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Pamfilo e che ivi ambedue insieme composero l'apolo-
gia di Origene (1), opera lunga e faticosa e che richie-
deva libri da consultare. Adunque noi sappiamo, che
s. Pamfilo ebbe durante la prigionia facoltà di scrivere,
di comporre libri, e di leggerne. Gli atti de'martiri, le
lettere di s. Cipriano, i documenti dello scisma de'Do-
natisti, le satire medesime de'pagani contro i cristiani
chiaramente ci mostrano, che sia per costume e modo
ordinario di trattare i rinchiusi ili prigione , sia per
cupidigia dei carcerieri, che vendevano a prezzo d'oro
siffatti favori, i fedeli avevano sovente facoltà di visi-
tare i confessori della fede, di confortarli, di recar loro
lettere e scritti. Per quello poi che spetta ai libri santi,
vero è che gli editti imperiali li volevano tutti ince-
neriti; ma alcuni magistrati più a martoriare i cristiani
nelle persone adoperarono la loro brutale ferocia, che
a perquisire minutamente i loro libri. La famosa bi-
li) Photii, Bibl. coi. 118.
blioteca raccolta dall'istesso Pamfilo in Cesarea scampò
dalle fiamme, e traversò pressoché illesa il turbine
della persecuzione. E Anullino proconsole dell'Africa
fatto certo che le scritture da lui date alle fiamme
erano libri di eretici, e che i veri codici sacri della
chiesa cartaginese erano nascosti in Carlagine, non se
ne diè verun pensiero, nò volle ceucarli (1). Ciò non
ostante un immenso numero di esemplari delle divine
scritture perì nella persecuzione dioclezianea: e pio e
sublime spettacolo è il vedere in quel tempo medesimo
s. Pamfilo insieme ad un altro confessore della fede
ne' ceppi e nelle angustie del carcere, colle membra
straziate e rotte per i sofferti tormenti, aspettando
l'estremo supplizio, inteso a riparare i danni fatti dal
furore idolatrico e a lasciare alla chiosa esemplari
de' sacri libri, eh' egli medesimo dichiara perfetti e
quasi al tutto irreprensibili.
(1) V. Augustini, Breviar. collat. Charlag. c. 13,
Epitaffi con date consolari rinvenuti in s. Lorenzo fuori delle mura.
L'abbondanza delle notizie da divulgare e il desi- quest'epitaffio è incerta; ma la sottigliezza della lastra e la
derio di trattar per disteso argomenti capaci d'istruire piccola dimensione delle lettere mi fanno credere che pro-
e dilettare la massima parte de'miei leggitori m'ha labilmente fu cemeteriale, cioè posta alla bocca d'un loculo
fatto differire di mese in mese la pubblicazione delle dl forma °rdl"aria in »n poeterò sotterraneo. Le lettere
iscrizioni fornite di certa data; le quali utilissime come PesS)m* c,.non comPltc S1. !C8S0™ f0SI- • • : ; «{!^ (r.ans;
,, , m ,. , . , Simo idiotismo per recassit prifaie .....afominisl nn (cioè
appendice a quelle già da me divulgale sono pero un nostnsJ YaleìJ(fnano et) fcfi Jin conmUbul
tema sovente assai arido e quasi mai dilettoso. Oggi
darò alle stampe gli epitaffi con date consolari rinve- Anno 400
nuti nella basilica di s. Lorenzo e nei circostanti se-
polcri; de'quali ho accennato la scoperta nelle notizie
del Febbrajo, dell'Aprile e del Giugno. Li disporrò
nella serie degli anni, ed a ciascuno soggiungerò le
notizie del trovamento e l'esame del modo di supplir-
ne le parti che mancano. Fatto questo, ne ragionerò
brevemente in ordine alla storia e alla scienza della
cristiana epigrafìa.
Anno 355
(vedi il fac-simile nella pagina seguente n. 1)
Nell'alto, che si dava alle stampe il bullettino, ho tro
FL stiLiconi VC cons
PETRONIA QVE VIXIT ANN-
PM QVINQVAGINTA DVO
DEIVK MAR BENEMERENTI
IN PACE
vato due altri frammenti di quest'epitaffio, perciò ne rimetto Grande lastra marmorea servita dapprima ad un sepolcro,
la trattazione al mese seguente. che certamente non era un semplice loculo cemeteriale, poscia
anno 370 adoperata a costruire un'arca, come l'iscrizione dell'anno 3K5.
. L'epitaffio é intero: Flavio Stiliconi (leggi StiliconeJ viro
(vedi il lac-Simile n. o) clarissimo consule Petronia qufaje vixit annos plus minus
Frammento di lastra sottile nel rovescio coperta di calce ; è quinquaginta duo deposita kalendis Martiis , benemerenti
stala affissa al pavimento della basilica. La prima origine di in pace.
