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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 13.1910

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Fasc. I
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Miscellanea
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MISCELLANEA

Benozzo volle raffigurare un altro episodio della vita
della Santa: la repulsa cioè ch’ella ebbe dalla ba-
dessa allorché fece istanza di entrare nel monastero
di Santa Maria delle rose in Viterbo. Qui la scena
principale, a differenza delle altre è relegata nel fondo
e sul primo piano si muovono e parlano personaggi
estranei all’azione fra cui una giovane donna alle cui
sottane s’aggrappa un bambino, motivo che Benozzo
non abbandonerà mai nelle sue pitture murali e che
già aveva fatto la sua comparsa prima, sotto la di-
rezione dell’Angelico, nella scena delle elemosine
nella Cappella Niccolina, poi a Montefalco nel qua-
dro in cui Benozzo narrò il miracolo del presepe di
Greccio.

Forse il Gozzoli volle, relegando nel fondo la scena
della repulsa, dare maggior risalto ed accrescere evi-

denza all’episodio della morte di Santa Rosa, dipinto
a destra del quadro.

« Ma avendo quelle monache — proseguiva la leg-
genda — ricusato di riceverla a motivo della sua po-
vertà, ella predisse con ispirito profetico che l’avreb-
bero ricevuta morta...». Benozzo volle quindi rag-
gruppare questi due fatti della repulsa e della morte,
quantunque accaduti a notevole distanza di tempo,
e dispose, veramente con un senso di grande equi-
librio, le due scene animate dallo spirito profetico
della Santa in questo quadro piacevole d’invenzione
e di sentimento.

A destra dell’ottava storia (fig. 8) furono rappre-
sentate le esequie di Santa Rosa dinanzi alla chiesa
di Santa Maria nel Poggio con grande concorso di
clero e di cittadini. La leggenda non parla affatto
che a queste esequie intervenisse il Pontefice che al-
lora, nel 1252, era Innocenzo IV il fiero nemico di

Federico II, ma Benozzo volle certo nel momento
solenne avvicinare il Papa e la Santa, i due fervidi
alleati contro la potenza imperiale quasi che la pre-
senza del Pontefice dovesse significare attestazione di
gratitudine verso la donna che tanto fervore di zelo
aveva spiegato in vita e tanti patimenti sofferti per
la difesa della Chiesa cristiana.

L’affollarsi della gente attorno al feretro, il gruppo
dei giovani a sinistra della scena, la semplicità della
chiesetta e del fondo dettero probabilmente anche a
questo episodio una efficace apparenza di verità, poi-
ché certo non gli mancò come in alcuni altri la pie-
nezza della concezione e la giusta disposizione dei
gruppi di figure.

Abbiamo visto sin qui la fantasia di Benozzo quasi
sempre libera da qualsiasi influenza nell’imaginare i

quadri, nel disporre le persone e gli edifici, poiché
l’azione delle storie che egli aveva dovuto figurare
era troppo diversa da quella delle altre che prima
avea visto o dipinto. Ma nell’ottava storia di Santa Rosa
doveva essere dipinto un altro episodio che troppo
da vicino richiamava un esempio famoso e Benozzo
non potè quindi essere completamente originale nel
comporre la scena, così come non aveva potuto es-
serlo, raffigurando una scena del tutto analoga nel
coro di Montefalco, secondo lo stesso modello. Si
trattava di ritrarre il momento in cui ad Innocenzo IV
appare in sogno Santa Rosa per comandargli di por-
tare i suoi resti mortali nel convento di Santa Maria
delle rose, dove, secondo la sua profezia, ella sa-
rebbe entrata almeno da morta. Come poteva Be-
nozzo non ricordare di nuovo il sogno di Innocenzo III
dipinto in San Francesco d’Assisi ?

Ed egli infatti, come aveva fatto a Montefalco,

Fig. 7 — Settima storia di Santa Rosa
quale era dipinta da Benozzo Gozzoli nella chiesetta delle monache

di Santa Rosa a Viterbo.

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