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MISCELLANEA
induce a ritenere anche quelli della collezione Mes-
singer della mano dello stesso artista.
La tecnica è assolutamente identica nei tre quadri,
eseguiti probabilmente dal Bernini a poca distanza
di tempo l'uno dall’altro, date le caratteristiche
fisionomiche proprie della stessa età, anzi si può
dire di uno stesso momento nella vita dell’artista.
E questo momento è da determinarsi negli anni
che seguirono immediatamente 1’ elezione di Ur-
bano Vili (1623), e nei quali il Bernini attese assi-
duamente alle pittura. L’età infatti che può assegnarsi
all’artista, nato nel 1598, è quella di chi ha da poco
superato i 25 anni, benché possa sembrare anche di un
poco maggiore. Ma ciò non deve farci meraviglia
perchè noi sappiamo che il Bernini in quegli anni era
alquanto sofferente in salute.
E interessante per noi osservare questi ritratti colla
scorta delle parole scritte del Baldi nucci stesso: «Fu
il cav. Gio. Lorenzo Bernini uomo di giusta statura,
di carni alquanto brune, di nero pelo, che poi inca
liuti l’età. Ebbe occhio spiritoso, e vivace con forte
guardatura, ciglia grandi e di lunghi peli; fu ardente
nell’operazioni e col suo parlare efficacemente impri-
meva.
« Nel comandare, con nulla più che col solo sguardo,
atterriva; fu assai disposto all’ira, onde facilmente
si accendeva, e a chi di ciò il biasimava, rispon-
deva, che quello stesso fuoco, che più degli altri
era solito infiammarlo, facevaio anche operare assai
più che altri non soggetti a tal passione non fanno.
«'Questo stesso naturale caloroso tennelo fino al-
l’età di 40 anni in istato di poca, sanità, onde non
poteva senza danno di quella soffrire non che i
raggi del sole, gli stessi riverberi, che però fu solito
patire di emicrania. Coll’avanzarsi poi degli anni, sce-
mando l’eccendente calore, si condusse a stato di
perfetta salute, la quale egli poi si godè fino all’ultima
sua infermità».
Abbiamo detto che le opere pittoriche del Bernini
sono oggi di un’estrema rarità. Noi sappiamo infatti
che egli distrusse in seguito molte pitture che aveva
eseguito negli anni giovanili, volendo che la sua fama
rimanesse attaccata soltanto alla sua produzione scul-
toria e architettonica. Fra i quadri del Bernini che si
sono conservati, il più noto è quello di San Maurizio
nella Galleria Vaticana dei Musaici, il quale dovette
essere forse eseguito in un tempo un poco anteriore
ai ritratti di cui ci occupiamo. Accanto ad alcune
scorrettezze di forme, e ad alcune trascuratezze di
tecnica, esso rivela una foga pittorica non comune,
una bravura rara nella larghezza della pennellata e
nell’impasto grasso e robusto, qualità che per certi
lati permettono di riavvicinarlo ai ritratti della colle-
zione Messinger. Ma in questi il Bernini si mostra
più'altamente pittore. La testa magra e nervosa è mo-
dellata sapientemente, con un colore di una tonalità
bassa e sobria. Gli occhi vivacissimi penetrano nella
mente dell’osservatore con una efficacia inquietante,
specialmente nel ritratto più grande (tìg. 2). La bocca
è sormontata da baffi non troppo lunghi. Un breve
pizzo ricuopre il mento. Una particolarità caratteri-
stica che si riscontra ugualmente, insieme a molte
altre, in questo ritratto ed in quello degli Uffizi, è il
segno scuro che segna duramente la linea di divisione
fra le labbra. Anche i capelli sono trattati in un
modo del tutto analogo, specialmente nell’ attacca-
tura intorno alla fronte, segnata con grande spiglia-
tezza, dal colore stesso delle carni che si prolunga
fluidamente nelle chiome, con pennellate larghe e
sicure.
