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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 13.1910

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Fasc. I
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https://doi.org/10.11588/diglit.24136#0112

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BI B LIO G R A FI A

RECENSIONI.

Giuseppe Biadego : Pisanus fiictor. Nota
terza.1 Venezia, 1909 (Atti del Reale Isti-
tuto veneto di Scienze, Lettere ed, Arti.
Anno 1909-19io, t. LXIX, pagò II).

L’A. continua le sue ricerche con degna fortuna
sul Pisanello, ma, come in altri simili casi, egli ha
aggiunto a questo nuovo ed utile contributo storico,
commenti non del tutto giusto e rigorosi. Comincia
ammettendo che possa essere stato debitamente tra-
scritto un documento dal Conte d’Arco, cioè una let-
tera del 12 maggio 1439 scritta da Paola Malatesta a
Giovanni Francesco Gonzaga suo marito, con la quale
lo avvertiva di aver ordinato a un Rettore (probabil-
mente quello della chiesa di Santa Paola) di promet-
tere ottanta ducati al Pisanello. Il documento pubbli-
cato dal Conte d’Arco non fu poi trovato nell’archivio
Gonzaga, e invece Umberto Rossi ne trovò uno dello
stesso giorno che suonava circa lo stesso, ed era que-
st’ avviso del tesoriere Uberto alla marchesa Paola :
dovere il Rettore, secondo l’ordine del marchese, pro-
mettere gli ottanta ducati al Pisanello. Che lo scritto
del tesoriere Uberto a Paola Malatesta si trasformasse
nella lettera citata dal Conte d’Arco, il sottoscritto
sostenne « considerando le alterazioni non poche nè
lievi, le interpretazioni di frequente fantastiche e fal-
laci dei documenti date dal d’Arco ». Aggiungasi che,
tra le carte lasciate dal Conte d’Arco, quali si tro-
vano nell’archivio Gonzaga, è la copia stessa della let-
tera del tesoriere Uberto, non dell’altra citata della
marchesa Paola. Ciò rese persuaso il sottoscritto del-
l’errore in cui cadde il d’Arco pubblicando la notizia.
Senza combattere questi ed altri argomenti, certo non
vani, l’A. ne accusa di aver parlato « di contraffa-
zione di documento perpetrata da quel povero Conte
d’Arco, così modesto e così benemerito della storia

1 A proposito della nota prima dell’A., nella quale si dimostra
che il Pisanello aveva nome Antonio e non Vittore, niuno ha richia-
mato sin qui lo scritto del prof. Giuseppe Zippel ne l'Arte (1902,
pag. 405 e seg.), nel quale è riferito un documento relativo proprio
a Antonio Pisano.

civile e artistica di Mantova». Ora le alterazioni fatte
dal Conte d’Arco appaiono, a chiunque abbia colia-
zionato documenti da lui editi, continue e straordi-
narie: e sono alterazioni dovute a mala lettura di
documenti, a fretta di trascrizione, ecc., non a con-
traffazioni, delle quali niuno deve credere incolpato
l’onorando scrittore mantovano, che non ha bisogno
di pietosi paladini.

A parte la piccola questione, nella quale avremo
voluto l’A. giusto e esatto contradditore, veniamo al
sodo della comunicazione pubblicata negli « Atti del
l’Istituto Veneto». Il Pisanello era a Mantova, come
provvigionato della corte dei Gonzaga dal gennaio 1425
al gennaio del 1426. La notizia, dice l’A., « apre uno
spiraglio non lieve a veder meglio di quello che s’è
potuto sin qui, nella vita del pittore quattrocentista ».
Ed è vero, ma non possiamo dire con l’A. stesso
che « nel 1425, quando noi ce lo figuravamo a Ve-
nezia ad eseguire con Gentile da Fabriano l’incarico
avuto dalla Serenissima, oppure nel castello di Pavia
ai servigi dei Visconti, egli era invece a Mantova ».
Veramente ninno che io sappia si è figurato nel-
l’anno 1425 il Pisanello a Venezia e a Pavia, molto
meno poi il Pisanello con Gentile da Fabriano a Venezia.

L’A., veduto che le relazioni del Pisanello con il
Gonzaga cominciarono così di buon tempo, è disposto
a credere che come pittore di corte restasse sino al
1447 ; ma egli stesso ci ha fornito la prova che dal
marzo 1442 in poi il Pisanello aveva divieto di tor-
nare a Mantova. Se ci tornò, fu per poco forse na-
scostamente, e solo prima di partire per Napoli.

L’A. vorrebbe, dai nuovi documenti sul primitivo
soggiorno del Pisanello a Mantova, ricavare la deter-
minazione approssimativa del tempo in cui il pittore
dipinse nel palazzo ducale a Venezia; e mentre prima
egli era disposto ad assegnare i lavori di quel palazzo
tra gli anni 1422-1427, ora crede « che allo stato della
questione si possa asserir soltanto questo: che il Pi-
sano a Venezia lavorò prima del 1425 ». Senza rifar
la questione sulla data dei lavori, osserviamo che
l’A., grazie ai suoi nuovi documenti, può escludere
 
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