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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 4
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0349

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MISCELLANEA

299

Londra, ecc. Il gotico di questo piccolo maestro con-
siste in un addensamento di forme vegetali, di foglie
che si ripiegano vizze e si arricciano sui rami scavezzi,
e di pine o more o grosse fragole che s’internano
tra foglia e foglia; gli steli non seguono le linee curve
delle cornici, non emergono dalla stessa radice, non
spuntano l’uno dall’altro, non si svolgono d’accordo,
e, quando si aggirano in monotone spire, le frondi
non ne seguono il moto.

Sotto le cuspidi acute, egli colloca conchiglie quali
nimbi intorno ad angioletti ; presso nicchie gotiche
limitate da colonne tortili, pone altre nicchiette tra
pilastrini ; mentre fa salire le punte ne’ coronamenti
degli altari come aste dentate, mette nei fondi pro-
spettive tirate a linee orizzontali e parallele secondo
le forme dette del Rinascimento. Questo contrasto
dell’antico e del nuovo, del gotico e delle forme no-
strane, si nota nelle opere indicate e in altre dello
stesso maestro. Così nelle sue figure architettate in
gran furia, nelle Madonne con drappi piegati e ripie-
gati sulle teste dalla fronte alta e bombata, dal labbro
superiore sopravanzante, dal mento breve.

Il facilone cercò coll’umile arte sua di servire a
committenti modesti. Una delle ultime sue opere è
probabilmente il sepolcro in terracotta di Antonio
Roselli (t 1467) a San Francesco di Arezzo. Povero
monumento per il lettore dello studio di Padova che
fu detto per antonomasia « il monarca della sapienza »
e il «Licurgo» o il «Solone» dell’età sua. Sotto un
arco lobato è steso il defunto sul sarcofago limitato da
una cornice a dentelli ; sulla parete di fondo s’innalzano
un monte col Crocefisso e con la Maddalena che si
stringe alla croce, e due promontori, di qua e di là,
sui quali la Vergine e San Giovanni stanno come
sulle volute simmetriche d’un reliquiario; sul sarco-
fago, entro quadrilobi, si presentano tre Santi con
berrettone in capo, come tre magistrati; intorno ai
quadrilobi sì stendono, si stringono, s’adattano le
ali de’ cherubini, mentre tra uno spazio e l’altro ri-
masto vuoto si dispongono le foglie cadenti, come
bruciate dalla brina, aggrinzate, morte.

Tra queste opere, noverate come parte del gruppo
del cosidetto maestro della cappella Pellegrini, non
possiamo assegnare i rilievi che adornano le pareti
di questa, tanto inferiori a quelli indicati sin qui. Ap-
partengono a uno scultore ignaro d’ogni legge pro-
spettica, a un figurinaio che fa più grandi le figure
ne’ piani lontani invece che nei primi, e attacca loro
le gambe come fossero marionette, e dà loro teste
infantili; taglia la creta, la solca rudemente, e la pun-
teggia come se facesse uso del trapano. Si osservi la
Natività nella cappella Pellegrini con tutto quel pa-
rallelismo di linee tracciate all’ingrosso nella capanna,
nei fusti d’alberi simili a polipai, a coralli convergenti
da rocce. Nell’Adorazione de' Magi si vedon pure gli
stessi alberi, le stesse pieghe addentrate delle vesti-

menta delle figure, le rocce disegnate come su una
carta geografica in rilievo, gli animali mal costruiti,
informi giuocattoli. Tutto è fatto a colpi di stecca,
dati in fretta e furia entro le forme sommarie messe
insieme a pastelli di creta. Par che l’artista ripeta
cose per sentita dire, senz’averne una precisa cogni-
zione : nella Deposizione dalla Croce gli angioli volano
intorno alla croce, come se ancora ci fosse Cristo in-
fisso. Anche ripete motivi a caso: là dov’è figurato
il committente ginocchioni, stanno due putti che re-
cano un vaso, a mo’ di due portadoccia.

Questo maestro della cappella Pellegrini mostra la
derivazione grossolana delle forme dell’altare delle
statuine del Duomo di Modena e delle altre analoghe
a quelle qui annoverate. Può dirsi tuttavia che con
quasi tutte le opere indicate dal Bode a riscontro
della cappella Pellegrini i rapporti son deboli, e stanno
solo in quella specie d’arte popolare, frettolosa, ri-
producente forme gotiche all’ingrosso, sgrammaticata
e povera. E una specie d’arte spontanea, che asso-
miglia a quella degli intagliatori tedeschi del Quattro-
cento. Tutta quella produzione in terracotta ha una
stessa aria di famiglia, ma è molto differente da pezzo
a pezzo. La cappella Pellegrini e i frammenti dell’al-
tare che l'adornava, ora nel museo civico di Verona,
stanno a sè, bene distinti quasi da tutto il resto con
cui si vollero associare. È probabile che il loro autore
veronese abbia appreso l’arte dal plastico emiliano
prossimo ai Delle Masegne e a Jacopo della Quercia.
Fu espresso il sospetto che si trattasse o di Dello
Delli o di un altro artista fiorentino Nanni di Bartolo,
detto il Rosso ; ma l’identificazione col primo è im-
possibile per la mancanza d’ogni sua opera certa, col
secondo è assurda per le qualità delle opere del coo-
peratore di Donatello, l’autore del monumento Bren-
zoni in San Fermo di Verona. Di altri maestri fio-
rentini che lavorarono nell’Italia superiore ricordiamo
Cristoforo da Firenze, il quale scolpì nel 1427 una
Vergine goticizzante in marmo, per la cattedrale di
Ferrara, collocata sopra la porta, nell’arcata di mezzo
del loggiato; e Michele di Nicolaio o Michele della
Scalcagna, detto in un documento ferrarese del I44T.
« ottimo fabbricante di figure » : trattasi dello stesso
scultore che aiutò il Ghiberti nel lavoro della terza
porta, ma più non esistono tracce di quelle figure di
terracotta da lui eseguite per ordine di Lionello d’Este
marchese di Ferrara. Ad ogni modo, anche se si po-
tranno col tempo determinare terrecotte di questi o
d’altri maestri, esse saranno alcune del gruppo delle
opere indicate come del plastico della cappella Pel-
legrini, tante unità di un gran numero complesso.

Un plastico distinto dagli altri, superiore tuttavia
al veronese, è quello che ha eseguito una Madonnina
lattante nel museo di Berlino (n. ioS-h), incoronata
da due angioli che spiegano un drappo dietro alle
sue spalle. L’ identica formella si trova a Milano, nel
 
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