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GUSTAVO FRI ZZO NI
a sinistra sopra il capo dell’imperatore stanno dipinti gli stemmi di Francia e di Germania,
i tre gigli e l’aquila. L’iscrizione che si legge lungo la cornice indica in sei versi essere
questa l’imagine dell’imperatore Carlo che assoggettò agli Alemanni l’impero romano, e la
sua corona e vestimenta essere esposte annualmente a Norimberga insieme ad altri og-
getti sacri. 1
* * *
Dei rimanenti fogli, scelti a figurare nel 2° e nel 30 fascicolo dell’opera intesa ad illu-
strare la raccolta di disegni del Museo Stàdel meritano di essere rammentati principalmente
i seguenti: due testine, una d’uomo, l’altra di donna, finamente eseguite a punta d’argento,
ragionevolmente attribuite a quel Gerardo David, scolaro del Memling, di cui il Museo di
Rouen possiede un quadro da considerarsi forse come il suo capolavoro e dove si vedono
parecchie teste di carattere analogo a quelle del disegno accennato. E noto poi che nella
Galleria del Palazzo Bianco a Genova esiste altro quadro dell’autore medesimo, una Madonna
col Bambino che tiene un grappolo d’uva.
Del massimo fra gli artisti ohmdesi, il Rembrandt, due esempi d’in fra i numerosi suoi
piccoli schizzi fugaci, a penna, dove con tratti maestrevolmente efficaci esprime il primo
pensiero di qualche sua invenzione. Qui si tratta nell’uno dell’episodio del profeta Nathan
in atto di spiegarsi, inginocchiato davanti il re Davide; nell’altro direbbesi di un Riposo
nella Fuga in Egitto, inteso quasi come soggetto di genere.
Del Rubens vorrebbesi una imponente figura di vescovo, bene riprodotta nelle sue
due tinte originali del carboncino e della matita rossa. Il modo di eseguire il viso tuttavia
e una certa deficienza di forza nel complesso potranno suscitare qualche dubbio sulla ori-
gine dal detto autore.
Ottimamente riprodotte del pari nella loro colorazione originale varie teste, come quelle
di un grazioso giovane, nel quale si ha a ravvisare forse l’autoritratto del Sandrart, pittore
e storiografo ad un tempo, di una testa ricciuta di Filippo di Champaigne, di un rozzo
ma vivo ceffo teutonico datato del 1847 (apparentemente di qualche artista della scuola
d’Augusta).
Nè va dimenticato un foglio gustosissimo di quello spiritoso pittore che fu il Watteau,
rappresentante così spiccato dell’arte francese del Settecento, — un foglio, dove prevale la
sua consueta matita rossa vivace accanto ad alcune parti in nero, con cui ci viene presen-
tato in figura intera un elegante personaggio, in posa studiata squisitamente, il quale da
alcuni indizi nella carta si scopre essere il pittore Nicola Vleugliels, ch’ebbe notoriamente
strette relazioni col Watteau medesimo.
Astraendo in fine da pochi altri fogli, di minore interesse ma da ritenersi nullameno
per originali, ciascuno vede che la scelta fu felice nei due fascicoli indicati e che il Diret-
tore del rinomato Istituto Stridei ha bene meritato del medesimo con avere intrapreso questa
pubblicazione, nella quale si hanno da attendere successivamente ben parecchie altre rive-
lazioni di primo ordine.
Gustavo Frizzoni.
1
1 Vedi op, cit. pag. 366 e seg.
GUSTAVO FRI ZZO NI
a sinistra sopra il capo dell’imperatore stanno dipinti gli stemmi di Francia e di Germania,
i tre gigli e l’aquila. L’iscrizione che si legge lungo la cornice indica in sei versi essere
questa l’imagine dell’imperatore Carlo che assoggettò agli Alemanni l’impero romano, e la
sua corona e vestimenta essere esposte annualmente a Norimberga insieme ad altri og-
getti sacri. 1
* * *
Dei rimanenti fogli, scelti a figurare nel 2° e nel 30 fascicolo dell’opera intesa ad illu-
strare la raccolta di disegni del Museo Stàdel meritano di essere rammentati principalmente
i seguenti: due testine, una d’uomo, l’altra di donna, finamente eseguite a punta d’argento,
ragionevolmente attribuite a quel Gerardo David, scolaro del Memling, di cui il Museo di
Rouen possiede un quadro da considerarsi forse come il suo capolavoro e dove si vedono
parecchie teste di carattere analogo a quelle del disegno accennato. E noto poi che nella
Galleria del Palazzo Bianco a Genova esiste altro quadro dell’autore medesimo, una Madonna
col Bambino che tiene un grappolo d’uva.
Del massimo fra gli artisti ohmdesi, il Rembrandt, due esempi d’in fra i numerosi suoi
piccoli schizzi fugaci, a penna, dove con tratti maestrevolmente efficaci esprime il primo
pensiero di qualche sua invenzione. Qui si tratta nell’uno dell’episodio del profeta Nathan
in atto di spiegarsi, inginocchiato davanti il re Davide; nell’altro direbbesi di un Riposo
nella Fuga in Egitto, inteso quasi come soggetto di genere.
Del Rubens vorrebbesi una imponente figura di vescovo, bene riprodotta nelle sue
due tinte originali del carboncino e della matita rossa. Il modo di eseguire il viso tuttavia
e una certa deficienza di forza nel complesso potranno suscitare qualche dubbio sulla ori-
gine dal detto autore.
Ottimamente riprodotte del pari nella loro colorazione originale varie teste, come quelle
di un grazioso giovane, nel quale si ha a ravvisare forse l’autoritratto del Sandrart, pittore
e storiografo ad un tempo, di una testa ricciuta di Filippo di Champaigne, di un rozzo
ma vivo ceffo teutonico datato del 1847 (apparentemente di qualche artista della scuola
d’Augusta).
Nè va dimenticato un foglio gustosissimo di quello spiritoso pittore che fu il Watteau,
rappresentante così spiccato dell’arte francese del Settecento, — un foglio, dove prevale la
sua consueta matita rossa vivace accanto ad alcune parti in nero, con cui ci viene presen-
tato in figura intera un elegante personaggio, in posa studiata squisitamente, il quale da
alcuni indizi nella carta si scopre essere il pittore Nicola Vleugliels, ch’ebbe notoriamente
strette relazioni col Watteau medesimo.
Astraendo in fine da pochi altri fogli, di minore interesse ma da ritenersi nullameno
per originali, ciascuno vede che la scelta fu felice nei due fascicoli indicati e che il Diret-
tore del rinomato Istituto Stridei ha bene meritato del medesimo con avere intrapreso questa
pubblicazione, nella quale si hanno da attendere successivamente ben parecchie altre rive-
lazioni di primo ordine.
Gustavo Frizzoni.
1
1 Vedi op, cit. pag. 366 e seg.