L’altra testa della collezione Messinger (fig. 3) di
proporzioni un poco più grandi del vero, è, come
abbiamo detto, eseguita con minor cura, ma non con
minor efficacia rappresentativa e con minore forza
pittorica. Non sembra davvero la pittura di uno seni
tore, ma bensì quella di un grande pittore che co-
nosce a fondo tutti i segreti della sua arte. Essa ha
del Velasquez la grandezza e la larghezza del model-
lato, la visione vivamente intuitiva del vero. L’ese-
cuzione è rapidissima di una spontaneità sorprendente ;
ed appunto per questo rivela certe qualità di impasto
anche superiori alla precedente: essa è buttata giù
con pennello denso di colore, con una tecnica inter-
rotta, aperta, trasparente. La visione del chiaroscuro
che modella le forme è di una giustezza meravigliosa,
e ci fa rimpiangere che il Bernini non abbia potuto
applicarsi con maggiore assiduità alla pittura di ri-
tratti, nei quali avrebbe raggiunto una potenza non
inferiore a quella dei suoi busti scolpiti.
I due ritratti della collezione Messinger vengono
così a gettare una nuova luce sulla attività pittorica
del Bernini, ,e ad aggiungere un prezioso materiale
iconografico a quello preesistente.
I principali ritratti del Bernini conosciuti sino ad
ora (Vedi S. Fraschetti, Il Bernini, pag. 432) erano,
per ordine cronologico, i seguenti : Il primo, un ritratto
inciso da Ottavio Leoni (Biblioteca Sarti, collezione di
ritratti di Ottavio Leoni, segn. 57, E, 26) nel quale
il Bernini è rappresentato in età di 25 anni. Un se-
condo ritratto eseguito a carbone esistente nella col-
lezione Chigi, rappresenta il Bernini in età un poco
più avanzata del precedente, ed è dovuto forse alla
mano di qualche scolaro. Un terzo, disegnato a san-
guigna, di mano dello stesso Bernini, esiste nella
Galleria Corsini a Roma. Un quarto, ad olio, nella
Galleria degli Uffizi, ed è quello che abbiamo già ri-
cordato. Nella raccolta Chigi esiste ancora un altro
disegno (50), eseguito con grande vigoria, forse dal-
l’artista stesso, e rappresenta il Bernini di faccia,
in una posa ed in una età prossima a quella dei ri-
tratti degli Uffizi e della collezione Messinger.
Dai ritratti giovanili sopra ricordati si passa a quelli
MISCELLANEA
induce a ritenere anche quelli della collezione Mes-
singer della mano dello stesso artista.
La tecnica è assolutamente identica nei tre quadri,
eseguiti probabilmente dal Bernini a poca distanza
di tempo l'uno dall’altro, date le caratteristiche
fisionomiche proprie della stessa età, anzi si può
dire di uno stesso momento nella vita dell’artista.
E questo momento è da determinarsi negli anni
che seguirono immediatamente 1’ elezione di Ur-
bano Vili (1623), e nei quali il Bernini attese assi-
duamente alle pittura. L’età infatti che può assegnarsi
all’artista, nato nel 1598, è quella di chi ha da poco
superato i 25 anni, benché possa sembrare anche di un
poco maggiore. Ma ciò non deve farci meraviglia
perchè noi sappiamo che il Bernini in quegli anni era
alquanto sofferente in salute.
E interessante per noi osservare questi ritratti colla
scorta delle parole scritte del Baldi nucci stesso: «Fu
il cav. Gio. Lorenzo Bernini uomo di giusta statura,
di carni alquanto brune, di nero pelo, che poi inca
liuti l’età. Ebbe occhio spiritoso, e vivace con forte
guardatura, ciglia grandi e di lunghi peli; fu ardente
nell’operazioni e col suo parlare efficacemente impri-
meva.
« Nel comandare, con nulla più che col solo sguardo,
atterriva; fu assai disposto all’ira, onde facilmente
si accendeva, e a chi di ciò il biasimava, rispon-
deva, che quello stesso fuoco, che più degli altri
era solito infiammarlo, facevaio anche operare assai
più che altri non soggetti a tal passione non fanno.
«'Questo stesso naturale caloroso tennelo fino al-
l’età di 40 anni in istato di poca, sanità, onde non
poteva senza danno di quella soffrire non che i
raggi del sole, gli stessi riverberi, che però fu solito
patire di emicrania. Coll’avanzarsi poi degli anni, sce-
mando l’eccendente calore, si condusse a stato di
perfetta salute, la quale egli poi si godè fino all’ultima
sua infermità».
