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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 13.1910

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https://doi.org/10.11588/diglit.24136#0194

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BI B LI O G R A F I A

RECENSIONI.

Hermann Nasse: Jacques Collot. Primo vo-
lume della serie dei Meister der Graphik,
pubblicati dagli editori Klinkbardt u. Bicr-
mann. Leipzig.

La serie di volumi sui maestri dell’incisione non
poteva cominciare meglio che con questa monografia
di Hermann Nasse su Giacomo Callot; condotta in
ogni sua parte con cura amorosissima e con profonda
conoscenza del materiale. Nella prefazione egli ac-
cenna assai giustamente alle vicende che l’incisione
ebbe in Italia, in Francia e nei Paesi Bassi, alla de-
cadenza della scuola di Fontainebleau, derivata da
Marcantonio Raimondi, al rinnovamento verificatosi
in Italia per opera dei Carracci, influenzati dai Fiam-
minghi. Dagli incisori italiani, seguaci dei Carracci e
dai Fiamminghi deriva il Callot. Le connessioni del
giovane Callot col Tempesta sono sicure ed egli di-
viene suo collaboratore nelle Pompe funebri, pubbli-
cate a Firenze in onore della regina di Spagna morta.

Del resto il Thomasim, maestro sicuro del Callot
a Roma rassomiglia intimamente al Tempesta. L’acqua-
fòrte è però la tecnica in cui il giovane artista fran-
cese trova il vero strumento d’espressione e sono il
Cantagallina e G. Parigi che lo consigliano in ciò,
durante il suo soggiorno a Firenze, tra il 1616 ed
il 1621, dove le feste, i cortei, le rappresentazioni
teatrali gli offrivano motivi pittoreschi d’ogni genere.
Ai capricci, alle figurazioni di tornei seguono scene
sacre. Quando egli torna in Francia, nel 1622 è già
famoso e dà in luce :u disegni certamente già pre-
parati in Italia 1 gobbi, i balli di Sfessania, ma si sol-
leva ben presto alle grandi composizioni sacre, fra cui
sono celebri la Crocifissione, la Flagellazione, e L’ul-
tima Cena. Seguono la serie degli /Angari e poi a
Parigi, fra il 1629 ed il 1630, le magnifiche acqueforti
guerresche della Rochelle e dell’ isola Re e finalmente
a Nancy le serie degli Apostoli e quelle piccole e
grandi Miserie della guerra, che possono forse consi-
derarsi come il suo lavoro più perfetto e più impor-
tante come documento storico.

L’A. dispone tutte le acqueforti ed incisioni del
Callot in strie, tanto che il suo libro può ora consi-
derarsi come fondamentale per la conoscenza del
capriccioso maestro. Nè minore per importanza è
l’esame ch’egli fa dei disegni suoi e specialmente del
suo libro di schizzi, che si conserva nella Biblioteca
Albertina a Vienna.

Nell’appendice sugli imitatori del Callot e su quelli
che più o meno indirettamente subirono il suo influsso,
egli di italiani cita prima di tutti, ed a ragione Stefa-
nino Della Bella, da cui derivano poi numerosi acqua-
fortisti italiani come Ercole Bazzicaluva, lo Stefanini,
Bernardino Capitelli. Nelle acqueforti di Giambattista
Falda, del Puccini, di Giambattista Mercati e del Ghe-

rardini si scorgono del resto anche chiaramente le



derivazioni dal Callot.

Federico IIermanin.

Imbert Alessandro, Ceramiche Orvietane
dei secoli Xllf e XIV. — Roma, Forzatti
e C., Tipografi del Senato, 1909.

Quanti studiano ed amano l’arte nostra, non pos-
sono, io credo, non accogliere senza compiacimento
sincero, il lavoro di ricerche accurate ed intelligenti,
indirizzate a recar nuova luce sull’arte industriale ita-
liana, cosi gloriosa in tutte le sue varie applicazioni.
Studiare come sorsero, come progredirono le nostre
arti minori nei vari centri regionali, seguirne lo svi-
luppo, la meravigliosa produzione, rivivere attraverso
i documenti contemporanei la semplice e modesta
vita di quegli umili artefici, vuol dire porsi a contatto,
penetrare nella sua manifestazione più schietta lo spi-
rito d’arte cosi intimamente connaturato in tutto il

*

popolo di quelle fortunate età.

A. Imbert di una di queste arti minori, della ce-
ramica, si occupò in un suo lavoro di recente uscito:
l’autore limita però le sue ricerche intorno ad alcune
ceramiche orvietane del xm e del xiv secolo, rinve-
nute negli scavi condotti per suo conto, nel 1905, in
alcuni pozzi o butti, come volgarmente si chiamavano,
 
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