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Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino — 7.1897

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Rondolino, Ferdinando: Le chiuse longobardiche fra Ivrea e Vercelli
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https://doi.org/10.11588/diglit.11589#0260

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246

ARCHEOLOGIA E IÌELLE ARTI

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Né, a scemar fede a questo racconto, si opponga la lon-
tananza dello scrittore dai fatti e dai luoghi; imperocché,
se non regge che Astolfo abbia nella sua fuga precipitosa
abbandonate indifese le chiuse Longobardiche, la esistenza
delle chiuse sul Moncenisio ci è confermata da un autore-
vole cronista di Francia, Incmaro di Reims, il quale parla
appunto di una pugna seguita allora ad clusas Montis-
cenisìi (1).

Quanto al sito dove sorgessero allora le chiuse romane
della Valle d'Aosta, l'indagine riesce più oscura, imperocché,
se la ragione de' luoghi e lo scopo per cui tali chiuse erano
erette, inducono a supporre che esse dovessero stare a notte
di Aosta onde questa colonia romana fosse difesa dalle
nordiche ed occidentali incursioni, gli storici del nono se-
colo ci narrano però di fortissimas clusas obseratas munite
di un castello di pietra le quali sorgevano al disopra di
Ivrea e non molto lungi da questa.

Che se queste fossero state le chiuse erette dai Romani
e munite da re Teodorico, convien credere che, come in quelle
di Val di Susa, anziché a difendere la colonia, si avesse posto
mente a munire l'Italia collocando la clausura al varco più
sicuro, che per la Valle d'Aosta era probabilmente a Bard.

Non vi avvenne però, come nella valle di Susa, che i
Franchi, ottenuta del pari dai Longobardi la valle di Aosta
nel 576, lasciassero loro le chiuse di questa valle. Impe-

residebant proprii regis praestolantes adventum. Audiens itaque audax
ille ajstulfus paucos fuisse francos illos qui ad custodiam propriarum
advenerant clusarum, confidensin sua ferocitate subito aperiens clusas,
super eos diluculo cura pluribus irruit exercitibus. Set justus iudex Do-
minus victoriam paucissimis illis tribuit, et multitudinem illam Longo-
bardorum superantes trucidaverunt, ita ut ipse ajstulfus rex fugam ar-
reptus, vix ab eorum evadere potuit manibus, et usque Papiam civitatem
absque armis fugam arripuisset ; in qua et prae timore Francorum ali—
quantis retrusit. Ipsi vero franci introeuntes clusas , cunctum fossatum
Langobardorum post peractam caedem abstulerunt, spolia multa au-
ferentes ».

(1) M. G. H. Script., I, 508: Incmarus Remensis, annales.
 
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