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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 13.1910

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Fasc. 3
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Zappa, Giulio: Bramante alla Certosa di Pavia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24136#0209

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Bit AMANTE ALLA CERTOSA DL PAVLA

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Se dunque realmente gli affreschi della Certosa ripetono alcuni caratteristici motivi del-
l'Adorazione del Bambino dell’Ambrosiana, e se questa realmente è, come si ritiene, opera
pre Bramantesca di Bartolomeo Suardi, noi potremmo, di pieno diritto, negare ogni fede
alle notizie del Lomazzo, la cui laconica indicazione circa l’autore degli affreschi di casa
Panigarola potrebbe, d’altra parte, apparire tanto più insufficiente garanzia, inquantochè il
Lomazzo stesso si mostra altrove esitante nelle sue attribuzioni: la facciata di casa Piro-
vano ch’egli, come vedemmo, nomina come opera di Bramante, è da lui precedentemente
riferita al Bramantino. Posta come esatta l’equazione : « la Natività dell’Ambrosiana sta agli
affreschi della Certosa come questi stanno agli Uomini d'Arme di Brera e al Cristo di
Chiaravalle » è chiaro che noi dovremmo sostituire, per gli affreschi di Brera al nome di
Bramante quello del Bramantino, e ridare a quest’ultimo col Mongeri e col Cavalcasene, il
Cristo alla colonna, che rappresenterebbe perciò non il modello, bensì una replica tarda
del Cristo risorto di casa Del Mayno.

Senonchè la forma dubitativa delle nostre premesse dice già da sè chiaramente che

Fig. S— Bramante: L’uomo dalla corazza. Milano, Pinacoteca di Brera.

noi non abbiamo tardato a scoprire la loro fallacia, e però l’assurdità di una tale deduzione.
In realtà nè il quadro dell’Ambrosiana è opera esente in tutto dall’influsso di Bramante,
nè i particolari stilistici che in esso avevamo assunto a termini di confronto con gli affreschi
della Certosa possono perciò legittimamente dirsi vere e proprie note personali del Bra-
mantino. Nell’architettura di sfondo, e nel pastore laureato di sinistra, che arieggia visibil-
l'Argo nella movenza, e il cosidetto « Uomo dallo spadone » nel quadrato volto digrignante,
quasi ferino, già il Suida avrebbe potuto rilevare indubbi riferimenti a Bramante. L’imitazione
di questo comincia adunque, nel Bramantino, sino dalla prima opera sua, o almeno da quella,
certo assai giovanile, ch’è la prima a noi nota: quasi si immedesima con la sua educazione
artistica, che possiamo pensare aver egli ricevuto da Bramante stesso. È facile perciò am-
mettere che il Bramantino come ripeteva nella figura sopra indicata, un motivo familiare
al maestro, si rifaceva, fuor di proposito, in due figure adoranti, la smorfia piagnucolosa
del suo Eraclito, potesse anche ispirarsi a lui in altri particolari, ad esempio in quella forma
della mano in cui il Suida va a cercare così lungi il riscontro in un disegno di Ercole

L’Arte. XIII, 22.
 
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