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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 13.1910

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Fasc. 4
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24136#0327

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MISCELLANEA

Un nuovo documento su Giovanni d’Alema-
gna? — Poche ed incerte sono le notizie fino ad ora
conosciute su Giovanni d’Alemagna, figura d’artista
di notevole interesse nelle origini della pittura vene-
ziana, perchè della sua arte nordica subì gli influssi
il fondatore della scuola muranese, Antonio Vivarini,
il quale anzi fu legato al pittore tedesco da vincoli di
parentela. La dimora in Venezia di Giovanni d’Ale-
magna è a noi indubbiamente dimostrata dalla pre-
senza della sua firma, posta accanto a quella di An-
tonio Vivarini suo compagno di lavoro, in numerose
tavole e da alcuni documenti scoperti dal Lazzarini :
in base a tali testimonianze noi possiamo pertanto li-
mitare la dimora del pittore tedesco fra noi tra il 1441
ed il 1450: egli infatti nel 1441 firmava insieme al suo
collaboratore un quadro, ora perduto, un tempo esi-
stente nella Chiesa di Santo Stefano a Venezia, qua-
dro che fu visto e ricordato da Francesco Sansovino,
mentre si sa per certo che nel 1450 egli aveva ces-
sato di vivere (Lazzarini V., Documenti relativi alla
pittura padovana del secolo XV, in Nuovo Archivio
Veneto, 1908, tomo XVI, parte I, doc. CIII).

Alla mancanza di notizie sicure sulla patria dell’ar-
tista e sulla data precisa della sua venuta a Venezia
si cercò di supplire, arrivando a nuove determinazioni,
collo studio delle sue opere, le quali mostrano eviden-
temente come l’arte del pittore dovesse aver trovato
il suo fondamento in qualche scuola tedesca, e pro-
babilmente nella scuola colonese. Questo osserva Lio-
nello Venturi (Le Orìgini della Pittura Veneziana.
1907, Venezia, pag. 107), il quale suppone inoltre che
innanzi ai 1441 debbasi datare la presenza del mae-
stro d’Alemagna in Venezia, poiché già fin dal 1440
Antonio Vivarini firmava da solo un’opera chiaramente
concepita sotto gli influssi del pittore tedesco come è
la tavola dell’altare del Duomo di Parenzo: del che,
soggiunge il Venturi, non è a meravigliarsi, pensando
come le relazioni fra i due pittori non dovettero co-
minciare dal giorno in cui s’iniziò la loro collabora-
zione. Noi anzi potremmo affermare che assai prima
di questo tempo il pittore tedesco venne a stabilirsi
fra noi, se a Giovanni d’Alemagna, al collaboratore

di Antonio Vivarini è possibile riferire un documento
testé scoperto e gentilmente comunicatomi dal dottor
Mario Brunetti dell’Archivio di Stato di Venezia.

Dice il documento: « Simile privilegium 1 factum
fuit provido viro Johanni pictori et merzario quondam
Johannis de Uphenon Alemanie, nunc habitator in
contracta sancti Luce, annorum XV de extra in mil-
lesimo quadringentesimo decimo septimo mense Julii
die XXVIII Jndictione decima cum bulla plumbea ».
[Arch. di Stato di Venezia. Privilegi (1374-1425)0. 181 ].

Si tratta dunque di un privilegio di cittadinanza che
la Signoria veneziana concedeva ad un pittore e mer-
zario Giovanni d’Alemagna, privilegio che egli otte-
neva dopo quindici anni di soggiorno nella Repub-
blica (periodo di tempo minimo per possedere tale
titolo) e per il quale egli acquistava il diritto di poter
usufruire dei vantaggi di cittadino veneziano anche
fuori della città, nei vasti domimi della Repubblica :
questo vale la frase de extra. Ed ora: può VJohannes
pictor et merzarius quondam Johannis de Uphenon Ale-
manie identificarsi col collaboratore del Vivarini, o non
si tratta invece di un altro pittore omonimo ? Ricor-
diamo anzitutto come il Moschetti nell’ illustrazione
con cui accompagna la pubblicazione dei nuovi docu-
menti scoperti dal Lazzarini (op. cit., tomo XV,
parte I, pag 146 e seg.), trattando del nostro pittore,
sia arrivato a conclusione ben diversa : il Moschetti
avrebbe supposto che il padre di Giovanni d’Alemagna,
fosse quel Johannis, pictor quondam Nicolai de Ale-
mania, il quale già nel 1423 abitava in Padova e che
nel 1431 ne riceveva la cittadinanza: il nostro pittore
quindi sarebbe nato, secondo P ipotési del Moschetti,
a Padova intorno al 1424 e dal padre suo avrebbe de-
rivato quei caratteri nordici, che chiaramente si no-
tano nelle sue opere.

Se non che, come già da taluno fu osservato (cfr. Ras-
segna d’Arte, 1910, n. 2, pag. v), l’ipotesi del resto
ingegnosa del Moschetti mal si regge, qualora si con-
sideri che mai il collaboratore di Antonio Vivarini fa

1 Privilegio di cittadinanza veneziana, di cui si parla in un do-
cumento scritto precedentemente ai nostro.
 
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