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CORRIERI
alle cure di un architetto sperimentato e indagatore,
col preciso incarico di liberarla da tutte le superfeta-
zioni che gli ultimi secoli vi hanno apposte, e di re-
stituirla alle belle forme romaniche e di transizione
al gotico che la rendono tanto ammirata e interessante
per gli amatori d’arte e di storia.
Per fortuna degli studii l’opera degli architetti che
portarono a compimento il nostro monumento può
fare per gli accresciuti bisogni del culto e pel maggior
splendore della città.
Mastro Filippo è un architetto valente e audace1,
accessibile a frittele novità e a tutti i progressi, proprii
di quell’epoca di grande fervore artistico, per quanto
come scultore non abbia dato uguali prove di abilità,
sol che si esamini la rozza lunetta firmata ostentata-
mente MGR FILIPPE, appartenente un tempo alla
Chiesa di Santa Maria di Piazza
(Fotografia dell’Istituto storico prussiano).
essere seguita facilmente, grazie a tre iscrizioni che
il tempio ha conservate; due ancora visibili sulla fac
ciata, l’altra nascosta sotto uno strato di calce, scol-
pita sull’ultimo pilastro della navata destra nell’interno
della chiesa. Le iscrizione riportate in tutte le storie
locali ci fanno conoscere l’anno della prima ricostru-
zione e il nome dell’artista che a questo lavoro fu
impiegato. Sappiamo cosi che la chiesa fu ricostruita
nel 12X0, cioè nel momento del massimo sviluppo
edilizio e monumentale della città, e che ne diresse
i lavori Mastro Filippo, l’architetto la cui attività fu
occupata in Ancona per restaurare e costruire quanto
di più importante nei primi anni del Duecento si volle
chiesa di S. Pellegrino, ed ora conservata nel Museo
Cristiano nella cripta delle Lacrime al Duomo, e le
figure scolpite sopra la lunga iscrizione che ricorda la
ricostruzione della chiesa dedicata a S. Maria di Piazza.
L’architetto Guido Cirilli col suo progetto di re-
stauro si propone di restituire alla chiesa il transetto,
ripristinare il tetto a travatura nelle tre navate, com-
pletare la facciata e il campanile, e ritrovando le tracce
della cortina esterna dei fianchi, risolvere tutte le que-
stioni inerenti al tema costruttivo ed ornamentale del
monumento.
1 V. Rass. bibl. dell, arte ital1908, pag. 129.
CORRIERI
alle cure di un architetto sperimentato e indagatore,
col preciso incarico di liberarla da tutte le superfeta-
zioni che gli ultimi secoli vi hanno apposte, e di re-
stituirla alle belle forme romaniche e di transizione
al gotico che la rendono tanto ammirata e interessante
per gli amatori d’arte e di storia.
Per fortuna degli studii l’opera degli architetti che
portarono a compimento il nostro monumento può
fare per gli accresciuti bisogni del culto e pel maggior
splendore della città.
Mastro Filippo è un architetto valente e audace1,
accessibile a frittele novità e a tutti i progressi, proprii
di quell’epoca di grande fervore artistico, per quanto
come scultore non abbia dato uguali prove di abilità,
sol che si esamini la rozza lunetta firmata ostentata-
mente MGR FILIPPE, appartenente un tempo alla
Chiesa di Santa Maria di Piazza
(Fotografia dell’Istituto storico prussiano).
essere seguita facilmente, grazie a tre iscrizioni che
il tempio ha conservate; due ancora visibili sulla fac
ciata, l’altra nascosta sotto uno strato di calce, scol-
pita sull’ultimo pilastro della navata destra nell’interno
della chiesa. Le iscrizione riportate in tutte le storie
locali ci fanno conoscere l’anno della prima ricostru-
zione e il nome dell’artista che a questo lavoro fu
impiegato. Sappiamo cosi che la chiesa fu ricostruita
nel 12X0, cioè nel momento del massimo sviluppo
edilizio e monumentale della città, e che ne diresse
i lavori Mastro Filippo, l’architetto la cui attività fu
occupata in Ancona per restaurare e costruire quanto
di più importante nei primi anni del Duecento si volle
chiesa di S. Pellegrino, ed ora conservata nel Museo
Cristiano nella cripta delle Lacrime al Duomo, e le
figure scolpite sopra la lunga iscrizione che ricorda la
ricostruzione della chiesa dedicata a S. Maria di Piazza.
L’architetto Guido Cirilli col suo progetto di re-
stauro si propone di restituire alla chiesa il transetto,
ripristinare il tetto a travatura nelle tre navate, com-
pletare la facciata e il campanile, e ritrovando le tracce
della cortina esterna dei fianchi, risolvere tutte le que-
stioni inerenti al tema costruttivo ed ornamentale del
monumento.
1 V. Rass. bibl. dell, arte ital1908, pag. 129.