Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Bandini, Angelo Maria
De obelisco Caesaris Augusti e Campi Martii ruderibus nuper eruto commentarius — Rom, 1750 [Cicognara, 2516]

DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.8409#0093

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
dell' Obelisco di Cesare Aug. Gap. XII. 67

Ad quem usum , & cujus opera redaiìus
suerit Obelifcus.
Caput xii.
QUamvis Martii Campi obeliscus in loco
Soli dicato minime adsurgerec, ab Augu-
Jìo tamen ad eum usum , qui ei facile tribui pos-
set, redaclus fuit.
Ex vetustis scriptoribus , qui ad nos usque
devenerunt, unus est Plinius qui nobis aliquid
de miro hoc artifìcio scriptum reliquerit, his
verbis : Et, qui est in Campo Divus Augusius ad-
didit mirabilem usum ad deprehendendas solis um-
bras , dierumque acnocìium ita magnitudines ,sira-
to lapide ad magnitudinem obelisci, cui par sieret
umbra bruma, consetta die , sexta bora ; paulatim-
que per reguhs , qua sunt ex are inclufa , singul/s
diebus decrefceret, ac rurfum augefceret , Digna
cognita res & ingenio scecundo ' Mathe mettici. Api-
ci auratampilam addidit, cujus umbra vertice col-
lider etur in se ipsa , alias enormiter jaculante apice ,
ratione , ut serunt, a capite hominis intellefìa . Hxc
Plinius sed cum obscure admodum scripserit :
cumquealibrariis , ille pne ceteris textus , in
quo ejusmodi usus refertur , corruptus fuerit,
scriptores ii , qui poli xv. seculum de eoJem
meminerunt [ quoniam antea ne verbum qui-
dem de ilio occurrit j prò Solaris Horolooii
gnomone, stetilse obeliicum crediderunt.

Eerunt itaque , pianura , in quo arcus
ab ortu , ad occasum Solis deseribebantur ,
obelisci magnitudini tequaliter congruilse ,
quasque arcus hujusmodi intersecabant lineas ,
fìtum , & ordinem antiquarum horarum signas-
se 1 j adeo ut hora prima, ea diceretur , qua;
Solis ortum proxime sequeretur ; sexta , qua:
medium diem ; duodecima, qua: Solis occa-
sum indicaret . Atque eo magis in ejusmo-
di opinione perstiterunt, postquam imperan-
te Julia II. Pontiflce, prope obeliscum diver-
sis temporibus arrese lineae inauratae , una
cum cadeltibus signis, ac ventorum imagini-
bus ex opere musivo , effossse fuerunt, ( sicuti
(1) Lcge Dìgna cognitu res , ingenio Facundini L.
Matbematici. h apici ec. ita enim ea Tliniì verba ad ye-
tulUisimorum Codicum fidem restituenda sune ut cap.

a che uso fosse ridotto 1' Obelisco,
e per opera di chi .
Capo xii.
Quantunque V obelisco del Campo Marzo non
ftejse in luogo dedicato al Sole, pure su d*
Auguito satto accomodare a tale uso, che gli potejse
essere appropriato .
L'unico antico fcrittore , chea noi siapervenuto ,
e che ci abbia confervata la memoria di quejìo uso
mirabile, a cui su V obelifco desinato da quel prode e
generofo Principe , e Plinio il quale secondo la tra-
duzione del celebre Cristofano Landino 1 così ne
scrijse : Divo Augurio arrose allo obelisco , il
quale è nel Campo Marzio , mirabile utilità d'
intendere le ombre del Sole, e la grandezza
de, dì, e delle notti, appianata la pietra se-
condo la grandezza dello obelisco , al quale
fusse pari quella della ombra del dì fatto a Ro-
ma nella sella ora , & a poco a poco seemasìè ,
e dipoi crescelse ogni dì per le regole , le quali
di rame vi sono incluse . Cosa degna di eslèr
conoseiuta , e di abondante ingegno . Manlio
Mattematico (leggi Facondino liberto Matema-
tico ' ) arrose nella sommità una palla dorata ,
nella cui sommità la ombrali raccoglielse in se
medesima, secondo i vari, e diversì incremen-
ti , i quali getta la più alta parte . Il che co-
me dicono , intesono dalla similitudine del
capo dell'uomo &c. Fin qui Plinio . Ma non
ejsendosi egli efprejso chiaramente , ed esendo sato
altresì corrotto dai ccpisii, quanto qualunque altro
mai , il tesio , dove fi risirifee un tale uso , quelli
scrittori, che ne hanno dalxv. secola in poi parlato
[poiché avanti non si trova alcuno , che ne savelli ']
hanno creduto , che /' cbelsco servisse per gnomone
di un Orologio Solare.
Dicono adunque , che il piano, sopra del quale
erano deferitti gli archi dal nafeere al tramon-
tare del Sole, era proporzionato all' altezza dell'
obelisco, e che le linee, che intersecavano quefìi ar-
chi , servivanoper segnare il sito , e V ordine delle
ore antiche 1, talmente che V ora prima doveva
dir si quella, che era più projsima al naseer del Sole ;
V ora sisa quella , che indicava il mezzo giorno ; e
la duodecima , quando ne mosirava il tramontare .
Quefta loro credenza e siata tanto più consermata
dallo essersi sitto il Pontificato di Giulio II. feoperte
in qualche vicinanza dell' obelisco in più tempi alcu-
ne linee di bronzo indorate , con dei fegni celesii, e
delle immagini di Venti lavorate a Mufaico , [sic-
I 2 come
seq. ostendemus .
[2] De horis veterum Sirmondus Tom. I. Opp.
pag.854. & Chronologi Scaliger , Tetavii'.s , alaque.
 
Annotationen