CORRIERI
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sinora incerte, sconosciute e lontane dalle affannose
ricerche fatte in queste discipline dalla critica italiana
ed estera.
Dello stesso gruppo potrebbe far parte anche una
bellissima tavola rappresentante la Vergine col Bam-
bino, conservata nella Cappella di San Lorenzo al
Duomo, l’unica che conservi una iscrizione, e che
per fortuna degli studi porta anche la indicazione
dell’autore che è un Caciati di Ancona. Ai nomi dei
ben noti artisti di Fabriano, San Severino, Camerino
e Recanati, viene così ad aggiungersi questo di Caciati
che insieme con quello di Olivuccio de Ciccarello 1
rappresenterebbe degnamente la pittura della maggior
città marchigiana, che in quell’epoca attirava gli artisti
di mezza Italia, veneti, senesi, romagnoli ed umbri ;
da Guglielmo e Jacobello di Bonomo veneti a Tom-
maso da Foligno, padre di quel Bartolomeo che fu
maestro dell’Alunno, da maestro Giovanni di Stefano
scultore senese al pittore Andrea da Lucca, e a Simone
e Lippo Menimi senesi.
* * #
Annunciamo infine con infinito piacere che mercè
gli sforzi di un appassionato studioso marchigiano,
prof. D. Cesare Annibaldi, si è riusciti or ora a si-
stemare tutto il materiale artistico sparso nelle chiese
e negli edifici pubblici della città di Jesi. Come è a
tutti noto in questo storico centro di vita sono con-
servati otto lavori di Lorenzo Lotto nei quali si può
dire sono riassunte tutte le maniere tenute dal grande
artista veneto, dalla Pietà del 1512 in cui sono evi-
denti le molte derivazioni raffaellesche della prima
maniera, ai quadri eseguiti attorno al 1531, nel mo-
mento cioè in cui il grande artista raggiunse la su-
prema eccellenza della sua arte piena di fascino e d;
mistero, sempre luminosa e attraente, nella ricerca
degli effetti di chiaroscuro e nella grazia particolare
delle teste femminili.
Oltre al Lotto sonvi altre tele nelle quali non è
difficile rintracciare influenze crivellesche e quelle d
Cola dell’Amatrice, e alcuni interessanti bassorilievi
del Rinascimento. Nella Pinacoteca sono stati pure
sistemati convenientemente due superbi altari in terra
cotta smaltata, attribuiti all’artista locale Pietro Paolo
Agabiti vissuto nella prima metà del secolo xvi.
G. Aurini.
Notizie Romane.
Il nuovo piano regolatore per 1’ ampliamento di
Roma presentato all’ Amministrazione comunale dal-
l’ing. Sanjust de Teulada, e da questa con alcune
varianti approvato, coinvolge questioni di cosi vitale
1 A. Gianandrea. N. Rivista Miseria. Arcevia, dicembre 1890
interesse per i monumenti ed i ricordi dell'arte e della
storia, che ha sollevato in arme quanti amano reve-
rentemente Roma e la conoscono e la sanno com-
prendere. La triste èra delle demolizioni, iniziata col
precedente piano regolatore del 1883, che tanti edi-
fici e tante opere d’arte ha fatto scomparire e che ha
già tanto profondamente mutato il carattere di molti
punti della vecchia città, viene cosi ufficialmente ria-
perta con la nuova proposta, ed ancora minaccia mo-
numenti, fastosi ed umili, dell’arte del passato: o col
proporne la distruzione totale o parziale, o con tra-
sformarne le condizioni di ambiente, gli elementi
estrinseci a cui ne é indissolubilmente connesso il si-
gnificato storico ed estetico.
