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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0123

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BIBLIOGRAFIA

79

Per sostenere la pisanità di Nicola fa raffronti tra alcune
sue statue e i sarcofagi antichi in Pisa.

33. Gillet (Louis), Arnold Boecklin. (.Revue de
Vart ancien et moderne, t.XXII, pag. 375-389 e 443-458;
t. XXIII, pag. 45-58; Paris, 1907-08).

Questa critica molto acuta è occasionata dalle polemiche
tedesche, e dalla nuova tendenza critica propensa ad abbas-
sare l’entusiasmo per Boecklin. Messo in rilievo il carattere
popolare della vita del B., indica la sintesi dell’arte sua in
una riduzione sentimentale della metafìsica dei pittori che
subito lo precedettero (Cornelius, Kaulbach). Nel rappresen-
tare lanto le figure umane quanto i paesaggi B. astrae sem-
pre dalla realtà : e se nel primo caso siamo insoddisfatti, ma
talvolta ammaliati/nel secondo egli riesce a conquistarci o col
ridurre, tutte le cose a simbolo di un’ idea (si veda sopratutto
l’Isola dei Morti) o col creare dei nuovi miti, tratti dal pa-
ganesimo che la natura costantemente c’ insegna, i miti, cioè
delle personificazioni di boschi, fiumi, ecc.

34. Grigjoni (Carlo), Giovanni Francesco da Ri-
mini e Giovanni Grassi. (.Rassegna bibliografica del-
l'arte italiana, voi. X, pag. 173-177 ; Ascoli, 1907).

I due documenti pubblicati dallo Scatassa nello stesso
giornale (Vili, 137 e seg.) e creduti riferibili a Gian Fran-
ceso da Rimini, riguardano invece l’oscuro pittore Francesco
di Giovanni Grassi. Anche Giovanni Grassi fu pittore e morì
nel 1446; il figliuolo era già morto nel 1484.

35. Hadeln (Detlev Freiherr von), Zu Gentile
Belimi in der National Gallery in London. (Reperto-
riunì fùr Kunstwissenschaft, a. XXX, pag. 536-537 ;
Berlin, 1907).

Sostiene che il ritratto di monaco e il San Pietro Mar-
tire delle National Gallery sieno di Gentile Bellini e che il
primo sia da identificarsi con il frate Teodoro da Urbino
nominato in un documento del 1514. Augura una ripulitura
dalle sovrapposizioni.

36. Mazzoni (Guido), Un epigramma per un di-
pinto di Paolo Uccello. (Zita d’arte, voi. I, pag.35-37 ;
Siena, 1908).

Secondo un racconto del Baldinucci il già noto epigramma
del Poliziano « In Abelis et Caini imaginem » era stato da
questi scritto sulla scena relativa del Chiostro Verde caduta
tra il 1665 e il 1681.

37. Modigliani (Ettore), Antonio de Solario, ve-
neto, detto lo Zingaro. (.Bollettino d’arte, a. I, fase. XII ;
Roma, 1907).

Antonio da Solario non è più un mito. Tre quadri colla
sua firma, due dei quali, per opera in gran parte dello
stesso A., in Italia, all’Ambrosiana e alla Galleria di Napoli,
e un terzo nella collezione vSalting a Londra (almeno era là
la scorsa estate il quadro già della collezione Leuchtenberg),
e una grande pala d’altare in San Francesco di Osimo do-
cumentata formano un buon punto di partenza per la rico-
stituzione della figura dell’artista. E in base appunto a questo
nucleo di opere l’A. assegna allo Zingaro una pala nella chiesa
del Carmine di Fermo e gli rivendica colla tradizione gli
affreschi del chiostro dei Santi Severino e Sosio a Napoli.

g. d. 71.

38. Sordini (Giuseppe), Pietro Ridolfi e Giovanili
Spagna. — Firenze, tip. Domenicana, 1907.

Esaminando lo stemma dipinto sopra un affresco di Gio-
vanni Spagna conservato nella Pinacoteca di Spoleto, e un
tempo esistente nella Rocca, 1’ A. riesce ad ascrivere il di-
pinto al 1514 circa, tempo in cui fu governatore di Spoleto
Pietro di Niccolò Ridolfi cognato di Leone X.

39. Suida (Wilhelm), Die spàtwerke des Baidolomeo
Sitar di, genannt Bramantino. (Jahrbuch der Kunst-
historischen Sammlungen des allerhóchsten Kaiserhau-
ses, voi. XXVI, pag. 203-372; Wien, 1907).

Premesso qualche accenno sugli scolari di Leonardo sui
quali Bramantino ebbe influenza prima del 1508, il S. parla
delle notizie sul suo viaggio a Roma, del qual tempo non
ci è rimasta opera alcuna, nemmeno quei disegni di monu-
menti romani che il Mongeri a torto gli attribuì. Più vicine
allo stile di Bramantino sono le Anticaglie prospettiche ro-
mane che il Govi pubblicò, per quanto non è possibile ora
attribuirgli nemmeno queste, perchè pare fossero disegnate
circa il 1500, mentre Bramantino non venne certo a Roma
prima del 1508. Era ritornato già in Lombardia nel 1513,
donde, fatta eccezione per un viaggio a Susa nel 1525, non
sappiamo che si sia allontanato prima della morte (1536).
Per le opere posteriori al viaggio a Roma non è possibile
una datazione sicura, tuttavia le opere che più si ricollegano
con quelle giovanili sono il trittico dell’Ambrosiana, la Lucrezia
del conte Soia-Busca, il San Giovanni Evangelista del conte
Borromeo; del 1514 è la Deposizione della collezione Be-
rolzheimer di Monaco ; il gruppo delle opere che hanno af-
finità anche architettonica con quelle della cappella Trivulzi
va posto tra il 1516 e il 1520. Gli ultimi 15 anni della sua
vita sono rappresentati da opere caratteristiche per le forme
che si fanno più segnate e più grandi, per le concezioni meno
nuove e meno profonde. Infine il S. si diffonde a parlare del
Suardi come disegnatore di architetture nei fondi dei suoi
quadri e come teorico dell’architettura ; dei suoi imitatori ano-
nimi lombardi, dell’autore degli affreschi di San Teodoro a
Pavia; degl’influssi esercitati su Bernardino Luini e su Gau-
denzio Ferrari.

40. Teza (Emilio), Per una firma di Gentile. —
(.Augusta Perusia, a. II, pag. 145 ; Perugia, 1907).

L’A. narra come trent’ anni fa, leggendo da destra a
sinistra una scritta ritenuta prima arabica, dipinta nel nimbo
della Madonna di Gentile che trovasi a Pisa, egli scoprisse
le parole Fabr. Gen.

41. Valentiner (Wilhelm R.), Rembrandts dar-
stellungen der Susanna. (Zeitschrift fiir bildende Kunst,
Neue Folge, a. XIX, Heft II, pag. 32-38, Leipzig,
1907).

Tutta la serie rembrandtiana della Susanna, serie che cul-
mina nel quadro del Kaiser-Friedrich-Museum di Berlino,
procede dal quadro di Pieter Lastman, maestro di Rem-
brandt, nella collezione P. Delaroff di Pietroburgo, del qual
quadro esiste una copia appunto di Rembrandt, nel Gabinetto
delle Stampe di Berlino.
 
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