Anno 409
hic
vi
IACET I^ABINIAODEI INIAMTABII^ES IN PACE QVE BIXIT ANNVS
VIRGO
VS MINVS XXXV DEPOSITA III NONAS APRIIJS CONSV^ATV
;DD NN HONORIO Vili ET TEODOSIO III AVQVSTIS CONS
Pamfilo e che ivi ambedue insieme composero l'apolo-
gia di Origene (1), opera lunga e faticosa e che richie-
deva libri da consultare. Adunque noi sappiamo, che
s. Pamfilo ebbe durante la prigionia facoltà di scrivere,
di comporre libri, e di leggerne. Gli atti de'martiri, le
lettere di s. Cipriano, i documenti dello scisma de'Do-
natisti, le satire medesime de'pagani contro i cristiani
chiaramente ci mostrano, che sia per costume e modo
ordinario di trattare i rinchiusi ili prigione , sia per
cupidigia dei carcerieri, che vendevano a prezzo d'oro
siffatti favori, i fedeli avevano sovente facoltà di visi-
tare i confessori della fede, di confortarli, di recar loro
lettere e scritti. Per quello poi che spetta ai libri santi,
vero è che gli editti imperiali li volevano tutti ince-
neriti; ma alcuni magistrati più a martoriare i cristiani
nelle persone adoperarono la loro brutale ferocia, che
a perquisire minutamente i loro libri. La famosa bi-
li) Photii, Bibl. coi. 118.
blioteca raccolta dall'istesso Pamfilo in Cesarea scampò
dalle fiamme, e traversò pressoché illesa il turbine
della persecuzione. E Anullino proconsole dell'Africa
fatto certo che le scritture da lui date alle fiamme
erano libri di eretici, e che i veri codici sacri della
chiesa cartaginese erano nascosti in Carlagine, non se
ne diè verun pensiero, nò volle ceucarli (1). Ciò non
ostante un immenso numero di esemplari delle divine
scritture perì nella persecuzione dioclezianea: e pio e
sublime spettacolo è il vedere in quel tempo medesimo
s. Pamfilo insieme ad un altro confessore della fede
ne' ceppi e nelle angustie del carcere, colle membra
straziate e rotte per i sofferti tormenti, aspettando
l'estremo supplizio, inteso a riparare i danni fatti dal
furore idolatrico e a lasciare alla chiosa esemplari
de' sacri libri, eh' egli medesimo dichiara perfetti e
quasi al tutto irreprensibili.
(1) V. Augustini, Breviar. collat. Charlag. c. 13,
Epitaffi con date consolari rinvenuti in s. Lorenzo fuori delle mura.
L'abbondanza delle notizie da divulgare e il desi- quest'epitaffio è incerta; ma la sottigliezza della lastra e la
derio di trattar per disteso argomenti capaci d'istruire piccola dimensione delle lettere mi fanno credere che pro-
e dilettare la massima parte de'miei leggitori m'ha labilmente fu cemeteriale, cioè posta alla bocca d'un loculo
fatto differire di mese in mese la pubblicazione delle dl forma °rdl"aria in »n poeterò sotterraneo. Le lettere
iscrizioni fornite di certa data; le quali utilissime come PesS)m* c,.non comPltc S1. !C8S0™ f0SI- • • : ; «{!^ (r.ans;
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appendice a quelle già da me divulgale sono pero un nostnsJ YaleìJ(fnano et) fcfi Jin conmUbul
tema sovente assai arido e quasi mai dilettoso. Oggi
darò alle stampe gli epitaffi con date consolari rinve- Anno 400
nuti nella basilica di s. Lorenzo e nei circostanti se-
polcri; de'quali ho accennato la scoperta nelle notizie
del Febbrajo, dell'Aprile e del Giugno. Li disporrò
nella serie degli anni, ed a ciascuno soggiungerò le
notizie del trovamento e l'esame del modo di supplir-
ne le parti che mancano. Fatto questo, ne ragionerò
brevemente in ordine alla storia e alla scienza della
cristiana epigrafìa.
Anno 355
(vedi il fac-simile nella pagina seguente n. 1)
Nell'alto, che si dava alle stampe il bullettino, ho tro
FL stiLiconi VC cons
PETRONIA QVE VIXIT ANN-
PM QVINQVAGINTA DVO
DEIVK MAR BENEMERENTI
IN PACE
vato due altri frammenti di quest'epitaffio, perciò ne rimetto Grande lastra marmorea servita dapprima ad un sepolcro,
la trattazione al mese seguente. che certamente non era un semplice loculo cemeteriale, poscia
anno 370 adoperata a costruire un'arca, come l'iscrizione dell'anno 3K5.
. L'epitaffio é intero: Flavio Stiliconi (leggi StiliconeJ viro
(vedi il lac-Simile n. o) clarissimo consule Petronia qufaje vixit annos plus minus
Frammento di lastra sottile nel rovescio coperta di calce ; è quinquaginta duo deposita kalendis Martiis , benemerenti
stala affissa al pavimento della basilica. La prima origine di in pace.
Anno 409
hic
vi
IACET I^ABINIAODEI INIAMTABII^ES IN PACE QVE BIXIT ANNVS
VIRGO
VS MINVS XXXV DEPOSITA III NONAS APRIIJS CONSV^ATV
;DD NN HONORIO Vili ET TEODOSIO III AVQVSTIS CONS