VETRI ITALIANI A ORO CON GRAFFITI
DEL XIV E XV SECOLO
« Una maniera è da lavorare in vetro
vaga, gentile e pellegrina quanto più dir
si può, la quale è un membro di gran de-
vozione per adornamento d’orliquie sante,
e vuole avere in sè fermo e pronto di-
segno ; la quale maniera si lavora per
questo modo, cioè. Togli un pezzo di vetro
bianco che non verdeggi, ben netto senza
vesciche, e lavalo con lisciva e con car-
boni, fregandovi su poi, e rilava con
acqua ben chiara, e per se medesmo el
lascia asciugare; ma prima che il lavi,
taglialo di quella quadra che ’l vuoi. Poi
abbi la chiara dell’uovo fresco ; con una
scopa ben netta, dirompila sì come fai
quella ch’è da mettere d’oro : che sia ben
dirotta ; e lasciala stillare per una notte.
Poi abbi un pennello di vaio, e di questa
chiara col detto pennello bagna il detto
vetro, dal suo rivescio, e quando è bene
bagnato ugualmente, togli un pezzo del-
l’oro, che sia bene fermo oro, cioè appan-
nato: mettilo in sulla paletta di carta, e
gentilmente il metti sopra il detto vetro
dove hai bagnato ; e con un poco di bambagia ben netta va’ calcando gentilmente, che la
chiara non passi di sopra l’oro; e per questo modo metti tutto il vetro: lascialo seccare senza
sole per spazio d’alcuni dì. Quando è ben secco, abbi una tavoletta ben piana, foderata o di
tela nera o di zendado, e abbi un tuo studietto, dove alcuna persona non ti dia impaccio nes-
suno, e che abbi solo una finestra impannata; alla quale finestra metterai il tuo desco siccome
da scrivere, in forma che la finestra ti batta sopra il capo, staendo tu volto col viso alla
detta finestra; il tuo vetro disteso in su detta tela nera. Poi abbi una agugella legata in
una asticciuola, sì come fusse un pennelletto di vaio, e che sia ben sottile di punta; e col
nome di Dio il comincia leggermente a disegnare con questa agugella quella figura che
vuoi fare... perchè il detto lavoro non si può fare se non di punta... E dotti questo con-
siglio : che il dì che vuoi lavorare nella detta opera, tiene il dì dinanzi la mano a collo o
vuoi in seno, per averla bene scarica e temperata di sangue e di fatica.
DEL XIV E XV SECOLO
« Una maniera è da lavorare in vetro
vaga, gentile e pellegrina quanto più dir
si può, la quale è un membro di gran de-
vozione per adornamento d’orliquie sante,
e vuole avere in sè fermo e pronto di-
segno ; la quale maniera si lavora per
questo modo, cioè. Togli un pezzo di vetro
bianco che non verdeggi, ben netto senza
vesciche, e lavalo con lisciva e con car-
boni, fregandovi su poi, e rilava con
acqua ben chiara, e per se medesmo el
lascia asciugare; ma prima che il lavi,
taglialo di quella quadra che ’l vuoi. Poi
abbi la chiara dell’uovo fresco ; con una
scopa ben netta, dirompila sì come fai
quella ch’è da mettere d’oro : che sia ben
dirotta ; e lasciala stillare per una notte.
Poi abbi un pennello di vaio, e di questa
chiara col detto pennello bagna il detto
vetro, dal suo rivescio, e quando è bene
bagnato ugualmente, togli un pezzo del-
l’oro, che sia bene fermo oro, cioè appan-
nato: mettilo in sulla paletta di carta, e
gentilmente il metti sopra il detto vetro
dove hai bagnato ; e con un poco di bambagia ben netta va’ calcando gentilmente, che la
chiara non passi di sopra l’oro; e per questo modo metti tutto il vetro: lascialo seccare senza
sole per spazio d’alcuni dì. Quando è ben secco, abbi una tavoletta ben piana, foderata o di
tela nera o di zendado, e abbi un tuo studietto, dove alcuna persona non ti dia impaccio nes-
suno, e che abbi solo una finestra impannata; alla quale finestra metterai il tuo desco siccome
da scrivere, in forma che la finestra ti batta sopra il capo, staendo tu volto col viso alla
detta finestra; il tuo vetro disteso in su detta tela nera. Poi abbi una agugella legata in
una asticciuola, sì come fusse un pennelletto di vaio, e che sia ben sottile di punta; e col
nome di Dio il comincia leggermente a disegnare con questa agugella quella figura che
vuoi fare... perchè il detto lavoro non si può fare se non di punta... E dotti questo con-
siglio : che il dì che vuoi lavorare nella detta opera, tiene il dì dinanzi la mano a collo o
vuoi in seno, per averla bene scarica e temperata di sangue e di fatica.