ANTONIO MUNOZ
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le miniature della scuola di Metz, e lo dimostra il
celebre sacramentario della Nazionale di Parigi.
Ma questi rapporti delle miniature colonesi con le
carolinge, non autorizzano affatto la conclusione del-
l’Haseloff, che la scuola di Colonia sia lontana e dif-
ferente dalle altre del periodo ottomano.
Per esempio ci pare evidente che le grandi iniziali
del Salterio di Cividale siano vicinissime a quelle del-
l’ambrosiano ; e cosi le incorniciature regolari e i co-
lori del Sacramentario di Treviri a Parigi (lat. 10501)
e di quello di Lorsch In Chantilly; il quale ultimo pre-
senta le stesse proporzioni, lo stesso modellato delle
miniature colonesi. E la forma severa e regolare dei
canoni dell’ ambrosiano, sempre a linee rette, non
trova il miglior riscontro nel codice n. 4453 della bi-
blioteca di Monaco (Cim. 58), per esempio nell'incor-
niciatura della adorazione dei Magi ?1 E più ancora
non si riscontra quella forma di canoni nei due codici
di Monaco n. 4454 e 4452 che presentano pure una
concezione del colore in tutto analoga ai codici colo-
nesi ? 2 Anche le iniziali occupanti l’intera pagina nel
codice ambrosiano, e poste entro cartelle decorative
con foglioline nella cornice, sono frequentissime nella
scuola di Reichenau, e il solito codice di Monaco 4453,
ne offre molti cospicui esempii.3 Lo stesso evangelario
di Monaco presenta nei fondi quelle città che sembrano
sospese in aria,4 come nel Sacramentario di San Ge-
reone di Parigi ; le figure hanno spesso intorno al capo
1 Sauerland-Haskloff, Der Fs alter Ersbischof Egberis von
Trièrtav. 57, 5.
2 Ibidem, tav. 58, 1. 2, 4-6.
3 Vògr, Rine deutsche Malerscinde, fìg. 13 e 14.
4 Voce, op. cit., fìg. 2, 7, 13.
i grossi nimbi arancioni cerchiati di puntini bianchi
come nei manoscritti colonesi, e i fondi sono pure
variamente coloriti.
Accanto a quel primo gruppo di codici colonesi,
che a torto l’Haseloff vorrebbe staccare dalle altre
scuole ottomane,1 ci fu a Colonia un altro gruppo,
scrive lo stesso studioso, più vicino allo stile di Tre-
viri, e di cui sono rappresentanti un codice di Chel-
tenham (n.3007) e 1111 evangelario di Bamberga (A, II, 18).
Infine un terzo gruppo, secondo l’Haseloff, sarebbe
rappresentato da un evangelario di San Gereone nella
biblioteca di Stuttgart (n. 21), che ha ancora qualche
cosa del gusto della scuola palatina, e le cui minia-
ture sono copie di un originale che è nella biblioteca
Rylands a Manchester completamente spoglio di mi-
niature. Ma questo codice di Stuttgart è strettamente
legato a quelli del primo gruppo colonese, perchè
anche in essi i rapporti con le scuole di Treviri e di
Echternach sono evidenti ; specialmente la Bibbia del-
l’Archivio di Colonia n. 312, già ricordata, mostra con
l’evangelario di Stuttgart delle strettissime relazioni.2
E il codice di Hillinus canonico, pure affine a tutti
gli altri manoscritti del gruppo, ci permette di rico-
noscere in Colonia uno dei centri della miniatura ot-
tomana, che pur mantenendo una tendenza arcaiciz-
zante, non differiva dalle altre scuole e manteneva
accanto alle forme carolinge quelle proprie dell’arte
tedesca.
Antonio Munoz.
1 Ci pare inesplicabile che I’Haseloff, Histoire, pag. 730, giunga
ad affermare che quel gruppo « est si loin et si diffèrent des ceuvres
de la Renaissance othonienne ».
