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GUSTAVO FRI ZZO NI
tato Bellini in grazia del prenome di Giovanni, (equivoco appositamente provocato in altri
casi consimili). Ma la critica moderna oramai è abbastanza ammaestrata per non lasciarsi
trarre in inganno da siffatte parvenze, mentre il ristauro cui fu sottoposto il quadro rese
vie più evidente il fatto, trattarsi qui di un’opera del pittore da Conegliano, cosa della quale
facilmente ciascuno si persuade, anche allei semplice vista della riproduzione nella fìg. 2,
dove le imagi ni della Vergine e del Putto, non meno che quelle dei santi manifestano il
loro vero autore. Animo mite e bene equilibrato il pittore, non vi sarà, fra quanti sentono
l’incanto, il profumo del nostro Quattrocento, chi non rimanga dolcemente impressionato
dalla mesta dolcezza del gruppo centrale, dal gesto di pura devozione del Santo serafico
Fig. 1 — Giovanni Bellini : Ritratto d’uomo.
e vie più dell’avvenenza spirituale della Santa, il nome della quale non si è peranco potuto
determinare, incerto essendo l’attributo dell’asticella che tiene nella destra.
Ebbe la fortuna il signor Plage di acquistare a Parigi la pregevole tavola nell’anno 1900.
Un problema interessante è quello che ci si scopre in un ritratto d’uomo vestito di
pelliccia e che tiene il rosario fra le mani ; dietro a lui una tenda color verdone, ripiegata
da un lato, in modo da rendere visibile un bel tratto di paese ameno, formato da colline
verdeggianti, da acque e da monti in distanza (fig. 3).
Questo quadro è da considerare come prova lampante del come certi artisti, vissuti in
secoli lontani dai nostri, dotati d’ingegno versatile nel più spiccato senso della parola,
abbiano potuto essere interamente misconosciuti nel processo del tempo, a segno tale da
essere scambiati nelle loro opere con autori fra loro affatto disparati. L’artista al quale si
allude qui — ci è lecito asserirlo, oramai senza tema di essere contraddetti — non è altro
se non quel singolare maestro che risponde al nome di Lorenzo Lotto, alternativamente
GUSTAVO FRI ZZO NI
tato Bellini in grazia del prenome di Giovanni, (equivoco appositamente provocato in altri
casi consimili). Ma la critica moderna oramai è abbastanza ammaestrata per non lasciarsi
trarre in inganno da siffatte parvenze, mentre il ristauro cui fu sottoposto il quadro rese
vie più evidente il fatto, trattarsi qui di un’opera del pittore da Conegliano, cosa della quale
facilmente ciascuno si persuade, anche allei semplice vista della riproduzione nella fìg. 2,
dove le imagi ni della Vergine e del Putto, non meno che quelle dei santi manifestano il
loro vero autore. Animo mite e bene equilibrato il pittore, non vi sarà, fra quanti sentono
l’incanto, il profumo del nostro Quattrocento, chi non rimanga dolcemente impressionato
dalla mesta dolcezza del gruppo centrale, dal gesto di pura devozione del Santo serafico
Fig. 1 — Giovanni Bellini : Ritratto d’uomo.
e vie più dell’avvenenza spirituale della Santa, il nome della quale non si è peranco potuto
determinare, incerto essendo l’attributo dell’asticella che tiene nella destra.
Ebbe la fortuna il signor Plage di acquistare a Parigi la pregevole tavola nell’anno 1900.
Un problema interessante è quello che ci si scopre in un ritratto d’uomo vestito di
pelliccia e che tiene il rosario fra le mani ; dietro a lui una tenda color verdone, ripiegata
da un lato, in modo da rendere visibile un bel tratto di paese ameno, formato da colline
verdeggianti, da acque e da monti in distanza (fig. 3).
Questo quadro è da considerare come prova lampante del come certi artisti, vissuti in
secoli lontani dai nostri, dotati d’ingegno versatile nel più spiccato senso della parola,
abbiano potuto essere interamente misconosciuti nel processo del tempo, a segno tale da
essere scambiati nelle loro opere con autori fra loro affatto disparati. L’artista al quale si
allude qui — ci è lecito asserirlo, oramai senza tema di essere contraddetti — non è altro
se non quel singolare maestro che risponde al nome di Lorenzo Lotto, alternativamente