BRAMANTE ALLA CERTOSA DL PAVIA
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che una replica del Cristo di Chiaravalle, variato soltanto nella metà superiore del viso :
l’inferiore concorda anche pienamente, salvo modificazioni lievissime, col San Giovanni Battista.
Nè solo la coincidenza delle forme, ma la fattura stessa, la modellazione larga e spon-
tanea, che pure plasma e segna e determina tutto con quasi ferreo rigor d’esattezza, il
robusto e armonioso chiaroscuro, il colore che, nelle parti non guaste, risalta schietto e forte,
tutto insomma testimonia che chi ha dipinto quella serie di affreschi nella chiesa della Cer-
tosa di Pavia ha pure dipinto la sala dei Maestri d’Arme nell’antica casa Panigarola di via
Panzone, i cui frammenti conserva ora la pinacoteca di Brera, il Cristo alla colonna della
chiesa dell’abbazia di Chiaravalle presso Milano, e l'Argo nella sala del Tesoro del Castello
Sforzesco.
Prima di pronunciare definitivamente il nome di Bramante, abbiamo voluto rispondere
alle obiezioni che tosto ci si sono presentate. La prima ci veniva dalle nostre stesse osser-
vazioni antecedenti: dalle analogie che avevamo notato fra questi affreschi e alcuni quadri
del Bramantino, e che non potevamo, anche di fronte ai nuovi risultati, eliminare senz’altro
come puramente accidentali, tanto i riscontri le avevano specificate e moltiplicate. Se le
somiglianze che avevamo rilevato nel Filcmone c Batixi e nell’Adorazione dei Magi potevano
facilmente spiegarsi; in questi due quadri, come semplici imitazioni, le relazioni da noi sta-
bilite fra quegli affreschi e il quadro dell’Ambrosiana, che si è sempre considerato sin qui,
sino ai più recenti e completi studi del Snida, come anteriore all’influsso di Bramante,1 pote-
1 V. W. Suida, Die Jugendwerke des Bartolomeo Suardi Genannt Bramantino in Jahrbuch der Punsi,
hisl Sanimi, der Allerhoch. Kaiserhauses, XXVI, 1.
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che una replica del Cristo di Chiaravalle, variato soltanto nella metà superiore del viso :
l’inferiore concorda anche pienamente, salvo modificazioni lievissime, col San Giovanni Battista.
Nè solo la coincidenza delle forme, ma la fattura stessa, la modellazione larga e spon-
tanea, che pure plasma e segna e determina tutto con quasi ferreo rigor d’esattezza, il
robusto e armonioso chiaroscuro, il colore che, nelle parti non guaste, risalta schietto e forte,
tutto insomma testimonia che chi ha dipinto quella serie di affreschi nella chiesa della Cer-
tosa di Pavia ha pure dipinto la sala dei Maestri d’Arme nell’antica casa Panigarola di via
Panzone, i cui frammenti conserva ora la pinacoteca di Brera, il Cristo alla colonna della
chiesa dell’abbazia di Chiaravalle presso Milano, e l'Argo nella sala del Tesoro del Castello
Sforzesco.
Prima di pronunciare definitivamente il nome di Bramante, abbiamo voluto rispondere
alle obiezioni che tosto ci si sono presentate. La prima ci veniva dalle nostre stesse osser-
vazioni antecedenti: dalle analogie che avevamo notato fra questi affreschi e alcuni quadri
del Bramantino, e che non potevamo, anche di fronte ai nuovi risultati, eliminare senz’altro
come puramente accidentali, tanto i riscontri le avevano specificate e moltiplicate. Se le
somiglianze che avevamo rilevato nel Filcmone c Batixi e nell’Adorazione dei Magi potevano
facilmente spiegarsi; in questi due quadri, come semplici imitazioni, le relazioni da noi sta-
bilite fra quegli affreschi e il quadro dell’Ambrosiana, che si è sempre considerato sin qui,
sino ai più recenti e completi studi del Snida, come anteriore all’influsso di Bramante,1 pote-
1 V. W. Suida, Die Jugendwerke des Bartolomeo Suardi Genannt Bramantino in Jahrbuch der Punsi,
hisl Sanimi, der Allerhoch. Kaiserhauses, XXVI, 1.