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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 13.1910

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Fasc. 6
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24136#0520

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474

CORRIERI

Maria a Pie’ di Chienti, del Battistero di Ascoli, del
San Vittore di Chiusi, attribuiti a ragione ad un pe-
riodo che va dal vi al x secolo,1 si troveranno anelli
di congiunzione e contributi artistici preziosi per la
storia delle arti, e soltanto allora sarà possibile spie-
gare l’improvviso apparire di forme nuove, fino ad
oggi attribuite a importazioni e trasmigrazioni di ar-
tisti, mentre la storia ininterrotta della formazione e
del progredire degli stili è tutta conservata nelle aperte
campagne, nelle ignorate distese delle valli marchi-
giane, non abbastanza studiate e rivelate dagli studiosi
italiani e dagli stranieri che l’hanno percorse un po’

Interno della navata centrale
(Fotografia dell’Istituto storico prussiano).

troppo affrettatamente, e senza tener conto di quanto
la ricerca locale aveva indicato nelle opere storiche
compiute con tanta diligenza nei primi anni del se-
colo XIX.

La grande importanza delle chiese che prenderemo
in esame nel presente Corriere, può valutarsi dalla
enunciazione del dato cronologico, che cercheremo su-
bito di accertare, assegnando alla chiesa romanica
di Portonovo l’anno di costruzione 1038, e a quella
di Chiaravalle di Castagnola — una delle prime chiese
gotiche di tutto il mondo — l’anno 1125, una costru-
zione che sarebbe quindi apparsa in pieno periodo ro-
manico, quando la Francia e la Germania, che se ne

1 Amico Ricci, Meni. stor. delle arti e degli artisti della Mai ca-
di Ancona, I, pag. n ; G. Rossi, Atti e Meni. R. Depul. storia
patria, voi. II.

contendono la priorità, non avevano ancora data al-
cuna manifestazione determinata di stile ogivale. Quali
chiese presentano uno schema così netto di architet-
tura romanica come questo tempietto adagiato molle-
mente sul greto di una breve pendice della costa
adriatica ?

Considerate. Officiata per 203 secoli, la chiesa fu
presto abbandonata, un po’ per la sua lontananza dai
paesi vicini, ed anche per la difficoltà di accedervi e
forse anche per il pericolo, cui è stata sempre espo-
sta, di rirpanere schiacciata dai massi del Monte Co-
nero che la sovrasta.1

Essa è così giunta fino a noi senza la più lieve, la
più piccola sup.erfetazione. Nella sua nudità di pietra
concia, senza pitture, senza altari, senza la più sem-
plice distrazione pel nostro occhio; a primo aspetto
dà l’impressione di una chiesa non ancora completata ;
ma appena abituati al giuoco delle linee e a quell’al-
ternarsi armonioso di pilastri, di colonne e di navate
che cambiano di punti di veduta ad ogni passo — co-
sicché non riuscite a spiegarvi se l’edificio possa giu-
dicarsi a costruzione centrale o basilicale — e quando
se ne è compreso l’artificio riuscitissimo della pianta
tipica, e rimasta finora senza esempio, la vostra am-
mirazione non avrà più limiti, e giustificherete l’accor-
rervi dei viaggiatori e di quanti ora ne parlano e scri-
vono con tanto entusiasmo. 2

E non sarà nemmeno difficile seguire l’opera del-
l’anonimo architetto in questo suo sforzo di racchiu-
dere nel limitato spazio di 250 metri quadrati tutta
una basilica a 5 navi di bella proporzione e tanto ben
calcolata dal punto di vista prospettico, con la maggior
larghezza nelle ultime navatelle, e riuscendo con la
massima economia di spazio a dare l’armonia e quel
fascino che è tutto proprio dello stile romanico.

Nell’incrocio delle navi havvi una cupoletta mira-
colosa per la sua vetustà, ma oramai completa per il
tamburo poligonale riposante sugli archi dei piloni cen-
trali, e per i timidi pennacchi mascherati da nicchiette
mostranti l’ingenuo artificio del costruttore, che non
ha trovato ancora la forma del triangolo sferico, quella
risoluzione definitiva nelle successive costruzioni, di-
venuta canonica nella creazione delle cupole.

La volta a botte della navata centrale s’incurva
sulle pareti sorrette da colonne, e riceve varietà da

1 Nel 1320 il vescovo d’Ancona veniva pregato perchè i monaci
di Portonovo fossero destinati in altro convento, essendo dietimi
Monasterium positum et constructum in loco deserto et silvestri, et
prorsus ab abitationibus etfamiliarilate hominum segregato. Abbas
et Monaci multa intpressiones, incunas, violentias, dirubationes, ag-
gressiones, expensas gravissinias passi fuerunt et patiuntur a Pi-
ratis, Malandrinis et Malfacloribus et Bannitis ab antiquo.

2 Costantini. Arte e storia nn. 19-20, 1892; Idem, Rivista Mar-
chigiana , anno I, pag. 354 ; Sàcconi , Relazione Ufficio Reg.
Marche e Umbria, pag. 181; Barili Carditi. Lorenzo, Appendice
Dario Sacro Anconetano, 1841. Ristampata con note del conte Se-
bastiano Crivelli nel 1817.
 
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