Occorre invero riconoscere come, in confronto del
precedente piano regolatore, che. se ragioni econo-
miche non fossero intervenute a limitarne l’attuazione,
avrebbe devastato e trasformato tutti i quartieri in-
terni della città, il nuovo studio rappresenti un vero
ed innegabile miglioramento. Ma pur ammettendo
questo, pur riconoscendo volentieri che la sicura con-
cezione tecnica del piano e la geniale sistemazione
data ad alcuni dei nuovi quartieri mostrano qualità
di coltura e d’ingegno in chi l’ha redatto, è tut-
tavia innegabile che, per ciò che riguarda la zona
centrale, le proposte non rispondano che parzialmente
ai criteri che dovrebbero essere fondamentali per chi
studii in una città, ove i secoli hanno accumulato ri-
cordi e manifestazioni artistiche, i problemi della nuova
viabilità e delle nuove costruzioni: criteri che consi-
stono principalmente nel procurare di non porre, per
quanto è possibile, lo sviluppo edilizio nuovo entro
il vecchio centro e non soffocarlo e non sovrappor-
vi ; ed infine nel non richiedere sacrifici di antiche
costruzioni, di opere d’arte, di memorie, di elementi
caratteristici, se non quando uno studio profondo e
completo ne abbia dimostrato la assoluta ed impre-
scindibile necessità di fronte alle esigenze della vita
moderna — esigenze che sarebbe assurdo e vano il
voler contrastare — e non abbia cercato di rendere
i danni meno gravi e meno irreparabili.
Questo coscienzioso studio analitico, ed in generale
questo senso di amore e di rispetto maucano, ovvero
appena si manifestano',nelle affrettate proposte. Sol-
tanto per alcune di esse valgono le ragioni della uti-
lità evidente e della entità relativamente non grande
dei danni da esse arrecate. Così, ad es., per la via che in
prolungamento di Via Milano unirà con una linea
retta la piazza del Popolo alla piazza S. Giovanni, se-
guendo il tracciato pianimetrico del piano di Sisto V,
bellissima via che soltanto potrebbe presentare incon-
venienti qualora la lunga galleria con cui sarà traver-
sato l’Esquilino venisse ad intersecare alcuna delle ca-
tacombe del colle ; così per l’allargamento di Via della
Croce e l’isolamento del Mausoleo d’Augusto ; così
per la via parallela al Corso tra piazza Ss. Apostoli e
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sinora incerte, sconosciute e lontane dalle affannose
ricerche fatte in queste discipline dalla critica italiana
ed estera.
Dello stesso gruppo potrebbe far parte anche una
bellissima tavola rappresentante la Vergine col Bam-
bino, conservata nella Cappella di San Lorenzo al
Duomo, l’unica che conservi una iscrizione, e che
per fortuna degli studi porta anche la indicazione
dell’autore che è un Caciati di Ancona. Ai nomi dei
ben noti artisti di Fabriano, San Severino, Camerino
e Recanati, viene così ad aggiungersi questo di Caciati
che insieme con quello di Olivuccio de Ciccarello 1
rappresenterebbe degnamente la pittura della maggior
città marchigiana, che in quell’epoca attirava gli artisti
di mezza Italia, veneti, senesi, romagnoli ed umbri ;
da Guglielmo e Jacobello di Bonomo veneti a Tom-
maso da Foligno, padre di quel Bartolomeo che fu
maestro dell’Alunno, da maestro Giovanni di Stefano
scultore senese al pittore Andrea da Lucca, e a Simone
e Lippo Menimi senesi.
* * #
Annunciamo infine con infinito piacere che mercè
gli sforzi di un appassionato studioso marchigiano,
prof. D. Cesare Annibaldi, si è riusciti or ora a si-
stemare tutto il materiale artistico sparso nelle chiese
e negli edifici pubblici della città di Jesi. Come è a
tutti noto in questo storico centro di vita sono con-
servati otto lavori di Lorenzo Lotto nei quali si può
dire sono riassunte tutte le maniere tenute dal grande
artista veneto, dalla Pietà del 1512 in cui sono evi-
denti le molte derivazioni raffaellesche della prima
maniera, ai quadri eseguiti attorno al 1531, nel mo-
mento cioè in cui il grande artista raggiunse la su-
prema eccellenza della sua arte piena di fascino e d;
mistero, sempre luminosa e attraente, nella ricerca
degli effetti di chiaroscuro e nella grazia particolare
delle teste femminili.
