bassi rilievi dell'arco di susa
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nel meridionale, che si presentava al Romano proveniente
dall'Italia, si veggono i patrii Dioscuri, il sacrifizio è com-
piuto da Cozzio come magistrato equestre in presenza del-
l'imperatore, che si trova al posto d'onore; al compatriotta
del prefetto, che scendeva dalle Alpi, questi appariva da solo,
sul lato settentrionale; i suoi figli, come principi ereditarii,
stanno nel luogo migliore. Anche nel fregio occidentale la
subordinazione di Cozzio ad Augusto è espressa solo con
leggere tinte. Ma questa sottile interpretazione riposa sopra
uno sbaglio. Le due faccie maggiori dell'arco non sono col-
locate come crede l'autore. La meridionale è rivolta verso
i monti, donde discende la strada delle Gallie; la setten-
trionale guarda la città e la strada che viene dall'Italia.
L'arco di Susa testimonia per lo Studniczka « le ten-
« denze particolaristiche del principe alpino mediatizzato »
(p. 9 e seg.). Che Cozzio abbia rimpianto la perduta indi-
pendenza nulla di più probabile, di più umano. I suoi sen-
timenti hanno dovuto essere uguali a quelli dei principotti
tedeschi dei nostri tempi. Ma trovare l'espressione, sia pure
alquanto velata, di questi sentimenti in un monumento eretto
alla potenza di Augusto, e che Augusto probabilmente ha
veduto, come osservammo nella nostra pubblicazione (p. 24),
questo ci sembra ardito oltre misura. L'arco segusino è
stato piuttosto il monumento, con cui Cozzio volle (o do-
vette) affermare la sua sottomessione per far dimenticare
quella resistenza, che da principio aveva tentato di fare al
signore di Roma (1).
(1) Ammiano Marcellino, XV, 10. Non vi è ragione per negare
questa resistenza; si può non di meno credere abbia avuto breve du-
rata (Mommsen, C. I. L., V, 'p. 808).
Ermanno Ferrerò.
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nel meridionale, che si presentava al Romano proveniente
dall'Italia, si veggono i patrii Dioscuri, il sacrifizio è com-
piuto da Cozzio come magistrato equestre in presenza del-
l'imperatore, che si trova al posto d'onore; al compatriotta
del prefetto, che scendeva dalle Alpi, questi appariva da solo,
sul lato settentrionale; i suoi figli, come principi ereditarii,
stanno nel luogo migliore. Anche nel fregio occidentale la
subordinazione di Cozzio ad Augusto è espressa solo con
leggere tinte. Ma questa sottile interpretazione riposa sopra
uno sbaglio. Le due faccie maggiori dell'arco non sono col-
locate come crede l'autore. La meridionale è rivolta verso
i monti, donde discende la strada delle Gallie; la setten-
trionale guarda la città e la strada che viene dall'Italia.
L'arco di Susa testimonia per lo Studniczka « le ten-
« denze particolaristiche del principe alpino mediatizzato »
(p. 9 e seg.). Che Cozzio abbia rimpianto la perduta indi-
pendenza nulla di più probabile, di più umano. I suoi sen-
timenti hanno dovuto essere uguali a quelli dei principotti
tedeschi dei nostri tempi. Ma trovare l'espressione, sia pure
alquanto velata, di questi sentimenti in un monumento eretto
alla potenza di Augusto, e che Augusto probabilmente ha
veduto, come osservammo nella nostra pubblicazione (p. 24),
questo ci sembra ardito oltre misura. L'arco segusino è
stato piuttosto il monumento, con cui Cozzio volle (o do-
vette) affermare la sua sottomessione per far dimenticare
quella resistenza, che da principio aveva tentato di fare al
signore di Roma (1).
(1) Ammiano Marcellino, XV, 10. Non vi è ragione per negare
questa resistenza; si può non di meno credere abbia avuto breve du-
rata (Mommsen, C. I. L., V, 'p. 808).
Ermanno Ferrerò.