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MISCELLANEA
giormente ad un confronto e può aver suggerita l’at-
tribuzione a Melozzo.
Della sua testa lo Schmarsow ci fa la seguente
descrizione: «Essa ci si presenta di profilo, con un
forte ciuffo di capelli sulla fronte e dietro la nuca,
dimodoché l’orecchio ed il collo restano liberi ». Ri in;
proverà al celeste messaggero la strettezza delle spalle,
la mancanza della clavicola, trova insomma che la sua
figura non sia di forme abbastanza ben costrutte per
essere ritratto della mano del grande pittore roma-
gnolo.
L’ala nella sua forma araldica decorativa gli offre
un nuovo ostacolo, perchè sostiene che Melozzo in
questo caso si sarebbe sempre servito dell’ala naturale
di un uccello. In quanto alla Madonna lo Schmarsow
la rimprovera di troppa robustezza, intitolandola una
massiccia maldestra serva di campagna la cui testa
dimostra strettissima affinità a quella della Cappella
della Santissima Annunziata della chiesa di Santa
Maria sopra Minerva dove è rappresentato il mede-
simo soggetto col noto ritratto del cardinale Torque-
mada. Secondo lo Schmarsow ambedue le teste di-
mostrano 1’ influsso di Lorenzo di Viterbo o più
direttamente quello di Benozzo Gozzoli: questa la ra-
gione principale per cui egli crede di dover assegnare
l’affresco ad Antoniazzo.
La figura del Padre Eterno benedicente appare
all’erudito tedesco figura « casalinga » (hausbacken) a
cui manca lo scorcio ardito degli Apostoli della Sa-
grestia di San Pietro, e perciò egli lo fa derivare egual-
mente da Lorenzo da Viterbo, come pure l’architet-
tura che fa sfondo all’affresco. Invece noi dobbiamo
constatare che le cose dinanzi ai nostri occhi si pre-
sentano ben diverse !
Vediamo dunque di studiare alla nostra volta lo
stupendo affresco e cominciamo con la figura casta
e verginale dell’angelo quattrocentesco !
Lo Schmarsow, per convincersi dell’attribuzione,
vorrebbe proprio vedere nella testa di Gabriele il ri-
tratto degli angeli della Sagrestia. Ma questo non può
Melozzo da Forlì: L’Annunciazione. Roma, Pantheon (Fot. Anderson).
MISCELLANEA
giormente ad un confronto e può aver suggerita l’at-
tribuzione a Melozzo.
Della sua testa lo Schmarsow ci fa la seguente
descrizione: «Essa ci si presenta di profilo, con un
forte ciuffo di capelli sulla fronte e dietro la nuca,
dimodoché l’orecchio ed il collo restano liberi ». Ri in;
proverà al celeste messaggero la strettezza delle spalle,
la mancanza della clavicola, trova insomma che la sua
figura non sia di forme abbastanza ben costrutte per
essere ritratto della mano del grande pittore roma-
gnolo.
L’ala nella sua forma araldica decorativa gli offre
un nuovo ostacolo, perchè sostiene che Melozzo in
questo caso si sarebbe sempre servito dell’ala naturale
di un uccello. In quanto alla Madonna lo Schmarsow
la rimprovera di troppa robustezza, intitolandola una
massiccia maldestra serva di campagna la cui testa
dimostra strettissima affinità a quella della Cappella
della Santissima Annunziata della chiesa di Santa
Maria sopra Minerva dove è rappresentato il mede-
simo soggetto col noto ritratto del cardinale Torque-
mada. Secondo lo Schmarsow ambedue le teste di-
mostrano 1’ influsso di Lorenzo di Viterbo o più
direttamente quello di Benozzo Gozzoli: questa la ra-
gione principale per cui egli crede di dover assegnare
l’affresco ad Antoniazzo.
La figura del Padre Eterno benedicente appare
all’erudito tedesco figura « casalinga » (hausbacken) a
cui manca lo scorcio ardito degli Apostoli della Sa-
grestia di San Pietro, e perciò egli lo fa derivare egual-
mente da Lorenzo da Viterbo, come pure l’architet-
tura che fa sfondo all’affresco. Invece noi dobbiamo
constatare che le cose dinanzi ai nostri occhi si pre-
sentano ben diverse !
Vediamo dunque di studiare alla nostra volta lo
stupendo affresco e cominciamo con la figura casta
e verginale dell’angelo quattrocentesco !
Lo Schmarsow, per convincersi dell’attribuzione,
vorrebbe proprio vedere nella testa di Gabriele il ri-
tratto degli angeli della Sagrestia. Ma questo non può
Melozzo da Forlì: L’Annunciazione. Roma, Pantheon (Fot. Anderson).