TRANSLAZIONE DEI PRINCIPI D'ACAIA E DI SAVOIA
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Che più, uno di essi, e dei più recenti, in una sua Storia
di Pinerolo narrata al popolo, scrisse perfino che quelle
ossa, dissepolte, giacessero abbandonate alle ingiurie atmo-
sferiche e degli uomini in un canto del giardino delle Suore
Giuseppine, il quale occupa appunto l'area, su cui s'ergeva
la demolita chiesa.
Su tale asserzione gravissima, che, se veritiera, impor-
tava accusa di irriverente trascuranza non solo per quelle
Suore, ma pell'intiera Cittadinanza, come Pinerolese e per
dovere di carica, chi scrive credette di richiamare l'atten-
zione del Consiglio Comunale di Pinerolo, nella seduta del
24 dicembre 1895, richiedendolo anzitutto di ordinare uffi-
ciali ricerche in quel giardino, per appurare se la cosa detta
era vera, ed in caso affermativo di far cessare immediata-
mente lo sconcio segnalato, dando pronta e decorosa se-
poltura a quei resti ; e quando ciò non fosse, la solennità
delle investigazioni praticatesi smentisse l'erronea notizia
le impedisse di prender consistenza e di propagarsi.
Inoltre il sottoscritto pregava quel Consesso di decre-
tare la collocazione d'una lapide sul muro che chiude quegli
orti, verso ponente, a ricordo della demolita chiesa, preziosa
tanto per le tombe che racchiudeva, quanto per le memorie
artistiche e storiche che evocava.
Ambedue quelle domande avendo ottenuta l'unanime
approvazione del Consiglio, si praticarono, d'ordine del Mu-
nicipio, nella susseguente primavera, accuratissime indagini
in quel giardino, le quali assodarono anzi tutto non esservi
in quel recinto traccia alcuna di ossa umane insepolte. Di
poi diedero agio a ricercare con scavi, non solo permessi,
ma favoriti dalla compiacenza di quelle Revdc Suore, l'esi-
stenza, o gli indizi d'un sepolcreto, in cur fossero stati riu-
niti i resti mortali di quei Principi, originariamente sepolti
in separati avelli, come potevano dar luogo a credere due
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Che più, uno di essi, e dei più recenti, in una sua Storia
di Pinerolo narrata al popolo, scrisse perfino che quelle
ossa, dissepolte, giacessero abbandonate alle ingiurie atmo-
sferiche e degli uomini in un canto del giardino delle Suore
Giuseppine, il quale occupa appunto l'area, su cui s'ergeva
la demolita chiesa.
Su tale asserzione gravissima, che, se veritiera, impor-
tava accusa di irriverente trascuranza non solo per quelle
Suore, ma pell'intiera Cittadinanza, come Pinerolese e per
dovere di carica, chi scrive credette di richiamare l'atten-
zione del Consiglio Comunale di Pinerolo, nella seduta del
24 dicembre 1895, richiedendolo anzitutto di ordinare uffi-
ciali ricerche in quel giardino, per appurare se la cosa detta
era vera, ed in caso affermativo di far cessare immediata-
mente lo sconcio segnalato, dando pronta e decorosa se-
poltura a quei resti ; e quando ciò non fosse, la solennità
delle investigazioni praticatesi smentisse l'erronea notizia
le impedisse di prender consistenza e di propagarsi.
Inoltre il sottoscritto pregava quel Consesso di decre-
tare la collocazione d'una lapide sul muro che chiude quegli
orti, verso ponente, a ricordo della demolita chiesa, preziosa
tanto per le tombe che racchiudeva, quanto per le memorie
artistiche e storiche che evocava.
Ambedue quelle domande avendo ottenuta l'unanime
approvazione del Consiglio, si praticarono, d'ordine del Mu-
nicipio, nella susseguente primavera, accuratissime indagini
in quel giardino, le quali assodarono anzi tutto non esservi
in quel recinto traccia alcuna di ossa umane insepolte. Di
poi diedero agio a ricercare con scavi, non solo permessi,
ma favoriti dalla compiacenza di quelle Revdc Suore, l'esi-
stenza, o gli indizi d'un sepolcreto, in cur fossero stati riu-
niti i resti mortali di quei Principi, originariamente sepolti
in separati avelli, come potevano dar luogo a credere due