2 Riconosciute anche dal Voge, op. cit., pag. 179.
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le miniature della scuola di Metz, e lo dimostra il
celebre sacramentario della Nazionale di Parigi.
Ma questi rapporti delle miniature colonesi con le
carolinge, non autorizzano affatto la conclusione del-
l’Haseloff, che la scuola di Colonia sia lontana e dif-
ferente dalle altre del periodo ottomano.
Per esempio ci pare evidente che le grandi iniziali
del Salterio di Cividale siano vicinissime a quelle del-
l’ambrosiano ; e cosi le incorniciature regolari e i co-
lori del Sacramentario di Treviri a Parigi (lat. 10501)
e di quello di Lorsch In Chantilly; il quale ultimo pre-
senta le stesse proporzioni, lo stesso modellato delle
miniature colonesi. E la forma severa e regolare dei
canoni dell’ ambrosiano, sempre a linee rette, non
trova il miglior riscontro nel codice n. 4453 della bi-
blioteca di Monaco (Cim. 58), per esempio nell'incor-
niciatura della adorazione dei Magi ?1 E più ancora
non si riscontra quella forma di canoni nei due codici
di Monaco n. 4454 e 4452 che presentano pure una
concezione del colore in tutto analoga ai codici colo-
nesi ? 2 Anche le iniziali occupanti l’intera pagina nel
codice ambrosiano, e poste entro cartelle decorative
con foglioline nella cornice, sono frequentissime nella
scuola di Reichenau, e il solito codice di Monaco 4453,
ne offre molti cospicui esempii.3 Lo stesso evangelario
di Monaco presenta nei fondi quelle città che sembrano
sospese in aria,4 come nel Sacramentario di San Ge-
reone di Parigi ; le figure hanno spesso intorno al capo
1 Sauerland-Haskloff, Der Fs alter Ersbischof Egberis von
Trièrtav. 57, 5.
2 Ibidem, tav. 58, 1. 2, 4-6.
3 Vògr, Rine deutsche Malerscinde, fìg. 13 e 14.
4 Voce, op. cit., fìg. 2, 7, 13.
i grossi nimbi arancioni cerchiati di puntini bianchi
come nei manoscritti colonesi, e i fondi sono pure
variamente coloriti.
Accanto a quel primo gruppo di codici colonesi,
che a torto l’Haseloff vorrebbe staccare dalle altre
scuole ottomane,1 ci fu a Colonia un altro gruppo,
scrive lo stesso studioso, più vicino allo stile di Tre-
viri, e di cui sono rappresentanti un codice di Chel-
tenham (n.3007) e 1111 evangelario di Bamberga (A, II, 18).
Infine un terzo gruppo, secondo l’Haseloff, sarebbe
rappresentato da un evangelario di San Gereone nella
biblioteca di Stuttgart (n. 21), che ha ancora qualche
cosa del gusto della scuola palatina, e le cui minia-
ture sono copie di un originale che è nella biblioteca
Rylands a Manchester completamente spoglio di mi-
niature. Ma questo codice di Stuttgart è strettamente
legato a quelli del primo gruppo colonese, perchè
anche in essi i rapporti con le scuole di Treviri e di
Echternach sono evidenti ; specialmente la Bibbia del-
l’Archivio di Colonia n. 312, già ricordata, mostra con
l’evangelario di Stuttgart delle strettissime relazioni.2
E il codice di Hillinus canonico, pure affine a tutti
gli altri manoscritti del gruppo, ci permette di rico-
noscere in Colonia uno dei centri della miniatura ot-
tomana, che pur mantenendo una tendenza arcaiciz-
zante, non differiva dalle altre scuole e manteneva
accanto alle forme carolinge quelle proprie dell’arte
tedesca.
Antonio Munoz.
1 Ci pare inesplicabile che I’Haseloff, Histoire, pag. 730, giunga
ad affermare che quel gruppo « est si loin et si diffèrent des ceuvres
de la Renaissance othonienne ».
2 Riconosciute anche dal Voge, op. cit., pag. 179.