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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 13.1910

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Fasc. 3
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Papini, Roberto: Polittico d'alabastro
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https://doi.org/10.11588/diglit.24136#0244

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POLITTICI D’ALABASTRO

a lavorazione dell’alabastro candi-
do, diffuso specialmente in grande
abbondanza ed in ottima qualità
fra i tufi e le crete del Volterrano,
appare ignorata completamente
durante tutta l’arte medievale e
gran parte della moderna : sembra
che con la fine di quelli artefici etruschi che lavorarono
mirabilmente le urne di alabastro animandole di figure
talora squisite per ellenica perfezione ed alluminandole
di colori vivaci e d’oro, si fosse perduta la buona se-
menza ; il docile materiale scultorio con le sue traspa-
renze morbide e con la sua grana pastosa attese invano
l’artefice che ne traesse forme nuove o continuasse l’an-
tica tradizione. Oggi la lavorazione dell’alabastro ha
perso ogni carattere originale e si presta purtroppo a
spargere per il mondo, specialmente oltre gli oceani,
sotto il nome di arte italiana, una pleiade orribile di
copie o di imitazioni tratte da statue o da rilievi dell’an-
tichità : lo stesso alabastro, ritenuto dagli Egizi e dagli
Etruschi come materiale nobilissimo per la scultura
ornamentale, è decaduto al punto da doverlo gabel-
lare, per spacciarlo, come marmo di Carrara. 1

La tradizione, smarritasi così in Italia, fu ripresa e
continuata — come vedremo — in luoghi molto lon-
tani da noi e con un’arte per carattere diversissima
dalla nostra. In Italia però durante tutto il xv secolo
si devono esser diffusi, quasi per un capriccio della
moda, numerosi lavori d’alabastro facilmente traspor-
tabili e venuti, probabilmente per le vie commerciali
in quell’età attivissime, dai paesi del settentrione.

Erano questi lavori d’una produzione certamente
industriale a giudicare specialmente dalle forme sempre
ripetute in maniera più o meno grossolana secondo
modelli iconografici stabiliti e'Secondo un unico tipo
di scultura. Appunto su quattro di queste opere de-
corative, sparse in città fra di loro lontane, m’avvenne

1 Per maggiori notizie sull’antica lavorazione dell’alabastro si
veda: Paulys, Real-lìncyclopadie der Classichen Altertumswis-
senschafl. Stuttgart, 1894, voi. I, v. Alabastrites e Alabastron ;
Blumner, Technologie und terminologie der Geweibe und Kunste,
Leipsig, Teubner, 1894, voi. Ili, pag. 60 e seg.

di fermare l’attenzione ed ho creduto utile di illu-
strarle e di porle a raffronto con altre opere di simile
natura poiché da nessuno furono illustrate prima d’ora
e poiché dallo studio di influenze o di scambi che con
l’arte nostra ebbero le arti straniere viene sempre me-
glio illuminata l’evoluzione di questa arte e vengon
poste in evidenza le tendenze del gusto d’allora.

Sembra strano infatti che in pieno Quattrocento —
come sarà facile dimostrare più oltre — mentre da noi
rinasceva l’arte in forme che traevano dalla classicità
e dal vero la loro prima ispirazione, si diffondessero
sculture come quelle che vado illustrando, le quali,
rispetto alle tendenze del Rinascimento, rappresenta-
vano un ritorno all’antico nelle manifestazioni più ar-
caistiche di un gotico stilizzato e stecchito che in
Italia si era abbandonato da un pezzo.

Cominciando infatti dall'esaminare la più frammen-
taria delle opere da considerare, cioè i quattro fram-
menti di polittico esistenti nel vestibolo del primo
piano del Museo di Palazzo Bianco a Genova (fig. 1)
noi troviamo che in essa le forme sono grossolane,
dure e quasi irrigidite, derivate direttamente dall’ico-
nografia e dall’arte gotica di cui esse serbano nume-
rosi caratteri.

Parte centrale del polittico, di cui i frammenti delle
quattro tavolette d’alabastro scolpito formavano le pale,
era certamente quella in cui è raffigurata la Trinità.
Sopra al Cristo crocefisso è l’Eterno con le mani aperte
in atto di benedire e d’adorare, e forse fra l’una e
l’altra figura o sopra alla corona del Padre stava la
simbolica colomba a compiere la figurazione dello Spi-
rito celeste in tre persone divine. Intorno al Cristo ed
ai piedi della croce stanno angeli con rozzi calici a
raccogliere il sangue ed in alto sopra due strane men-
solette uscenti dal fondo sono altri due angeli che
coi turiboli oscillanti incensano il gruppo della divinità.

Certo ai lati di questa pala centrale più alta delle
altre stavano le due pale minori gremite di personaggi
e la stessa disposizione e la qualità dei rappresentati
dimostra come esse dovettero avere presso al gruppo
divino un significato allegorico e simbolico. A destra
stavano infatti, come lo dimostra la direzione delle
 
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