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CORRIERI
letto del Quattrocento che troneggia ora nella mira-
bile stanza nuziale, decorata forse per gli sponsali di
un Davizzi con una Alberti come sembrano testimo-
niare gli stemmi dipinti sulle pareti.
La ricostruzione di un antico ambiente fiorentino
può dirsi quindi riuscita pienamente con un gusto
finissimo e con un rispetto veramente sacro per tutti
i particolari anche minimi che la ricerca minuziosa è
andata scoprendo durante il restauro. Certo è che, se
l’edificio con tanto intelletto d’amore ricondotto alle
sue migliori apparenze originarie dal Volpi, costituisce
pei fiorentini una ragione di compiacimento e d’or-
toria — s’era ripetuto in altro campo un fatto analogo
a quello dei pezzenti che cì’un titolo di dispregio avevan
fatto un’imprésa di gloria ; un gruppo d’artisti turbo-
lenti ed animosi, intolleranti di freno come di scuole
all’infuori di quella della natura, s’eran riuniti sotto
un unica bandiera movendo in guerra contro le acca-
demie e prendendo dalla macchia il nome di macchia-
io li che in volgar fiorentino vorrebbe definire quel
genere d’uomini che si son dati alla macchia, non
dico come i briganti ma quasi. -— In realtà la tendenza
d’arte che verso quel tempo cominciò a delinearsi a
Firenze per gli artisti che vi convennero da ogni parte
Antonio Puccinelli : Ritratto. Propr. Morrocchi.
goglio, induce anche a rimpiangere una volta di più
die l’incoscienza di chi fu a capo di Firenze abbia po-
tuto distruggere, or sono pochi anni, tante e così pa-
lesi forme di bellezza, allorché non si volle compren-
dere — e le conseguenze ammaestrino i futuri ! — che
risanare Firenze non poteva significare deturparla e
che molte memorie dell’antico tempo di gloria pote-
vano benissimo restare anche fra le nuove costruzioni
che la vita moderna esigeva, sol che non si avesse,
come s’ebbe, la manìa della distruzione e l’idolatria
del rettifilo.
Firenze, giugno 1910.
Roberto Paimni.
Un’esposizione de’ macchiaioli. — A Firenze fra
il 1848 e il '50 — eran tempi di battaglia e di vit-
fu il primo sintomo di reazione contro la freddezza
accademica del quadro storico e della pittura tedio-
samente leccata ; e ad alcuni che sentivano molto il co-
lore nel ritrarre dal vero si unirono altri che meglio
conoscevano il disegno e così gli uni impararono a
colorire, gli altri a disegnare, diversi tutti per tem-
peramento ma uniti, e violenti anche, nella lotta per
la conquista della libertà.
Una mostra d’opere dei pittori di questo gruppo si
è chiusa da pochi giorni a Firenze dopo esser rimasta
per due mesi aperta al pubblico ed ordinata da due
artisti valenti : Ruggero Focardi e Rinaldo Carnielo
che coi macchiaioli ebbero lunga e familiare dimesti-
chezza.
La mostra comprendeva in gran parte bozzetti e
piccoli studi, oltre a vari quadri, ed è quindi riuscita
CORRIERI
letto del Quattrocento che troneggia ora nella mira-
bile stanza nuziale, decorata forse per gli sponsali di
un Davizzi con una Alberti come sembrano testimo-
niare gli stemmi dipinti sulle pareti.
La ricostruzione di un antico ambiente fiorentino
può dirsi quindi riuscita pienamente con un gusto
finissimo e con un rispetto veramente sacro per tutti
i particolari anche minimi che la ricerca minuziosa è
andata scoprendo durante il restauro. Certo è che, se
l’edificio con tanto intelletto d’amore ricondotto alle
sue migliori apparenze originarie dal Volpi, costituisce
pei fiorentini una ragione di compiacimento e d’or-
toria — s’era ripetuto in altro campo un fatto analogo
a quello dei pezzenti che cì’un titolo di dispregio avevan
fatto un’imprésa di gloria ; un gruppo d’artisti turbo-
lenti ed animosi, intolleranti di freno come di scuole
all’infuori di quella della natura, s’eran riuniti sotto
un unica bandiera movendo in guerra contro le acca-
demie e prendendo dalla macchia il nome di macchia-
io li che in volgar fiorentino vorrebbe definire quel
genere d’uomini che si son dati alla macchia, non
dico come i briganti ma quasi. -— In realtà la tendenza
d’arte che verso quel tempo cominciò a delinearsi a
Firenze per gli artisti che vi convennero da ogni parte
Antonio Puccinelli : Ritratto. Propr. Morrocchi.
goglio, induce anche a rimpiangere una volta di più
die l’incoscienza di chi fu a capo di Firenze abbia po-
tuto distruggere, or sono pochi anni, tante e così pa-
lesi forme di bellezza, allorché non si volle compren-
dere — e le conseguenze ammaestrino i futuri ! — che
risanare Firenze non poteva significare deturparla e
che molte memorie dell’antico tempo di gloria pote-
vano benissimo restare anche fra le nuove costruzioni
che la vita moderna esigeva, sol che non si avesse,
come s’ebbe, la manìa della distruzione e l’idolatria
del rettifilo.
Firenze, giugno 1910.
Roberto Paimni.
Un’esposizione de’ macchiaioli. — A Firenze fra
il 1848 e il '50 — eran tempi di battaglia e di vit-
fu il primo sintomo di reazione contro la freddezza
accademica del quadro storico e della pittura tedio-
samente leccata ; e ad alcuni che sentivano molto il co-
lore nel ritrarre dal vero si unirono altri che meglio
conoscevano il disegno e così gli uni impararono a
colorire, gli altri a disegnare, diversi tutti per tem-
peramento ma uniti, e violenti anche, nella lotta per
la conquista della libertà.
Una mostra d’opere dei pittori di questo gruppo si
è chiusa da pochi giorni a Firenze dopo esser rimasta
per due mesi aperta al pubblico ed ordinata da due
artisti valenti : Ruggero Focardi e Rinaldo Carnielo
che coi macchiaioli ebbero lunga e familiare dimesti-
chezza.
La mostra comprendeva in gran parte bozzetti e
piccoli studi, oltre a vari quadri, ed è quindi riuscita