Oltre al Lotto sonvi altre tele nelle quali non è
difficile rintracciare influenze crivellesche e quelle d
Cola dell’Amatrice, e alcuni interessanti bassorilievi
del Rinascimento. Nella Pinacoteca sono stati pure
sistemati convenientemente due superbi altari in terra
cotta smaltata, attribuiti all’artista locale Pietro Paolo
Agabiti vissuto nella prima metà del secolo xvi.
G. Aurini.
Notizie Romane.
Il nuovo piano regolatore per 1’ ampliamento di
Roma presentato all’ Amministrazione comunale dal-
l’ing. Sanjust de Teulada, e da questa con alcune
varianti approvato, coinvolge questioni di cosi vitale
1 A. Gianandrea. N. Rivista Miseria. Arcevia, dicembre 1890
interesse per i monumenti ed i ricordi dell'arte e della
storia, che ha sollevato in arme quanti amano reve-
rentemente Roma e la conoscono e la sanno com-
prendere. La triste èra delle demolizioni, iniziata col
precedente piano regolatore del 1883, che tanti edi-
fici e tante opere d’arte ha fatto scomparire e che ha
già tanto profondamente mutato il carattere di molti
punti della vecchia città, viene cosi ufficialmente ria-
perta con la nuova proposta, ed ancora minaccia mo-
numenti, fastosi ed umili, dell’arte del passato: o col
proporne la distruzione totale o parziale, o con tra-
sformarne le condizioni di ambiente, gli elementi
estrinseci a cui ne é indissolubilmente connesso il si-
gnificato storico ed estetico.
Occorre invero riconoscere come, in confronto del
precedente piano regolatore, che. se ragioni econo-
miche non fossero intervenute a limitarne l’attuazione,
avrebbe devastato e trasformato tutti i quartieri in-
terni della città, il nuovo studio rappresenti un vero
ed innegabile miglioramento. Ma pur ammettendo
questo, pur riconoscendo volentieri che la sicura con-
cezione tecnica del piano e la geniale sistemazione
data ad alcuni dei nuovi quartieri mostrano qualità
di coltura e d’ingegno in chi l’ha redatto, è tut-
tavia innegabile che, per ciò che riguarda la zona
centrale, le proposte non rispondano che parzialmente
ai criteri che dovrebbero essere fondamentali per chi
studii in una città, ove i secoli hanno accumulato ri-
cordi e manifestazioni artistiche, i problemi della nuova
viabilità e delle nuove costruzioni: criteri che consi-
stono principalmente nel procurare di non porre, per
quanto è possibile, lo sviluppo edilizio nuovo entro
il vecchio centro e non soffocarlo e non sovrappor-
vi ; ed infine nel non richiedere sacrifici di antiche
costruzioni, di opere d’arte, di memorie, di elementi
caratteristici, se non quando uno studio profondo e
completo ne abbia dimostrato la assoluta ed impre-
scindibile necessità di fronte alle esigenze della vita
moderna — esigenze che sarebbe assurdo e vano il
voler contrastare — e non abbia cercato di rendere
i danni meno gravi e meno irreparabili.
Questo coscienzioso studio analitico, ed in generale
questo senso di amore e di rispetto maucano, ovvero
appena si manifestano',nelle affrettate proposte. Sol-
tanto per alcune di esse valgono le ragioni della uti-
lità evidente e della entità relativamente non grande
dei danni da esse arrecate. Così, ad es., per la via che in
prolungamento di Via Milano unirà con una linea
retta la piazza del Popolo alla piazza S. Giovanni, se-
guendo il tracciato pianimetrico del piano di Sisto V,
bellissima via che soltanto potrebbe presentare incon-
venienti qualora la lunga galleria con cui sarà traver-
sato l’Esquilino venisse ad intersecare alcuna delle ca-
tacombe del colle ; così per l’allargamento di Via della
Croce e l’isolamento del Mausoleo d’Augusto ; così
per la via parallela al Corso tra piazza Ss. Apostoli e