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Bullettino di archeologia cristiana — 1.1863

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Nr. 4 (Aprile 1863)
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Prime origini della basilica di S. Clemente
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https://doi.org/10.11588/diglit.17350#0035

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— 27 —

antico dell' Eupluzio ambasciatore di Onorio. La riu-
nione di quei segni, che sotto l'iscrizione di Euplogio
sono delineati, il monogramma cioè costantiniano cir-
condato da corona, un ramoscello di palme ed il mo-
nogramma formato dalle due lettere PE, il cui signi-
ficato è tuttora oscuro, mi pare cosa non del secolo
quinto, ma piuttosto del quarto, nel quale ne abbiamo
un autorevole monumento dell'anno 363 (1). Laonde
cotesta lamina con l'iscrizione graffita posteriormente
a quella dell'acolito Vittore dimostra l'antichità della
memoria di queir acolilo, e conferma gli indizi, che
ce lo fanno credere contemporaneo o prossimo agli
anni di Costantino.

La basilica adunque di s. Clemente ne'primi tempi
della pace esisteva, ed aveva un clero proprio , che
da lei prendeva nome a dominico Clementis. Or cotesto
dominicum Clementis non sarebbe egli forse uno di quei
dominici, cioè luoghi di sacre adunanze e case del
Signore, in che i fedeli solevano celebrare i santi mi-
steri ne' secoli delle persecuzioni? 11 Rondinini nella
sua storia della nostra basilica risponde s\ (2). Esa-
miniamo le ragioni, che lo hanno persuaso in questa
sentenza, e vediamo se le nuove scoperte le raffermano
ovvero le oppugnano. Il Rondinini nota, che l'antica
fama e la concorde opinione degli scrittori delle sacre
memorie di Roma pone la casa paterna di s. Clemente
nel sito, ov'oggi è la chiesa a lui dedicata. Or è in-
dubitato, che i cristiani di Roma duranle i secoli dello
persecuzioni s'adunarono in case private, le quali con-
vertite poi dopo Costantino in basiliche ritennero il
nome de' fedeli e delle matrone, che le avevano da
principio date alla chiesa : e se que' fedeli e quelle
matrone ebbero gli onori de'santi, al nome ed al culto
loro le predette basiliche furono consecrate. Quest' è
l'origine delle nostre chiese di s. Pudenziana, di s. Ce-
cilia e di molte altre, nè diversa sembra al Rondi-
nini l'origine di quella di s. Clemente. Per giudicar
del valore di questo raziocinio fa d'uopo premettere,
che ne' primi anni della pace i cristiani non ebbero
in uso dar il nome d'alcun santo ad una chiesa o ad un
oratorio, se ivi non era o il sepolcro od alcuna me-
moria di quel santo medesimo. Laonde avendo noi la
testimonianza di s. Girolamo confermata dall'iscrizione
dell'acolito Vittore, che almeno fin dalla prima metà
del secolo quarto s. Clemente aveva in Roma una chie-
sa, che ne custodiva il nome e la memoria, di questo
sacro monumento dobbiamo cercare una ragione isto-
rica e locale. Al sepolcro di lui neanco si deve pen-
sare; nè quivi era quel sepolcro, nè poteva essere nel
cuore di Roma. Vediamo quali sono gli argomenti in
favore dell'opinione, che quivi fosse la casa paterna
del santo. Il libro pontificale nella vita di s. Clemente
lo dice nato in Roma da un Faustino nella regione del
Celio. Ora poiché appunto sul Celio è la basilica, di
che ragiono, gli scrittori delle cose romane hanno giu-
dicato , eh' essa sia stata dedicata nel silo della casa

di quel Faustino. E veramente poiché da una ragione
istorica e locale dobbiamo ripetere il nome, che porta
quella basilica, 1' indizio tolto dal libro pontificale è
così appropriato al caso nostro, ed ha tanta analogia
colle origini di molti altri antichissimi titoli della chiesa
romana, che sarebbe manifesta pazzia il non volerne
tener conto veruno.

Pure una grave autorità milita contro questa sen-
tenza, e sembra toglierle ogni valore. L'epistola prima
di s. Clemente ai Corintii pare dettato non di un cri-
stiano venuto alla fede dalla gentilità, ma di un cre-
dente di stirpe giudaica. Nè alla contraria testimonianza
del libro pontificale i critici danno peso; perocché
la credono fondata sugli apocrifi scritti Clementini,
ne'quali lutti sanno esser narrata la favola delle ri-
cognizioni, del padre cioè, della madre e de' fratelli
di s. Clemente pianti come morti, e poi l'un l'altro
maravigliosamente riconosciutisi (1). E veramente non
è da negare, che quell'antichissimo scritto divulgalo
in greco fin dal principio del secolo terzo, e da Rufino
sul finire del quarto volto in lingua latina, abbia avuto
grande voga nella slessa Roma. Me ne dà una prova
lampante il codice liturgico romano dell'età incirca di
s. Leone il grande, nel quale l'ufficio della festa di
s. Clemente è pieno di allusioni alle predette rico-
gnizioni (2). A quest'obbiezione si potrà rispondere,
che nell'epistola ai Corintii non abbiamo chiara testi-
monianza contro la patria e la famiglia romana di chi
la scrisse; che l'antico libro delle ricognizioni,
facilmente diè a s. Clemente genitori romani, perchè
quest' era la tradizione, che in Roma correva sulla
patria di quel famoso discepolo e successore di s. Pietro;
e che la liturgia romana, il libro pontificale e la basilica
sul monte Celio cospirano a persuaderci, che quella tra-
dizione ha esistito e non dee essere leggermente rifiu-
tala per fa\olosa. Ma io non ho mestieri di appigliarmi
a queste risposte.' Nei libri apocrifi clementini non è
giammai fatta parola del monte Celio, nè che ivi fosse
l'abitazione di s. Clemente o della famiglia di lui. Adun-
que il libro pontificale non potè da quelle favole trarre
l'indicazione dell'origine celimonlana di s. Clemente;
nè agli antichi fedeli la lettura delle ricognizioni fu
cagione, che da immemorabile età chiamassero col nome
di quel santo la chiesa, che avevano sul Celio. Rimane,
che quel nome sia una vera memoria di s. Clemente
trasmessa da generazione in generazione; il quale o nel
sito di quella chiesa abitò, od ivi almeno nella casa
d'alcuno tra i fedeli più facoltosi tenne le sacre adu-
nanze. E questa deduzione è palesemente concorde alle
parole di s. Girolamo, il quale non dice, che in Roma
era una chiesa dedicata a s. Clemente, ma che una
chiesa costruita in Roma avea conservato fino ai suoi
giorni la memoria di lui: nominis ejus memoriam usqne
hodie Romae exstructa ecclesia custodit.

Giunti a questo punto interroghiamo i monumenti
venuti in luce per le recenti escavazioni, e cerchiamo

(1) Inscr. christ. T. I, p. 88, ti. 159.

(2) Rondinini, De basii, s. Clem. p. 226 e <-egg.

(1) V. llefcle, Pati: apost. p. XV11I.

(2) V. S. Leonis opp. edil. Ballerin. T. Il, p. 142, l'ili.
 
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