GLI INIZI ARTISTICI DI BENOZZO GOZZO LI
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di bianco, ha toni che l’Angelico non usò quasi affatto : ad esempio l’azzurro grigio del
manto ai Maria e delle ali di alcuni angioli, il verde secco, simile al color della malva, del
quale è soppannato il manto di Tommaso, quel carmino slavato che l’Angelico non usò se
non nelle luci delle vesti cangianti e che è usato qui per tutto il mantello dell’apostolo, e
poi ancora un giallo vivo e crudo, un roseo freddo, un rosso vellutato de’ quali il maestro
non aveva mai o quasi mai fatto uso.
Alla tavola, per provenire essa da San Fortunato, si è attribuita la data del 1450; a
me pare tuttavia di scorgervi una indipendenza dall’Angelico maggiore che nei freschi della
cappella di San Gerolamo (1451-52), e credo per ciò supponibile che Benozzo la eseguisse
contemporaneamente a questi o poco dopo. E da notare però che la differenza tra il dipin-
Fig. 6 — Benozzo Gozzoli : Immagine di S. Fortunato
Montefalco, San Fortunato.
gere in tavola e il dipingere in muro può aver costretto il pittore a un maggiore sforzo di
originalità.
* * *
Dal convento subarbano di San Fortunato il Gozzoli passò nell’altro, anch’esso minorità,
di San Francesco, probabilmente sullo scorcio del 1450, e ivi lavorò fino a tutto il 1452.
Ciò che resta di lui in quella chiesa è davvero tale da richiedere almeno un paio d’anni
di assiduo lavoro anche per un pittore facile e rapidissimo quale dovette essere Benozzo.
Gli affreschi del coro e della cappelletta dedicata a San Gerolamo hanno tutti la stessa
data 1452 che si riferisce forse alla consacrazione di essi, poiché senza dubbio la cappella
di San Gerolamo fu dipinta prima delle grandi storie del coro. 1
1 La iscrizione dice (a sinistra) : « Ad laudem ornili- Jacobus de Montefalcone ord. minorimi » ; (a destra):
potentis Dei beatus. . . . hoc opus feci! fieri frater «In nomine Sanctissimae Trinitatis hanc Cappellani
L'Arte. XIII, 55.
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di bianco, ha toni che l’Angelico non usò quasi affatto : ad esempio l’azzurro grigio del
manto ai Maria e delle ali di alcuni angioli, il verde secco, simile al color della malva, del
quale è soppannato il manto di Tommaso, quel carmino slavato che l’Angelico non usò se
non nelle luci delle vesti cangianti e che è usato qui per tutto il mantello dell’apostolo, e
poi ancora un giallo vivo e crudo, un roseo freddo, un rosso vellutato de’ quali il maestro
non aveva mai o quasi mai fatto uso.
Alla tavola, per provenire essa da San Fortunato, si è attribuita la data del 1450; a
me pare tuttavia di scorgervi una indipendenza dall’Angelico maggiore che nei freschi della
cappella di San Gerolamo (1451-52), e credo per ciò supponibile che Benozzo la eseguisse
contemporaneamente a questi o poco dopo. E da notare però che la differenza tra il dipin-
Fig. 6 — Benozzo Gozzoli : Immagine di S. Fortunato
Montefalco, San Fortunato.
gere in tavola e il dipingere in muro può aver costretto il pittore a un maggiore sforzo di
originalità.
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Dal convento subarbano di San Fortunato il Gozzoli passò nell’altro, anch’esso minorità,
di San Francesco, probabilmente sullo scorcio del 1450, e ivi lavorò fino a tutto il 1452.
Ciò che resta di lui in quella chiesa è davvero tale da richiedere almeno un paio d’anni
di assiduo lavoro anche per un pittore facile e rapidissimo quale dovette essere Benozzo.
Gli affreschi del coro e della cappelletta dedicata a San Gerolamo hanno tutti la stessa
data 1452 che si riferisce forse alla consacrazione di essi, poiché senza dubbio la cappella
di San Gerolamo fu dipinta prima delle grandi storie del coro. 1
1 La iscrizione dice (a sinistra) : « Ad laudem ornili- Jacobus de Montefalcone ord. minorimi » ; (a destra):
potentis Dei beatus. . . . hoc opus feci! fieri frater «In nomine Sanctissimae Trinitatis hanc Cappellani
L'Arte. XIII, 55.