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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 13.1910

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Fasc. 2
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24136#0173

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MISCELLANEA

135

S. Gioannino nel deserto, del Mola.

S. Bastiano nel mar tiro con tre soldati, figure grandi
in piedi, del Caravaggio.

Paese del Dominichino.

Una testa di Caravaggio.

Due bislonghi alti un palmo, rapresentanti l’uno
S. Girolamo, e l’altro S. Antonio Abbate nel deserto,
di Tiziano.

Un crocifisso con due Marie, di Michel Angelo.

Paese grande con S. Gio. del Brilli•

Un Salvatore alla colonna, in grande, di Federico
Zuccari.

Samaritana e Salvatore grande, del Canicci,

Testa di S. Pietro, del Taglione.

Assunta del Baroccio.

Testa d’angelo, in muro, di Pierin del Vago.

La purità del Antiveduto.

Due paesi in tondo, del Civetta.

Susanna con vecchioni, bislongo, alto un palmo e
più, del Caroselli.

S. Girolamo in piccolo, del Baroccio.

Crucifisso con S. Damaso, del Zuccari.

Due ottangoli con uccelli, di Giacomo Poli.

Cupido che dorme, del Mola.

Madonna con Putto, di Pietro Perugino.

Otto piatti reali, di Rafaelle.

Quattro vasi istoriati, di Rafaelle.

Crucifisso in tavola del Sodoma.

Madonna con Bambino- e S. Girolamo di P. Ve-
ronese.

Assunta in pietra, del Zuccari.

Un cimbalo a tre registri di Girolamo, sotto del
qual cimbalo vi è un registro di campanelli coristi,
che fanno armonia con il cimbalo, potendosi con re-
gistri levare e far suonare solamente il cimbalo.

Un disegno dal sepolcro di Pio li in Roma. —

Nel gabinetto reale delle stampe di Dresda è conser-
vato un disegno ( fig. i), pubblicato anche recentemente,1
con l’attribuzione ad uno scultore romano del xv se-
colo e con la denominazione di abbozzo per il sepolcro
di Pio IL Che questo disegno si riferisca a quel se-
polcro non è dubbio anche a prima vista e, se non
lo fosse, lo confermerebbe la scritta sul cartello del-
l’epigrafe pius IIpont MAX; ma è invece lecito du-
bitare se proprio questo fosse l'abbozzo, l’idea prima
fissata sulla carta dallo scultore romano che il Ven-
turi 2 determinò recentemente come uno scolare di
Andrea Bregno.

È noto l’errore in cui cadde il Vasari riguardo al-
l’attribuzione di questo monumento (fig. 2) e dell’altro
di Pio III, entrambi trasportati da San Pietro aSant’An-

1 Hadzeichnungen alter Meister in bolliglieli Kupferstichka-
binet zu Dresden, Franz Hanfstangl, Munchen, tav. XIII.

2 Venturi A., La scultura del '400, Milano, Hoepli, 190S.

drea della Valle, dicendoli opera di Niccolò della
Guardia e di Pietro Paolo da Todi, discepoli di Paolo
Romano, mentre poi, nella vita del Filarete egli as-
segnò il sepolcro di Pio II a Pasquino da Montepul-
ciano ed a Bernardo Ciuffagni ; gli stessi annotatori
del Vasari nell’edizione Sansoni credettero prudente-
mente di avvertire: « Ma noi crediamo che s’inganni
tanto la prima che la seconda volta».

Lasciando quindi 1’ attribuzione del monumento,
ci limiteremo a notare quello che del sepolcro di
Pio II, scrisse il Ciaconio. 1 « Diruto postea progresso
temporis antiquo monumento, Pij corpus sub novae
Basilicae pavimentimi translatum fuit, ibi jacuit usque-
quo Alexander Perettus Cardinalis Montalti ad D. An-
dree de Valle Templum illud deduxit, et in pernobili
monumento collocavit». Sembra dunque, per quel che
riguarda la storia del monumento, che anche il Cia-
conio sia caduto in errore supponendo o lasciando
supporre che, diruto antiquo monumento, Alessandro
Peretti collocasse nel 1614 il corpo del Piccolomini
in un nuovo sepolcro monumentale in Sant’Andrea
della Valle; il che è assurdo data l’epoca della tra-
slazione.

Con tutta probabilità invece il sepolcro di Pio II
dovette rimanere in San Pietro fino circa al 1614 nelle
condizioni di luogo e di disposizione per cui era stato
creato e di questo sepolcro abbiamo una riproduzione
approssimata nel disegno qui riprodotto.

Analizzandolo appare infatti come l’autore si sia
curato di mettere a posto principalmente le linee ar-
chitettoniche e specialmente le sagome principali poco
curandosi se d’una cornice riproduceva soltanto som-
mariamente l’aggetto, se d’un capitello dava soltanto
la linea generale. Questa preoccupazione dello scom-
partire lo spazio secondo sagome sinteticamente deli-
neate ha fatto travedere al disegnatore anche la giu-
stezza delle proporzioni e basta confrontare quelle del
disegno con quelle del monumento per esserne per-
suasi. Inoltre tanto nell’urna che sostiene il corpo del
papa, quanto nella vasca sottostante, il disegno archi-
tettonico sembra assai più corretto di quello che non
io sia nelle figure, tracciate in fretta come per riem-
pire gli spazi lasciati vuoti dai pilastri e dalle cor-
nici. Una prova chiarissima di questa fretta del dise-
gnatore sta nel fatto che per riempire la formella dove
sta la figura giacente del papa egli dovette porre
sotto di essa tre ripiani, quasi fossero tre materassi,
riuscendo così a riempire soltanto con questo ripiego
lo spazio troppo alto in confronto a quello determi-
nato nel monumento.

Questa alterazione delle proporzioni è propria di
chi copia, non di chi inventa: chi inventa e pone
sulla carta l’imagine che s’é creata nella mente vede

1 Ai.phonsi Ciaconii, Vitae et re's geslae Pontificum Roma-
norwn, Romae. Philippi et de Riibeis, MDCLXXVII, II, pag. 1027.
 
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