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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 5
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0520

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468

BIBLIOGRAFIA

molti denari e per altre cose sue. li 15 di febbraio 1443
Antonio Pisano si allontanò difatti da Venezia per due
mesi, a seconda della concessione avuta.

Ora queste notizie corrispondono con le altre da
noi possedute intorno al pittore conosciuto sin qui?
La prima notizia, quella del 1433 relativa a Antonio
Pisano di 36 anni contrasta assai con l’opinione in-
valsa per opera degli ultimi studiosi che gli affreschi
del palazzo ducale siano stati eseguiti da Gentile e
da Pisanello ad un tempo, tra il 1409 e il 1414. È
impossibile di credere che Pisanello adolescente sia
stato chiamato a dipingere i fasti della Serenissima.
Ma su quella prima notizia torneremo quando sia
sicura la identificazione di Antonio Pisano col cosidetto
Vittore Pisanello. Circa al partito preso da Antonio
Pisano per Gian Francesco Gonzaga, esso dovette
seguire la defezione del Gonzaga accaduta ai primi
di luglio del 1438 ; ma in quest’anno il nostro Pisa-
nello era a Ferrara. La medaglia da lui eseguita del-
l’Imperatore Giovanni Paleologo, giunto a quella
città il 4 marzo 1438 e rimastovi sino alla fine di
gennaio dell’anno seguente, basterebbe a dimostrare
che l’artista lavorava a Ferrara, mentre la sua città
era minacciata dal Gonzaga, non più Generale dei
Veneziani. E gli studi per la medaglia servono anche
ad assicurarci che proprio de visu a Ferrara, il Pisa-
nello eseguì l’opera.

Il 12 maggio 1439 questi è a Mantova, intento a
lavorare in una chiesa ; il 17 marzo 1441. ha lasciato
debiti presso la corte dei Gonzaga, che son notati
come pagabili con ritenuta sul suo salario; il 16 ago-
sto 1441 torna a Mantova con tre casse di robe e con
valigie da Ferrara, ove aveva a gara con Jacopo Bel-
lini ritratto Lionello d’Este; nel 27 febbraio del 1443
e nel 3 marzo dello stesso anno il Pisanello è a Fer-
rara, e fa sapere ai Gonzaga che non potrà più re-
carsi a Mantova, perchè altrimenti perderebbe tutti
i suoi beni. Qui veramente si ha l’incontro dei dati
conosciuti sin qui con gli altri testé pubblicati, per-
chè Antonio Pisano parte per Ferrara da Venezia
il 15 di febbraio 1443 con la facoltà di rimanere as-
sente due mesi. E proprio in que’ due mesi ecco il
nostro Pisanello a Ferrara, senza che possa partirsi
da questo luogo, e ripetere di non potere più recarsi
a Mantova perchè « così gli è comandato et che ve-
nendoze gli seriano tolti■ li suoi beni». Rimasto a
Ferrara i due mesi di licenza, potè però tornarvi
nell’anno stesso 1443, perchè ricevette colà una let-
tera dal marchese di Mantova il giorno 11 settembre
a proposito di un compenso da lui chiesto, e il 6 no-
vembre un’altra a proposito di un Redentore in tela da
lui dipinto, e l’i 1 maggio 1444, una terza a riguardo del
denaro dovutogli per lavori eseguiti alla corte di Gon-
zaga, e del quale voleva servirsi per recarsi a Napoli.

Insomma ora ci sembra provato, più che l’A. non
provi, l’identificazione di Antonio Pisano con il cosi-

detto Vittore Pisano. Vi è una corrispondenza di date
e di fatti che stringe ad ammetterla, nè gli altri do-
cumenti riferiti dall’A., quali le iscrizioni nell’Estimo
della contrada di San Paolo in Verona, negli anni
1443, 1445, 1446, 1 sono contraddetti da alcuna notizia.

Dunque Antonio Pisano, chiamato per errore Vittore
Pisanello dal Vasari in poi, nacque nel 1397-1398, da
Bartolomeo da Pisa drappiere e da Isabetta del quon-
dam Niccolò. I documenti portano a conchiusioni
importanti, anche maggiori di quelle biografiche del-
l’artista così riassunte dall’A. : « volle o fu costretto
nel 1438 ad assentarsi da Verona, e non potè riporre
stabilmente il piede nel territorio veneto che in fine
del 1442, dividendo poscia, almeno fino al 1447, la
sua dimora tra Verona e Ferrara, e ad ogni modo
figurando sempre come cittadino e contribuente vero-
nese». Sarebbe forse meglio di dare un riassunto a
questo modo: il Pisanello stette nel 1438 a Ferrara,
e da Ferrara si recò a Mantova, dove, fattosi fami-
liare del marchese Gian Francesco Gonzaga, parteggiò
per lui, lo seguì nella presa della sua città natale, e
gli rimase fedele, sino a che, fattasi la pace, si recò
a Venezia per non essere considerato ribelle, nel
marzo del 1442. Rimasto a Venezia per essere giudi-
cato dal Consiglio dei Dieci, solo nel 15 di febbraio 1443,
partì alla volta di Ferrara, con permesso di due mesi
di assenza e con proibizione di non andare in Verona
o in territorio veronese, nè a Mantova o in terre del
marchese di Mantova. Il Pisanello osservò la delibe-
razione del Consiglio dei Dieci, e perciò ottenne di
ritornare a Verona e a Ferrara, ove s’incontra di
nuovo nel settembre del 1443, e in seguito nel 1444
e nel 1445 e nel 1447. Però non divise la sua dimora
in questi ultimi anni soltanto tra Verona e Ferrara,
essendo stato certamente anche a Rimini, alla corte
di Sigismondo Pandolfo Malatesta, e, nel 1447, prima
di partire per Napoli, di bel nuovo a Mantova.

Precisate queste notizie biografiche, se ne può trarre
prò alla determinazione; primo, del tempo dell’ese-
cuzione delle pitture del palazzo ducale a Venezia
(la data proposta dall’Hill anteriore al 1415 diventa
inaccettabile) ; secondo, del tempo dell’esecuzione di
molte medaglie; terzo, del periodo di dimora del
Pisanello a Venezia (dal marzo del 1442 al 15 feb-
braio del 1443). L’A. alle notizie indicate ne aggiunge
una relativa alla data della morte del Pisanello.

Con documenti erronei si era designata la data
del 1455 o del 1456 invece dell’altra del 1451, che
molti tornavano ad accettare, benché l’ultimo bio-
grafo del Pisanello, G. F. Hill, propenda per il 1455.
L’A. crede di aggiungere una testimonianza diretta
a favore dei sostenitori di questa data: Bartolomeo

1 Non teniamo conto della notizia dell’iscrizione del 1447 nel-
1’ Estimo, perchè l’A, non se ne serve poi, e ci lascia in dubbio
che sia incorso un errore di itampa nella data del 1447 invece
dell’altra 1445.
 
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