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Bandini, Angelo Maria
De obelisco Caesaris Augusti e Campi Martii ruderibus nuper eruto commentarius — Rom, 1750 [Cicognara, 2516]

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https://doi.org/10.11588/diglit.8409#0176

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( XXXIV )

zoccolo più alto , rìsacendoji un nuovo lajlrico pa-
rimente due piedi più su dell'antico .
Ora dovette quella piegatura dell'Obelisco ti-
rare indietro qua.si per un piede ver sio il Mezzodì
la siua cima , e la palla pojìavi siopra . Imperoc-
ché come Jìa il diametro della platea di once 29?
all'abbaiamento d' once due , cosi l'altezza della
cima dell' Obelisico siopra la platea medejìma, che
era di piedi alquanto più di 90 » allo sipazio ,
per cui la jìejsia cima jt e ritirata dal luogo, che
aveva prima, il quale sipazio viene ad ejsiere qua-
Jì di un piede .
Per tal cagione , sie Vabbaiamento "e sieguito
dopo la cosiìruzione della linea meridiana , dove-
va V ombra versio il mezzodì ejsiere quajì altret-
tanto più corta . Quell' abbasisiamento poi di tutta
la mole di due piedi incirca , doveva ancor ejsio
accorciare l'ombra meno di un piede nell'ejìate, ma
nell'inverno più di quattro, Jìcche la Jìejsia ragio-
ne avejsie V accorciamento dell' ombra alFabbaJsia-
mento, che l'ombra tutta aveva al Gnomone . Che
sie inoltre Jt aggiunsie alcun patimento di quello
zoccolo, che ho detto ejsierjì insranto, potè Jìcura-
mente, e la piegatura , e Vabbajsiamento di tutto
il Gnomone ejsiere asifiaì maggiore , e la piegatura
potè anche cagionare alla jine la caduta dell' Obe-
lifico . Imperocché quantunque almeno quella, che
Jt e veduta nella siuddetta platea , Jìa tanto picco-
la , che non potejsie in conto alcuno giungere cuj
buttar giù la gran mole ; ad ogni modo piegato
una volta l'Obelisico, anche i terremoti i più leg-
gieri , che non avrebbero potuto atterrare quella
gran mole jìtuata a piombo, la potevano buttar giù
sacilmente digia piegata . E per verità non altra
mi fiembra , che Jìa fiata la cagione, per cut ap-
punto a Mezzodì caduta finalmente Jìa , sie non
perche già da gran tempo pendeva da quella—,
parte.
Ed ecco quanto mi e venuto in mente siulY
usio dell'Obelifico, Julia palla , siul dijsiertamento ,
e fiue cagioni , quali da Plinio ci vengono rap-
prefientate . Vi rimarrebbe da dire alcuna cofia
fulle varie lezioni di alcune particelle del medesi-
mo pajsio , come di quella , che fa Manilio autore
di quejla meridiana ; ma tali ricerche, che pe 7 mio
intento fanno meno appropofito, le lafcerò alla fiua
diligenza , e alla fiua erudizione . Intanto per non
trattenerla inutilmente più a lungo, la prego folo,
voglia gradire il buon animo , che ho avuto nell'
ubbidirla , mentre con tutto il pojjìbile attaccamen-
to alla fiua perfiona mi dichiaro per fiempre &c.
Roma ij. Agofto 1748.

ac novum illud ftratum sublimius pariter binis
pedibus priori superftrudlum .
Porro ilJa Obelilci inclinatio debuit ejus
apicem. ac pilam eidem impositam fere uno pe-
do Meridiem versus retrahere . Ut enim eft am-
plimelo diametri arese unciarum 295 ad de-
preffionem duarum unciarum , ita altitudo ver-
ticis Obelisci supra ipsam aream , quse erat pe-
dum aliquanto plus quam 90 , ad spatium, quo
ipfe vertex a priore loco receffit, quod prove-
nit fere pedis unius.
Ea' de causa si fedimentum poft Meridianam
lineam designatam contigit, umbra quoque cir-
ca Meridiem debuit eslè fere tantundem bre-
vior. Depreffio autem illa totius molis duorum
circiter pedum debuit ipsa etiam decurtare um-
bram minus quidem , quam integro pede per se-
ftatem , plus tamen quam quatuor pedibus per
hyemem , ut nimirum eandem rationem haberet
decurtatio ipfa ad fedimentum , quam umbra
tota ad gnomonem : quod si & bafis illius mar-
morea , quam confradìam diximus , acceffìt vi-
tium aliquod , potuit sané totius gnomonis &
inclinatio, & depreffio essè major, atque incli-
natio quidem potuit in causa essè, cur etiam
Obeliscus demum conciderit. Licet enim ea
saltem , quam in illa area deprehendimus , fit
adeo exigua , ut moli evertendo debuerit effe
omnino impar ; adhuc tamen , femel inclinato
Obelifco, leviores etiam Ternemotus, qui mo-
lem ad perpendiculum erecìam evertere non
potuissènt, pendentem dejicere per quam sacile
potuerunt. Et fané non alia de caufa efsecìum
essè arbitrar , ut ad Meridiem potiflìmum pro-
lapfa fit, nifi quod jamdudum in eam ipfam pla-
gam inclinata pendebat.
Atque hasc quidem sunt, quse mihi de Obe-
lisci usu, de pila , de vitio, ejufque caufis, ut a
Plinio nobis exhibentur , occurrunt . Superef-
sent nonnulla de variis quarundam ejusdem lo-
ci particularum ledtionibus dicenda , ut de ea,
quas Manilium hujufce meridiana; linea; au-
clorem facit : fed ea , quse quidem ad meum in-
ftitutum minus pertinent, tua; diligentia; , at-
que eruditioni pertractanda relinquam . Inte-
rea ne te pluribus necquidquam morer, illud
unum rogo, ut voluntatem optimam , tibique
addidìiffìmam , qua in exequendis mandatis
tuis fum ufus , humaniter , ut foles , excipias .
Vale.
Dabam Rotm 1J. Aug. 1748.

EPI-
 
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