Abbiamo detto che le opere pittoriche del Bernini
sono oggi di un’estrema rarità. Noi sappiamo infatti
che egli distrusse in seguito molte pitture che aveva
eseguito negli anni giovanili, volendo che la sua fama
rimanesse attaccata soltanto alla sua produzione scul-
toria e architettonica. Fra i quadri del Bernini che si
sono conservati, il più noto è quello di San Maurizio
nella Galleria Vaticana dei Musaici, il quale dovette
essere forse eseguito in un tempo un poco anteriore
ai ritratti di cui ci occupiamo. Accanto ad alcune
scorrettezze di forme, e ad alcune trascuratezze di
tecnica, esso rivela una foga pittorica non comune,
una bravura rara nella larghezza della pennellata e
nell’impasto grasso e robusto, qualità che per certi
lati permettono di riavvicinarlo ai ritratti della colle-
zione Messinger. Ma in questi il Bernini si mostra
più'altamente pittore. La testa magra e nervosa è mo-
dellata sapientemente, con un colore di una tonalità
bassa e sobria. Gli occhi vivacissimi penetrano nella
mente dell’osservatore con una efficacia inquietante,
specialmente nel ritratto più grande (tìg. 2). La bocca
è sormontata da baffi non troppo lunghi. Un breve
pizzo ricuopre il mento. Una particolarità caratteri-
stica che si riscontra ugualmente, insieme a molte
altre, in questo ritratto ed in quello degli Uffizi, è il
segno scuro che segna duramente la linea di divisione
fra le labbra. Anche i capelli sono trattati in un
modo del tutto analogo, specialmente nell’ attacca-
tura intorno alla fronte, segnata con grande spiglia-
tezza, dal colore stesso delle carni che si prolunga
fluidamente nelle chiome, con pennellate larghe e
sicure.
L’altra testa della collezione Messinger (fig. 3) di
proporzioni un poco più grandi del vero, è, come
abbiamo detto, eseguita con minor cura, ma non con
minor efficacia rappresentativa e con minore forza
pittorica. Non sembra davvero la pittura di uno seni
tore, ma bensì quella di un grande pittore che co-
nosce a fondo tutti i segreti della sua arte. Essa ha
del Velasquez la grandezza e la larghezza del model-
lato, la visione vivamente intuitiva del vero. L’ese-
cuzione è rapidissima di una spontaneità sorprendente ;
ed appunto per questo rivela certe qualità di impasto
anche superiori alla precedente: essa è buttata giù
con pennello denso di colore, con una tecnica inter-
rotta, aperta, trasparente. La visione del chiaroscuro
che modella le forme è di una giustezza meravigliosa,
e ci fa rimpiangere che il Bernini non abbia potuto
applicarsi con maggiore assiduità alla pittura di ri-
tratti, nei quali avrebbe raggiunto una potenza non
inferiore a quella dei suoi busti scolpiti.
I due ritratti della collezione Messinger vengono
così a gettare una nuova luce sulla attività pittorica
del Bernini, ,e ad aggiungere un prezioso materiale
iconografico a quello preesistente.
I principali ritratti del Bernini conosciuti sino ad
ora (Vedi S. Fraschetti, Il Bernini, pag. 432) erano,
per ordine cronologico, i seguenti : Il primo, un ritratto
inciso da Ottavio Leoni (Biblioteca Sarti, collezione di
ritratti di Ottavio Leoni, segn. 57, E, 26) nel quale
il Bernini è rappresentato in età di 25 anni. Un se-
condo ritratto eseguito a carbone esistente nella col-
lezione Chigi, rappresenta il Bernini in età un poco
più avanzata del precedente, ed è dovuto forse alla
mano di qualche scolaro. Un terzo, disegnato a san-
guigna, di mano dello stesso Bernini, esiste nella
Galleria Corsini a Roma. Un quarto, ad olio, nella
Galleria degli Uffizi, ed è quello che abbiamo già ri-
cordato. Nella raccolta Chigi esiste ancora un altro
disegno (50), eseguito con grande vigoria, forse dal-
l’artista stesso, e rappresenta il Bernini di faccia,
in una posa ed in una età prossima a quella dei ri-
tratti degli Uffizi e della collezione Messinger.
Dai ritratti giovanili sopra ricordati si passa a quelli