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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 4
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Maione, Italo: Fra Giovanni Dominici e Beato Angelico, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0315

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FRA GIOVANNI DOMINICI

E BEATO ANGELICO

jjUANDO verso la fine del secolo XIV ed il principio del XV i germi umanistici gettati dal
Petrarca e dal Boccaccio, incominciarono a fruttificare, una voce solitaria si levò su la
turba degli uomini nuovi. Di chi era e che voleva questa voce? L’uomo era un frate e il suo
grido era il ritorno all’antico. Voce strana la sua, ma che pure scosse e turbò, ma che pure
ebbe eco, se anche per il momento, nella vita e nell’arte.

Giovanni Dominici, l’uomo vecchio che si contrapponeva, precorrendo il Savonarola, al
nuovo, fu un essere che, nato in uno stato di cose discorde con il suo spirito, sentì la portata
del suo tempo, ne capì i contrasti e le lotte. Compenetratosi del mondo che l’attorniava, ne
scindette le parti discordanti, le esaminò e si fortificò nell’antico, comparendogli il nuovo fonte
di disinganni e di delusioni, di piaceri passeggeri, a lui che era stato educato all’amore dei
vecchi padri della Chiesa.

Animato dallo spirito di Santa Caterina, che gli apparve in sogno, come egli dice, per
sottrarlo alla balbuzie, 'egli n’ebbe dalla santa quell’ impeto giovanilmente virile, che lo tra-
sportava ad ogni entusiasmo più schietto, che gli apriva l’anima alle idealità più sincere e più
belle, impeto che egli seppe infrenare con l’esame profondo sulla natura umana, con lo spirito
della carità, come egli diceva, che rinfiammava in ogni senso, sì da non tradurlo in una ma-
terialità di linguaggio.

In mezzo al mondo che l’attorniava egli si levò con impeto di lottatore e predicò l’an-
tico, un amore sconfinato per il Crocefisso, con quell’ impeto francescano che aveva ereditato
dalla santa di Siena.

La Firenze dei suoi tempi era una città in piena convulsione, in piena lizza d’interessi
e di partiti discordanti, che si contorceva negli spasimi d’un governo popolare che s’avviava
alla tirannide. Accanto ad un intenso movimento politico-sociale, si svolgeva un’attività nuova,
che richiamava l’uomo all’amore del bello, all’eleganza del mondo antico. Una smania di ricerca
e d’investigazione, per cui si mandava fin nel lontano Oriente alla ricerca dei codici, aveva
assalito mercanti e signori, ricchi e poveri. Accanto alle Associazioni d’arti e mestieri sorge-
vano quelle letterarie. Ovunque si richiamava a vita l’anima del passato. E Luigi Marsili,
Coluccio Salutati, Niccolò Niccoli, Emanuele Crisolora, Carlo Marsupini erano i rappresentanti
di « questo nascere di cose morte ».

Il senso della vita si faceva sentire come una fresca corrente che percorreva la società
da un capo all’altro, che partiva dagli studiosi e finiva nelle più basse sfere. Il popolo solo,
abbandonato a se stesso, o si perdeva nell’ira dei partiti o si riversava nella festa e vi s’ineb
briava ; il chiericato sembrava dimenticare l’obbligo del suo ministero.

Quando il Dominici comparve in un mondo cosiffatto, sembrò al popolo che lo vide che
ritornasse dai secoli andati uno degli antichi cristiani a richiamarlo a vita.

L’Arte. XVII, 36.
 
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