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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 13.1910

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Fasc. 5
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https://doi.org/10.11588/diglit.24136#0436

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BIBLIOGRAFIA

Ciriaco d’Ancona. La Roma Antica. Di-
segni inediti del secolo xv pubblicati ed
illustrati da Christian Huelsen con XVIII ta-
vole e 31 illustrazioni nel testo. Roma, Er-
manno Loescher & C. (W. Regentey) 1907.

Con questo titolo l’illustre Christian Huelsen pub-
blicava, or sono tre anni, alcuni disegni inediti del
secolo xv. La pubblicazione avrebbe dovuto destare
un maggior interesse di quel che produsse, sapendosi
che Ciriaco Anconitano contribuì molto a dar nuovi
fondamenti alla scienza archeologica, tanto da esser
chiamato padre dell’archeologia del Rinascimento. Ci-
riaco era vissuto -in Roma nel 1424-25, ospite del car-
dinale Gabriele Condulmer, che fu poi Eugenio IV ;
vi tornò nel 1441, e anche verso la fine della sua vita,
per indurre il Papa Niccolò V a imprendere una cro-
ciata contro i Turchi. A Roma, come narra lo Scala-
monti, Ciriaco, il grande antiquario che aveva visi-
tato la Grecia, disegnato il Partenone e le sculture
di Samotracia, riprodusse anfiteatri, palazzi, terme obe-
lischi, ponti, colonne, statue ; e tenne conto delle epi-
grafi di stele, di sarcofagi, di cippi, ecc. Precursore
anzi dell’epigrafia, viaggiò l’Italia, notando, registrando
iscrizioni, raccogliendo antichità. Fu in Dalmazia, in
Toscana, in Liguria nel 1442-43, a Ferrara ai primi
di luglio del 1449, allorché Rogero van der Weyden
portò dalle Fiandre un trittico agli Estensi e della pit-
tura ad olio la pratica agli artisti. Ciriaco Anconitano
vide il trittico fiammingo appeso alle pareti dello studio
che Lionello d’Este si faceva fabbricare nel suo pa-
lazzo di Belfiore, e lo descrive preso dalla più alta
ammirazione, alla vista di figure « che sembrano re-
spirare come se fossero vive», e delle vesti ricamate
d’oro, dei paludamenti di svariati colori, dei prati ver-
deggianti abbelliti da fiori e d’alberi frondosi, degli
ornati portici e dei propilei. «Tu diresti», egli scrive
« queste cose prodotte non dalla mano d’un artista,
ma create dalla natura onnipotente ».

Ciriaco chiama Rogero van der Weyden decoro della
pittura, lo dice stimato a Bruxelles come il più celebre
pittore, e afferma che insegnò l’uso dei colori a olio
ad Angelo da Siena, detto il Maecagnino, e a Galasso

ferrarese, il pittore che, a detta cieli’Ariosto, soleva
dipingere il demonio

«Con bel viso, begli occhi e belle chiome».

L’entusiasta Ciriaco parla anche delle pitture di An-
gelo da Siena, chiamandolo Parrasio. Esse ornavano
lo studio di Lionello d’Este a Belfiore, e rappresen-
tavano le nove Muse. Due soltanto egli ne vide com-
piute, Clio e Melpomene : « quella, insigne per abito ri-
camato cl’ostro e d’oro, e per clamide di color celeste,
mostra nella destra una tromba, nella sinistra un libro
aperto, e con un certo cenno degli occhi, sembra ec-
citare gli uomini alla gloria... l’altra, cinta le spalle
di manto purpureo, mentre tocca leggermente una
cetra, volge tutta raccolta il viso amoroso all’Olimpo,
e con pudico e grave entusiasmo accorda all’armonia
delle corde il suo canto...». Ciriaco dà altri partico-
lari sui dipinti di Angelo da Siena, ma per la pessima
trascrizione dei suoi frammenti e per la mancanza di
punteggiatura non si comprende intera la descrizione
piena di tanto entusiasmo da fargli stimare che potes-
sero essere ingannati dai fiori luccicanti ai piedi di
Melpomene anche le api industriose.

Ciriaco, che, secondo queste notizie, rivisse nel mondo
antico e visse tra gli artisti del suo tempo, può esser
l’autore degli originali dei disegni inediti pubblicati da
Christian Huelsen ?

I disegni son tratti da un elegante codice in per-
gamena della Biblioteca Estense di Modena, che recp
in lettere maiuscole il nome del proprio autore, JOAN-
NES MARCHANOVA, e la data MCCCCLXV. 11
Marcanova, filosofo, medico e poeta veneto si addot-
torò in medicina a Padova nel 1440, fu lettore di filo-
sofia nell’Università bolognese dal 1452 al 1467, e ter-
minò i suoi giorni a Padova, ove restò il codice sud-
detto nella Biblioteca di S. Giovanni di Verdura, finché
passò in proprietà del marchese Tommaso Gbizi e da
questi alla Biblioteca di Modena.

II dottissimo Huelsen, vedendo che molte epigrafi
raccolte dal Marcanova sono nelle sillogi epigrafiche
di Ciriaco Anconitano, non dubitò che i disegni di
Roma antica derivassero pure da questo celebre anti-
quario ; e si compiacque d’aver ritrovato nel codice
di Marcanova le copie di quei disegni esaltali dall’Alt-
 
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