PIETRO, LORENZO LUZZO E IL MORTO DA PEL TRE
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* * *
Non era un creatore originale Lorenzo Luzzo, ma aveva una pronta facoltà assimilativa
e l’ostinazione delle idee propria degl’imitatori. Giunto a Roma nell’ultimo decennio del
secolo XV, seguì la corrente degl’imitatori dell’antico; con una fermezza degna di miglior
causa, prese a imitare le grottesche; e, non contento de’modelli che Roma forniva, corse
la Campania. Riuscì più perfetto di chiunque al suo tempo, e fu cosiderato « il primo a ritro-
varle », cioè a comprenderle, cioè a sfruttarle. Ma non lo risparmiò naturalmente il motteggio
degli artisti che lo vedevano, « astratto nella vita come era nel cervello e nelle novità », menar
Fig. 4 — Feltre, Casa già Tauro con freschi di Lorenzo Luzzo.
vita sotto terra a fine d’inventar l’arte sua: usciva di tra le cose morte e lo chiamarono
il Morto. Dal motteggio sorse in Lorenzo la reazione ; così che volle mostrarsi valente anche
in figure. Udito che l’ultima parola nel 1505 era detta a Firenze da Leonardo e da Michelan-
gelo, corse ad imitarli. Non vi riuscì e riprese i suoi lavori di grottesche ; non convinto
tuttavia, così che continuava a dipingere figure di Madonna, e faceva solo tentativi. Risolse
allora di partire pel Veneto ; e con quel buon giudizio di scelta che aveva a Firenze dimo-
strato, si appressò in Venezia a Giorgio da Castelfranco che proprio allora, nel 1508, faceva
la sua maggiore opera pubblica nel Fondaco dei Tedeschi.
Feltre, il luogo nativo di Lorenzo, distrutta dalle fondamenta nel 1510, risorgeva in-
tanto e aveva bisogno di pittori. Lorenzo Luzzo v’accorse, e per un tempo non minore di
11 anni (dal 1511 al 1522) vi lavorò a olio e in affresco. Potè così dedicarsi a dipingere
figure, a farsi per esse ammirare. L’educazione di Giorgione aveva preso su di lui la pre-
valenza: e il suo modo d’imitare il maestro, di ridurne le forme e i colori, trova corri-
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Non era un creatore originale Lorenzo Luzzo, ma aveva una pronta facoltà assimilativa
e l’ostinazione delle idee propria degl’imitatori. Giunto a Roma nell’ultimo decennio del
secolo XV, seguì la corrente degl’imitatori dell’antico; con una fermezza degna di miglior
causa, prese a imitare le grottesche; e, non contento de’modelli che Roma forniva, corse
la Campania. Riuscì più perfetto di chiunque al suo tempo, e fu cosiderato « il primo a ritro-
varle », cioè a comprenderle, cioè a sfruttarle. Ma non lo risparmiò naturalmente il motteggio
degli artisti che lo vedevano, « astratto nella vita come era nel cervello e nelle novità », menar
Fig. 4 — Feltre, Casa già Tauro con freschi di Lorenzo Luzzo.
vita sotto terra a fine d’inventar l’arte sua: usciva di tra le cose morte e lo chiamarono
il Morto. Dal motteggio sorse in Lorenzo la reazione ; così che volle mostrarsi valente anche
in figure. Udito che l’ultima parola nel 1505 era detta a Firenze da Leonardo e da Michelan-
gelo, corse ad imitarli. Non vi riuscì e riprese i suoi lavori di grottesche ; non convinto
tuttavia, così che continuava a dipingere figure di Madonna, e faceva solo tentativi. Risolse
allora di partire pel Veneto ; e con quel buon giudizio di scelta che aveva a Firenze dimo-
strato, si appressò in Venezia a Giorgio da Castelfranco che proprio allora, nel 1508, faceva
la sua maggiore opera pubblica nel Fondaco dei Tedeschi.
Feltre, il luogo nativo di Lorenzo, distrutta dalle fondamenta nel 1510, risorgeva in-
tanto e aveva bisogno di pittori. Lorenzo Luzzo v’accorse, e per un tempo non minore di
11 anni (dal 1511 al 1522) vi lavorò a olio e in affresco. Potè così dedicarsi a dipingere
figure, a farsi per esse ammirare. L’educazione di Giorgione aveva preso su di lui la pre-
valenza: e il suo modo d’imitare il maestro, di ridurne le forme e i colori, trova corri-