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ANTONIO MUNOZ
secolo XVII, e si poteva credere che il pittore secentista avesse condotto l’opera sua sulle
tracce dell’antica. Ma oltreché quelle scene non sarebbero a posto in un battistero, i pochi
resti musivi rinvenuti al disotto accennano a scene assolutamente diverse dalle pitture che
li ricoprivano.
Dal punto di vista della tecnica i musaici di San Giovanni in Fonte sono di un grande
interesse : essi offrono una specie di miscuglio tra la maniera che si riscontra nei musaici
antichi dei pavimenti di Pompei e di Roma, con i passaggi dalle luci alle ombre sapien-
temente degradati, e la maniera che poi sarà propria dell’età medioevale, con bruschi
passaggi dalle tinte tenui alle più cupe. Quanto allo stile, i confronti con le pitture contem-
poranee delle catacombe non possono essere troppo stretti data la differenza della tecnica ;
di più i pittori delle catacombe, tutti rivolti al valore simbolico delle loro figurazioni, si
limitavano più spesso ad abbozzare e schizzare rapidamente in pochi tratti le figure delle loro
Simbolo di San Matteo
Napoli, San Giovanni in Fonte
composizioni, mentre nei musaici di necessità i lineamenti vengono ad essere ben netti, le
figure quasi ritagliate sui fondi, le pieghe e i contorni fortemente tracciati.
A San Giovanni in Fonte i santi rappresentati sulle pareti ai lati delle finestre, che
certamente raffigurano dei martiri napoletani poiché trovano perfetto riscontro in quelli
delle catacombe di San Gennaro, sono, tranne quello barbato, un prodotto d’arte puramente
locale : la costruzione delle teste è tutta classica, i visi sono larghi e ben modellati, gli occhi
rotondi, le pose corrette. Questo stesso stile pieno di classica divinità appare nella scena
della pesca miracolosa, nella decorazione delle cornici portanti motivi di animali e di piante,
e nei simboli degli evangelisti posti nelle nicchie.
Invece nella rappresentazione della Samaritana al pozzo, in quella delle nozze di Cana,
e nell’altra della traditio legis, appaiono caratteri tutti diversi. Grandi passaggi non attenuati
da luci ad ombre, specialmente nei visi che paiono così segnati da rughe; occhi profondi,
incavati, le pieghe formate da grossi solchi neri nelle carni predomina il verde chiaro, che
digrada nei contorni in bianco lattiginoso. Il Cristo nella scena della traditio legis, col viso
che si va restringendo verso il mento mentre presenta un allargamento eccessivo alle tempie,
secondo il tipo che troveremo poi comune in tutta l’arte dei secoli posteriori, non ha, niente
a che fare con quello della pesca miracolosa, classico, imberbe : in questa scena è il Cristo
ANTONIO MUNOZ
secolo XVII, e si poteva credere che il pittore secentista avesse condotto l’opera sua sulle
tracce dell’antica. Ma oltreché quelle scene non sarebbero a posto in un battistero, i pochi
resti musivi rinvenuti al disotto accennano a scene assolutamente diverse dalle pitture che
li ricoprivano.
Dal punto di vista della tecnica i musaici di San Giovanni in Fonte sono di un grande
interesse : essi offrono una specie di miscuglio tra la maniera che si riscontra nei musaici
antichi dei pavimenti di Pompei e di Roma, con i passaggi dalle luci alle ombre sapien-
temente degradati, e la maniera che poi sarà propria dell’età medioevale, con bruschi
passaggi dalle tinte tenui alle più cupe. Quanto allo stile, i confronti con le pitture contem-
poranee delle catacombe non possono essere troppo stretti data la differenza della tecnica ;
di più i pittori delle catacombe, tutti rivolti al valore simbolico delle loro figurazioni, si
limitavano più spesso ad abbozzare e schizzare rapidamente in pochi tratti le figure delle loro
Simbolo di San Matteo
Napoli, San Giovanni in Fonte
composizioni, mentre nei musaici di necessità i lineamenti vengono ad essere ben netti, le
figure quasi ritagliate sui fondi, le pieghe e i contorni fortemente tracciati.
A San Giovanni in Fonte i santi rappresentati sulle pareti ai lati delle finestre, che
certamente raffigurano dei martiri napoletani poiché trovano perfetto riscontro in quelli
delle catacombe di San Gennaro, sono, tranne quello barbato, un prodotto d’arte puramente
locale : la costruzione delle teste è tutta classica, i visi sono larghi e ben modellati, gli occhi
rotondi, le pose corrette. Questo stesso stile pieno di classica divinità appare nella scena
della pesca miracolosa, nella decorazione delle cornici portanti motivi di animali e di piante,
e nei simboli degli evangelisti posti nelle nicchie.
Invece nella rappresentazione della Samaritana al pozzo, in quella delle nozze di Cana,
e nell’altra della traditio legis, appaiono caratteri tutti diversi. Grandi passaggi non attenuati
da luci ad ombre, specialmente nei visi che paiono così segnati da rughe; occhi profondi,
incavati, le pieghe formate da grossi solchi neri nelle carni predomina il verde chiaro, che
digrada nei contorni in bianco lattiginoso. Il Cristo nella scena della traditio legis, col viso
che si va restringendo verso il mento mentre presenta un allargamento eccessivo alle tempie,
secondo il tipo che troveremo poi comune in tutta l’arte dei secoli posteriori, non ha, niente
a che fare con quello della pesca miracolosa, classico, imberbe : in questa scena è il Cristo