OPERE D'ARTE NEL PALAZZO MARULLO DI CASTELLACI
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letto. Questi, negli ultimi anni della sua vita, ebbe frequenti rapporti con la Sicilia, ove
mandò due opere che sfuggirono ai suoi biografi, persino al diligentissimo Mayer : la Depo-
sizione, che si conserva a Messina in un oratorio annesso alla chiesa di Gesù e Maria, e il
San Girolamo di Ragusa, nel quale per vero il maestro non fece che ripetere una delle
sue consuete figure di vegliardi emaciati, incartapccoriti, atteggiati a meditazione o a pre-
ghiera. E il lettore può giudicarne dalla riproduzione.
Il San Girolamo è segnato a lettere corsive nere, grandi e regolari: Jtisepe de Ribera
espahol. Segue la data, che la vernice, onde il quadro è ricoperto, impedisce di leggere
Jusepe de Ribera: San Gerolamo. Ragusa, Collezione Castellaci
facilmente; pare un 1652 (?). Se così è, l’opera appartiene all’anno stesso della morte del
pittore, e mostra inalterata in lui sino al termine della vita, la facile virtuosità del pennello,
la ricerca sapiente dell’effetto coloristico.
Nient’altro di particolarmente notevole è fra le pitture straniere. Un San Francesco
sorretto da due angioli pare un’imitazione del Murillo ; una Pietà, a mezze figure piccole,
spetta a quell’arte spagnola crudamente realistica, che ha nel Moralès il suo principale
rappresentante. Durante il Seicento ebbero molta voga in Sicilia le pitture di tal genere,
e ne troviamo ancora un po’ dappertutto, 1 come quasi a contrasto vi troviamo pure fre-
1 Opera di un imitatore dei Moralès è per esempio Palermo. Del Moralès stesso non esistono a mia cono-
il Cristo, attribuito al Correggio, nella Pinacoteca di scenza opere in Sicilia, salvo forse una Maddalena
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letto. Questi, negli ultimi anni della sua vita, ebbe frequenti rapporti con la Sicilia, ove
mandò due opere che sfuggirono ai suoi biografi, persino al diligentissimo Mayer : la Depo-
sizione, che si conserva a Messina in un oratorio annesso alla chiesa di Gesù e Maria, e il
San Girolamo di Ragusa, nel quale per vero il maestro non fece che ripetere una delle
sue consuete figure di vegliardi emaciati, incartapccoriti, atteggiati a meditazione o a pre-
ghiera. E il lettore può giudicarne dalla riproduzione.
Il San Girolamo è segnato a lettere corsive nere, grandi e regolari: Jtisepe de Ribera
espahol. Segue la data, che la vernice, onde il quadro è ricoperto, impedisce di leggere
Jusepe de Ribera: San Gerolamo. Ragusa, Collezione Castellaci
facilmente; pare un 1652 (?). Se così è, l’opera appartiene all’anno stesso della morte del
pittore, e mostra inalterata in lui sino al termine della vita, la facile virtuosità del pennello,
la ricerca sapiente dell’effetto coloristico.
Nient’altro di particolarmente notevole è fra le pitture straniere. Un San Francesco
sorretto da due angioli pare un’imitazione del Murillo ; una Pietà, a mezze figure piccole,
spetta a quell’arte spagnola crudamente realistica, che ha nel Moralès il suo principale
rappresentante. Durante il Seicento ebbero molta voga in Sicilia le pitture di tal genere,
e ne troviamo ancora un po’ dappertutto, 1 come quasi a contrasto vi troviamo pure fre-
1 Opera di un imitatore dei Moralès è per esempio Palermo. Del Moralès stesso non esistono a mia cono-
il Cristo, attribuito al Correggio, nella Pinacoteca di scenza opere in Sicilia, salvo forse una Maddalena