LIONELLO VENTURI
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eseguito per il cardinale Del Monte, e forse in tempo non diverso, il quale ci dimostra come
il Caravaggio combinasse'ne’ suoi quadri fiori e musicanti. Esso è ricordato dal Bellori come
« Donna in camicia che suona» il liuto con le note in avanti; e passò poi dalla collezione
del Monte a quella di Giustiniani, donde nel 1808 fu acquistato dal barone Vivant Denon per
l’Eremitaggio di Pietroburgo, dove si vede al n. 217, catalogato come « Giovane suonatore di
mandolino ». E basta dare un’occhiata alla riproduzione del quadro per comprendere come
sia spiegabile il qui prò qito sul sesso preso dal catalogo.1 La gentile suonatrice ha anch’essa
vicino una caraffa di fiori e qualche frutto. Non sono nella caraffa i riflessi ricordati nel-
l’altro quadro dal Baglione e dal Bellori ; ma, facendo a meno, senza gran pena, della vir-
Michelangelo da Caravaggio : Canestra di frutta. Milano, Pinacoteca Ambrosiana.
tuosità di riflessi, possiamo facilmente ammirare l’intima comprensione della vita dei fiori
espressa dall’artista.
Dopo tutto ciò, si presenta naturale la domanda, se il pittore che il Bellori indica
come il fondatore della scuola dei fioristi romani abbia mai dipinto quadri esclusivamente
di fiori e frutta, o si sia contentato di metterli attorno alle decorazioni del cavalier D’Arpino
e alle proprie scenette di genere. E se dai testi nessuna risposta precisa ci vien data, affer-
mativamente risponde un quadretto dell’Ambrosiana, che è stato trascurato dagli studiosi
del Caravaggio. Esso si trova citato con l’attribuzione al maestro nell’elenco redatto nel 1618,
1 II Kallab (op. cit., pag. 280) ritiene possibile
l’identificazione di questo quadro con il suonatore citato
dal Baglione. Se non che, anche a parte la questione
che lo strumento nel quadro non è il lauto, cioè il flauto,
basta ricordare l’identificazione indubbia da noi fatta
col cenno del Bellori, e il fatto che lo stesso Bellori
ricorda in altro passo quella caraffa descritta dal Ba-
glione per rendere assai improbabile l’ipotesi del Kallab.
Per ammetterla occorrerebbe che non solo il Baglione
avesse sbagliato di strumento, ma che il Bellori avesse
fatto due quadri di uno.
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eseguito per il cardinale Del Monte, e forse in tempo non diverso, il quale ci dimostra come
il Caravaggio combinasse'ne’ suoi quadri fiori e musicanti. Esso è ricordato dal Bellori come
« Donna in camicia che suona» il liuto con le note in avanti; e passò poi dalla collezione
del Monte a quella di Giustiniani, donde nel 1808 fu acquistato dal barone Vivant Denon per
l’Eremitaggio di Pietroburgo, dove si vede al n. 217, catalogato come « Giovane suonatore di
mandolino ». E basta dare un’occhiata alla riproduzione del quadro per comprendere come
sia spiegabile il qui prò qito sul sesso preso dal catalogo.1 La gentile suonatrice ha anch’essa
vicino una caraffa di fiori e qualche frutto. Non sono nella caraffa i riflessi ricordati nel-
l’altro quadro dal Baglione e dal Bellori ; ma, facendo a meno, senza gran pena, della vir-
Michelangelo da Caravaggio : Canestra di frutta. Milano, Pinacoteca Ambrosiana.
tuosità di riflessi, possiamo facilmente ammirare l’intima comprensione della vita dei fiori
espressa dall’artista.
Dopo tutto ciò, si presenta naturale la domanda, se il pittore che il Bellori indica
come il fondatore della scuola dei fioristi romani abbia mai dipinto quadri esclusivamente
di fiori e frutta, o si sia contentato di metterli attorno alle decorazioni del cavalier D’Arpino
e alle proprie scenette di genere. E se dai testi nessuna risposta precisa ci vien data, affer-
mativamente risponde un quadretto dell’Ambrosiana, che è stato trascurato dagli studiosi
del Caravaggio. Esso si trova citato con l’attribuzione al maestro nell’elenco redatto nel 1618,
1 II Kallab (op. cit., pag. 280) ritiene possibile
l’identificazione di questo quadro con il suonatore citato
dal Baglione. Se non che, anche a parte la questione
che lo strumento nel quadro non è il lauto, cioè il flauto,
basta ricordare l’identificazione indubbia da noi fatta
col cenno del Bellori, e il fatto che lo stesso Bellori
ricorda in altro passo quella caraffa descritta dal Ba-
glione per rendere assai improbabile l’ipotesi del Kallab.
Per ammetterla occorrerebbe che non solo il Baglione
avesse sbagliato di strumento, ma che il Bellori avesse
fatto due quadri di uno.