon zu Cobi nebst den damit verwandten Mosaik-
bbden ltaliens. I riscontri con i musaici pavimentali di Cremona,
Pavia, ecc., rendono probabile l’ipotesi che la tecnica ne sia stata
introdotta in Germania dai benedettini di Fructuaria che nel 1065
il vescovo Anno aveva insediati in Siegburg.