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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 5-6
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Bollettino bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0508

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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

Iconografia, arte in generale, ecc.

57. Dey Foville (Jean), Pise et Lucques in (Les vil-
les d'Art célèbres), H. Laurens éditeur, 1914.

L’opera, dettata in forma di monografia e divisa per
epoche, espone con siile vivace l’aspetto e le opere d’arte
delle due città a chi voglia averne una visione complessiva.
Non porta tuttavia alcun notevole contributo agli studi cri-
tici e non offre, sotto questo riguardo, che elementari de-
scrizioni dei monumenti di attribuzione sicura e una scelta
non troppo felice delle opinioni altrui nelle questioni con-
troverse. (I. b.)

58. Grosso (Orlando), San Giorgio dei Genovesi.
Genova, libreria editrice moderna, MCMXIII.

E un libro che si propone di ricostruire, risalendo alle
origini, la storia della iconografia di San Giorgio con spe-
ciale riguardo alle rappresentazioni del Santo che si riferi-
scono alla città di Genova o che in Genova si trovano.
Prendendo le mosse dalle Passioni o leggende medievali e
passando alla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, l’A. si
occupa del fondamento storico di tali miracolose narrazioni
e del culto religioso e popolare che esse hanno suscitato.
Passa poi ad analizzare le fonti dell’iconografia di San Giorgio
dal dio egizio Hor che ferisce con la lancia il coccodrillo
al mito di Perseo, da quello di Bellerofonte contro la Chi-
mera alla figurazione di San Michele che abbatte l’Eresia;
si ferma più lungamente su alcune monete e gemme incise
in cui appare ritratto Costantino a cavallo con il segno vit-
torioso della Croce, puntando il labaro sopra il paganesimo
raffigurato da un serpente. Posti tali punti di partenza, l’A.
segue queste figurazioni prima nell’arte orientale, poi in
quella occidentale vedendo lo svolgersi e il consacrarsi della
rappresentazione di San Giorgio in una iconografia che di-
viene consueta. Con grande diligenza l’A. giunge a trat-
tare, dal punto di vista iconografico, le rappresentazioni ce-
lebri del Santo Cavaliere di Donatello, del Carpaccio, del
Mantegna, del Bellini, del Pisanello, ecc., indagandone sot-
tilmente le differenze e giungendo ad occuparsi dell’imagine
di San Giorgio nell’arte francese, inglese e tedesca. Venendo
infine a parlare dell’iconografia di San Giorgio patrono di
Genova, ne tesse la storia tanto nella pittura, quanto nella
scultura dei portali, nei vessilli, nelle bandiere, nelle insegne.

Il libro comprende un’ampia trattazione dell’argomento, con-
fortata da ricca bibliografia. (r. p).

59. Tietze (Hans), Die methode der Kunstgeschi-
chte. Leipsig, Seemann, 1913.

E un libro che merita d’essere meditato e discusso : libro
di pensiero più che di erudizione, di battaglia, prima che
di metodica.

Due virtù fondamentali : una vera passione intellettuale
per le questioni prese a trattare e un senso sempre vigile
di modernità e di concretezza: due difetti, o, per meglio
dire, due difficoltà non meno fondamentali : uno spirito scet-
tico che trova rifugio solo nella riabilitazione del soggetti-
vismo e un ondeggiamento, che talvolta straripa in vera e
propria contradizione, fra opposte correnti intellettuali.

La posizione del Trietze rispetto ai maggiori problemi
di metodo, è quella di un modernista temperato. L’acutezza,
la novità, l’ardimento delle indagini mostrano in lui una
mente scaltrita dalla filosofia post-kantiana, ma lo scrupoloso
rispetto alla fedeltà storica, il sentimento retto e modesto
del compito prefisso agli studiosi ce la rivelano nutrita dai
migliori ammaestramenti della scuola positiva. Ne deriva al-
l’autore una specie di incertezza o intimidità di partito.
L’impeto del pensiero lo porterebbe verso le barricate ri-
voluzionarie ; lo spirito di finezza lo trattiene : dalla sua
onniveggenza è indotto a dar sempre un po’ di ragione al-
l’avversario, e spesso la corrente delle sue idee si raggela,
paralizzata dall’equità. Ad esempio: la storia dell’arte è per
il Tietze storia di problemi artistici ed ha per fine la cono-
scenza genetica dell’arte : però nelle genesi del fatto artistico
egli vede fattori sociali, etnici, storici che non possono venir
trascurati, e, pur scemando di un duplice ufficio ; quale fonte
di notizie per lo storia degli artisti e quale ducumento del
Kunstevollen di un’epoca.

Lo stesso prudente eclettismo porta nella competizione
fra analisi iconografica e formale; ridona cioè l’importanza
dovuta all’ iconografia, ma come « fattore determinante della
configurazione » ; riconoscendo così, tacitamente, la preva-
lenza dell’elemento formale.

In estetica accetta come indiscusso il solo canone dell’unità
di forma e contenuto ; appuntando la sua ironia sottile contro
i « sogni » dell’estetica normativa, che s’annida, « male in-
cappuccinata » perfino nelle opere del Fredler e dell’ Hil-
 
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