L'ARTE LAI GIOVANNI CARI ANI
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glione cartilaginoso e piatto (che diversifica da quello del Cariani), il disegno serrato, la
scioltezza di pennello e la misteriosa potenza dell’occhio confermano la nostra ipotesi, che
si avvalorò nel confronto col donatore della Sacra conversazione dei Pitti (n. 84), lavoro
sicuro del Palma.
I conti Medolago di Bergamo posseggono il ritratto di un loro antenato, che tiene in
mano una carta ove si legge I. CARIANVS. Questo nobile, apparentemente di trentacin-
que anni, in veste scura col bavero di pelliccia, ha la carnagione bruna e lo sguardo affa-
ticato dallo spirito meditativo e malinconico ; il severo modellato del volto, l’accordo delle
parti in ombra e il fondo verde cupo danno sobria eleganza a questo quadretto, che pochi
conoscono. Nel 1535 o in quel torno deve essere stato eseguito il ritratto di un giovane
imberbe in robone nero e berretto rotondo, che dalla raccolta Solly passò nel Kaiser Frie-
drich Museutn (n. 188), e il ritratto del doge Andrea Gritti, nella villa del conte O. Morlani
Fig. 13 — G. Cariani : Una nobildonna
Bergamo. Accademia Carrara - (Fotografia Taramelli).
a Carvico bergamasco, già attribuito a Tiziano, sebbene non abbia che fare con quello della
galleria Czernin di Vienna (n. 38). La fisonomia del Serenissimo, la cui esistenza si collegò
con la varia fortuna della repubblica, è resa con penetrazione ; l’occhio calmo, risoluto e la
bocca aspra sembrano convalidare una formula imperativa ; la fermezza del segno, il ton-
deggiare del contorno e il colorito derivano dal Palma.
Parecchie reminescenze gdorgionesche nella tecnica e nell’espressione ha, nella galleria
Morelli, la mezza figura d’uomo, in barba e capelli lunghi, che sta dinanzi ad una tenda
rossa, aperta sopra una marina. Tale ritratto fa onore all’artista per il soffio di bonaria tri-
stezza, che gli riposa negli occhi e ne anima l’aspetto con una placida malinconia ; i colori
fusi a pennellate grasse gli conferiscono un’intonazione giustissima.1
Meno corretto, ma condotto con ricchezza di tinte squillanti nella piena luce o mae-
strevolmente smorzate nelle linee fuggenti attraverso i verdi piani prospettici, è il ritratto
di Giovanni Benedetto Caravaggio della galleria Lochis (n. 184). La mezza figura, col ber-
' G, Frizzoni, La galleria Morelli in Vergamo, Bergamo, 1892, pag. 37.
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glione cartilaginoso e piatto (che diversifica da quello del Cariani), il disegno serrato, la
scioltezza di pennello e la misteriosa potenza dell’occhio confermano la nostra ipotesi, che
si avvalorò nel confronto col donatore della Sacra conversazione dei Pitti (n. 84), lavoro
sicuro del Palma.
I conti Medolago di Bergamo posseggono il ritratto di un loro antenato, che tiene in
mano una carta ove si legge I. CARIANVS. Questo nobile, apparentemente di trentacin-
que anni, in veste scura col bavero di pelliccia, ha la carnagione bruna e lo sguardo affa-
ticato dallo spirito meditativo e malinconico ; il severo modellato del volto, l’accordo delle
parti in ombra e il fondo verde cupo danno sobria eleganza a questo quadretto, che pochi
conoscono. Nel 1535 o in quel torno deve essere stato eseguito il ritratto di un giovane
imberbe in robone nero e berretto rotondo, che dalla raccolta Solly passò nel Kaiser Frie-
drich Museutn (n. 188), e il ritratto del doge Andrea Gritti, nella villa del conte O. Morlani
Fig. 13 — G. Cariani : Una nobildonna
Bergamo. Accademia Carrara - (Fotografia Taramelli).
a Carvico bergamasco, già attribuito a Tiziano, sebbene non abbia che fare con quello della
galleria Czernin di Vienna (n. 38). La fisonomia del Serenissimo, la cui esistenza si collegò
con la varia fortuna della repubblica, è resa con penetrazione ; l’occhio calmo, risoluto e la
bocca aspra sembrano convalidare una formula imperativa ; la fermezza del segno, il ton-
deggiare del contorno e il colorito derivano dal Palma.
Parecchie reminescenze gdorgionesche nella tecnica e nell’espressione ha, nella galleria
Morelli, la mezza figura d’uomo, in barba e capelli lunghi, che sta dinanzi ad una tenda
rossa, aperta sopra una marina. Tale ritratto fa onore all’artista per il soffio di bonaria tri-
stezza, che gli riposa negli occhi e ne anima l’aspetto con una placida malinconia ; i colori
fusi a pennellate grasse gli conferiscono un’intonazione giustissima.1
Meno corretto, ma condotto con ricchezza di tinte squillanti nella piena luce o mae-
strevolmente smorzate nelle linee fuggenti attraverso i verdi piani prospettici, è il ritratto
di Giovanni Benedetto Caravaggio della galleria Lochis (n. 184). La mezza figura, col ber-
' G, Frizzoni, La galleria Morelli in Vergamo, Bergamo, 1892, pag. 37.