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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 13.1910

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Fasc. 5
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Cronaca
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https://doi.org/10.11588/diglit.24136#0435

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CRONACA

39i

réclame che guasta un paesaggio, che turba ed uccide
una'sensazione, chiamando le colline e le roccie a fai-
da mezzane a un Bitter squisito, a un Distillatore au-
tomatico o a un Digestivo infallibile dal monosillabico
barbarico nome !

« Prossima si dice sarà l’approvazione di una legge
sulle integrità del paesaggio ; ma voi non aspetterete
la legge. Col vostro innato buon gusto, col vostro
senso d’arte e più ancora col vostro affetto saprete
tutelare la bellezza della vallata natia, e come oggi,
così in futuro, lascierete che da ogni cima, da ogni
rupe, da ogni giardino continui a salire un inno alla
natura che vi è stata così prodiga di sè. Resteranno
le miserie al piano, e da quassù continuerà sempre
ad offrirsi uno di quei meravigliosi spettacoli di bel-
lezza che la natura ha creato per la più pura e cri-
stallina gioia degli uomini, per far provare ai mortali
più profondo, più intenso, più affascinante, più spa-
simante il desìo e la voluttà della vita».

fé A Venezia si attende vivamente la pubblicazione
del progetto di ricostruzione della cappella del Ro-
sario ai SS. Giovanni e Paolo. E, sebbene siano già
state avanzate proteste di prudenza per la futura ri-
costruzione, la diffidenza è generale.

^1 ^a data del 29 luglio 1910 ha segnato insieme un
impegno preso e mantenuto con sommo onore del-
l’arte italiana, e lo scioglimento di un voto della fa-
miglia reale in memoria del Re barbaramente colpito
dieci anni sono nella palestra ginnastica a pochi passi
dal palazzo reale di Monza.

L’architetto Sacconi, al quale si delegarono i gravi
e onorifici incarichi di erigere il sacrario di Monza e
la tomba del Pantheon, si mise all’opera con grande
lena e con la prontezza improvvisatrice tutta propria
del suo ingegno pronto e ardito. Prima sua cura fu
la costruzione del catafalco da erigersi per le onoranze
funebri sotto la volta del Pantheon, e l’opera d’ad-
dobbo risultò di forma così alta e tanto rispondente
alla maestà del tempio, che si stabilì fin d’allora di
rinnovarlo con lo stesso materiale e con la medesima
disposizione, in tutte le meste ricorrenze, che si suc-
cederanno nel magnifico tempio romano.

Preparò nel tempo stesso i disegni e i bozzetti pel-
le due opere monumentali destinate ad indicare alle
future generazioni la salma regale e il luogo dove la
nobile vita fu troncata.

Il 1910 ha visto il compimento dei due monumenti,
e in queste due solennità si è rinnovato quel senti-

mento pietoso che ispira la memoria augusta del Re
ed, anche, il rimpianto per l’immatura perdita del
grande architetto, morto cinque anni or sono, senza
aver visto nessuna delle belle e solenni concezioni arti-
stiche ideate e delineate dalla sua mente fervida e
creatrice.

I due monumenti a Re Umberto hanno trovato nel-
l’architetto Guido Cirilli l’esecutore sagace e sapiente.

fé II direttore generale dei musei prussiani nel pe-
riodico Museumskunde (luglio 1910) ha scritto sulla
nuova Collezione civica di sculture e l’Istituto artistico
Stàdel in Francoforte, con spirito ostile all’opera ve-
ramente benemerita di Georg Swarzenski. Questi ha
ribattuto con forza le accuse nella Frankfurt Zeitung
del 30 lùglio, n. 208.

fé II direttore generale delle antichità e belle arti,
Corrado Ricci, ha fatto un’ottima proposta per la con-
servazione, sul luogo, di un lato del Palazzetto di
Venezia. Aperte le arcate del loggiato, ritornate così
alla forma pristina, si potrà almeno, dopo tanta furia di
distruzione contro il Palazzetto, vederne integro un
pezzo, ricostruirci idealmente il recinto antico del vi-
ridario del palazzo di Paolo lì.

fé Dicesi che Corrado Ricci abbia ottenuto dal Go-
verno la prossima fondazione di tre scuole superiori
d’architettura, la riforma dell’organico degli Istituti
d’arte, il completamento dell’altro dei musei e delle
gallerie e degli uffici dei monumenti, così che le so-
vrintendenze possano adempiere le loro funzioni.

È morto nel mese di luglio p. p., il conte Gregorio
Stroganoff, il collezionista notissimo di via Sistina,
che raccolse nella sua dimora esempi artistici di
ogni tempo, rallegrandosi di un cimelio cristiano dei
bassi tempi, come del tabernacoletto dipinto dal Beato
Angelico, o di un forte ritratto del Ribera, o d’altro
del Laurens. Mutò talvolta le sue collezioni, special-
mente di stampe antiche; ma raccolse sempre con
passione, con gusto, con sapere. Forse la bella
collezione, ornamento dell’ideale dimora del com-
pianto Conte, andrà in Russia ; ma sin qui, non essendo
note le sue disposizioni testamentarie, non se ne co-
nosce il destino. Qualunque sia, noi ricordiamo con
gratitudine il dono fatto da Gregorio Stroganoff del-
l’avorio della Cattedra di Massimiano di Ravenna, tor-
nato a riunirsi al monumento dal quale era stato
anticamente strappato.
 
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