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PIETRO TOESCA
Avendo il tuo disegno fornito, e vuoi grattare via certi campi che comunemente si
sogliono mettere d’azzurro oltramarino o ad olio, togli uno stile di piombo e va fregando
sopra il detto oro, che tei leva pulitamente via, e va nettamente dirieto ai contorni della
figura. Quando così hai fatto, togli di più colori macinati ad olio, sì come azzurro oltre-
marino, negro, verderame, o lacca : e se vuoi alcuno vestire o riverscio che risprenda in
verde, metti verde ; se vuoi lacca, metti in lacca ; se vuoi in negro, metti in negro. Ma
sopra tutto il negro avanza; chè ti scolpisce le figure meglio che nessuno altro colore... ».1
Così l’arguto Cennino ci introduce nella bottega di un pittore della fine del Trecento :
assistiamo alla preparazione e alla cauta esecuzione di quei vetri messi d’oro lavorato a
Fig. 2—-Arte renana del 1450 circa: Madonna
Torino, Museo Civico
graffito — dietro l’oro, perchè traspaiano attraverso i graffiti, il pittore distende talvolta sva-
riati colori — dei quali mi propongo di illustrare ora una prima serie.2
Tempo innanzi il monaco Teofilo aveva insegnato come si potessero ornare di figure
d’oro o d’argento coppe di vetro; ritagliare le immagini nella foglia preziosa, applicarle
sulla coppa e ricoprirle di una polvere di vetro che, fusa nel forno, le protegga di un sottile strato
cristallino.3 Tale tecnica, da Teofilo attribuita ai bizantini, corrisponde a quella dei vetri
dorati e graffiti dell’epoca romana;4 essa richiedeva una certa esperienza dell’arte vetraria
1 Cennino Cennini, Il libro dell’Arte, Firenze,
1859, pag. 123, cap. CLXXII : «come si lavora in
opera musaica per adornamento di reliquie ».
2 I vetri eseguiti con la suddetta tecnica furono
indicati, durante lo scorso secolo, col nome di eglo-
misés, ma E. Molinier ha dimostrato quanto tale
denominazione sia irragionevole (Collectìon Spi/zer,
Paris, 1891, voi. Ili, pag. 52 e seg,). Italianamente
si possono designare come vetri a oro con graffiti.
3 Tiieophili, Dìversarum artium schedula, edizione
G. Bontemps, Parigi, 1876, cap. XIII : « De vitreis
scyphis quae Graeci auro et argento decorant ».
4 Cfr. Vopel, Die altchristl. Goldglàser, Freiburg
i. B., 1899.
PIETRO TOESCA
Avendo il tuo disegno fornito, e vuoi grattare via certi campi che comunemente si
sogliono mettere d’azzurro oltramarino o ad olio, togli uno stile di piombo e va fregando
sopra il detto oro, che tei leva pulitamente via, e va nettamente dirieto ai contorni della
figura. Quando così hai fatto, togli di più colori macinati ad olio, sì come azzurro oltre-
marino, negro, verderame, o lacca : e se vuoi alcuno vestire o riverscio che risprenda in
verde, metti verde ; se vuoi lacca, metti in lacca ; se vuoi in negro, metti in negro. Ma
sopra tutto il negro avanza; chè ti scolpisce le figure meglio che nessuno altro colore... ».1
Così l’arguto Cennino ci introduce nella bottega di un pittore della fine del Trecento :
assistiamo alla preparazione e alla cauta esecuzione di quei vetri messi d’oro lavorato a
Fig. 2—-Arte renana del 1450 circa: Madonna
Torino, Museo Civico
graffito — dietro l’oro, perchè traspaiano attraverso i graffiti, il pittore distende talvolta sva-
riati colori — dei quali mi propongo di illustrare ora una prima serie.2
Tempo innanzi il monaco Teofilo aveva insegnato come si potessero ornare di figure
d’oro o d’argento coppe di vetro; ritagliare le immagini nella foglia preziosa, applicarle
sulla coppa e ricoprirle di una polvere di vetro che, fusa nel forno, le protegga di un sottile strato
cristallino.3 Tale tecnica, da Teofilo attribuita ai bizantini, corrisponde a quella dei vetri
dorati e graffiti dell’epoca romana;4 essa richiedeva una certa esperienza dell’arte vetraria
1 Cennino Cennini, Il libro dell’Arte, Firenze,
1859, pag. 123, cap. CLXXII : «come si lavora in
opera musaica per adornamento di reliquie ».
2 I vetri eseguiti con la suddetta tecnica furono
indicati, durante lo scorso secolo, col nome di eglo-
misés, ma E. Molinier ha dimostrato quanto tale
denominazione sia irragionevole (Collectìon Spi/zer,
Paris, 1891, voi. Ili, pag. 52 e seg,). Italianamente
si possono designare come vetri a oro con graffiti.
3 Tiieophili, Dìversarum artium schedula, edizione
G. Bontemps, Parigi, 1876, cap. XIII : « De vitreis
scyphis quae Graeci auro et argento decorant ».
4 Cfr. Vopel, Die altchristl. Goldglàser, Freiburg
i. B., 1899.